Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1541725
Anno: 
2019
Abstract: 

Nel 1919 viene istituita la Scuola Superiore di Architettura romana inaugurata nel 1920 e dalla quale viene a delinearsi il profilo del nuovo professionista. È dagli scritti di Gustavo Giovannoni, massima autorità della cultura architettonica ufficiale di quel periodo che si possono evincere le caratteristiche della nuova figura professionale che la nuova Scuola di Architettura di Roma si poneva l'obiettivo di formare: "l'architetto integrale". Tale figura, come enunciato da Giovannoni e pienamente condiviso dagli altri Maestri del mondo dell'architettura del periodo, doveva possedere un bagaglio culturale completo, una solida preparazione artistica, un'adeguata preparazione scientifica, una conoscenza della storia dell'arte e dell'architettura, ed una esperienza relativa ai problemi legati alla costruzione e all'amministrazione.
Il Disegno in questo quadro culturale viene ad assumere non solo il ruolo di mezzo espressivo ma anche strumento di riflessione per comprendere sia l'architettura già costruita che per sperimentare, verificare e comunicare le proprie idee progettuali.
E se è vero, come è vero, che questa concezione del disegno era fortemente radicata nel pensiero dei docenti del tempo - tutti grandi progettisti - non ci dobbiamo stupire dunque se la "pratica" del disegno fosse ben presente in tutti gli insegnamenti che dovevano formare quell'architetto integrale caro a Giovannoni.
Pertanto il Disegno assunse quel ruolo di imprescindibile momento culturale mediante il quale i concetti impartiti durante le lezioni vedevano concretizzare, grazie ad esso, il loro insegnamento. La ricerca proposta si prefigge di dare risposta ad una serie di domande sull' insegnamento del Disegno, dalla istituzione della Scuola sino alla rivoluzione informatica, attraverso un impianto metodologico descritto in forma dettagliata nella "Descrizione delle attività e dei compiti dei partecipanti".

ERC: 
SH5_8
SH5_6
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_1942886
sb_cp_is_1942888
sb_cp_is_1943786
Innovatività: 

Nell'ambito tematico della Scuola Superiore di Architettura di Roma non mancano certo contributi di rilievo, basti pensare a quelli di Piero Cimbolli Spagnesi in "Disegno e mestiere. La formazione dell'architetto a Roma prima della fondazione della Scuola Superiore di Architettura, 1873-1914", di Vittorio Franchetti Pardo in "La Facoltà di Architettura dell'Università di Roma La Sapienza dalle origini al Duemila", oppure di Claudio D'Amato in "La Scuola di Architettura di Gustavo Giovannoni e la sua eredità oggi in Italia" e anche dello stesso Gustavo Giovannoni in "La Scuola di Architettura di Roma" e tanti altri, alcuni incentrati su disamine storico-critiche, altri sostenuti da un vasto repertorio di disegni, anche inediti. Ma ovviamente e giustamente, i rispettivi tagli sono stati indirizzati verso il fine primario dei rispettivi studi.
Ciò premesso, considerando il sia pur sintetico quadro generale riepilogativo sullo stato dell'arte in materia, l'intento della ricerca, inquadrandosi nell'ambito generale della Scuola di Architettura di Roma, intende indagarne le specificità nell'ambito didattico afferente l'area del Disegno. Più in particolare, in relazione a questo specifico contesto, l'intento è quello di "penetrare" tra le maglie della didattica erogata dai Maestri fondatori dall'istituzione della Scuola fino al virtuale momento del passaggio alla generazione successiva. La valenza scientifica di tale disamina riteniamo possa assumere un particolare rilievo anche considerando, come precedentemente accennato, che non è possibile inquadrare in quello specifico contesto la disciplina del Disegno, la cui autonomia verrà normata solo molti anni dopo.
Una Scuola allora fermamente improntata sul disegnare ancora inteso come comune denominatore per la definizione di quella complessa attività artistica e professionale che fa del disegno architettonico uno strumento se non unico, insostituibile nell'azione del fare architettura. Una "trasversalità" che, è opportuno notare, non generava equivoci dal punto di vista operativo, il mezzo grafico infatti veniva usato con assoluta proprietà e pertinenza a seconda dell'impiego, in definitiva nessuna distinzione tra Disegno inteso come specifica attività espressiva, Disegno come strumento culturale di conoscenza e Disegno in funzione d'un processo architettonico.
Il Disegno artistico ed il Disegno tecnico convergono in una neonata Scuola con i relativi "linguaggi" ma di fatto senza la necessità di individuare in particolari materie e docenti il compito di trasmettere le relative regole "linguistiche". Appaiono lontani i padri fondatori della Scuola Superiore di Architettura di Roma dalle complesse elaborazioni della seconda metà degli anni Sessanta relativi ai modelli della linguistica applicata all'architettura o meglio della semiologia, ossia dalle tesi di Koenig, Eco o di De Fusco, così come tanti altri studiosi, atti a svelare i processi della significazione dell'architettura, accettando del modello verbale ciò che si poteva applicare al segno architettonico e scontrandosi con la difficoltà a riconoscere l'elemento significante, alle scale di fonema e di parola, ed il suo significato. Tesi a ripensarci forse anticipatorie di quel processo di suddivisione in definiti e rigorosi comparti specialistici che vedranno la luce nei primi anni Ottanta.
Riteniamo che nella dottrina diffusa dai fondatori della Scuola di Architettura il linguaggio era ben presente ma esente dai fardelli della meccanica dello strutturalismo e senza la sua rigidità terminologica e la conseguente dichiarazione di adesione ad una scuola o ad un autore.
Nei numerosi esempi grafici degli studenti licenziati in quel periodo, affiora la tradizione culturale romana nel campo dell'analisi grafica che, da Vincenzo Fasolo in poi, ha messo a punto la lettura dell'architettura antica e moderna attraverso il ridisegno e la scomposizione grafica per riconoscervi tracciati regolatori, sezioni auree, rettangoli dinamici, partizioni notevoli, la presenza di proporzioni musicali, moduli e griglie modulari, di regole della composizione grafica mediante simmetrie semplici e complesse, iterazioni, bilanciamenti. Un nobile armamentario della vecchia accademia che, innegabilmente, offre la possibilità di leggere, attraverso opportuni metodi di analisi coerenti con le forme da indagare, le configurazioni formali antiche e in parte quelle moderne.
L'individuazione, la raccolta documentaria, la classificazione, unitamente alla lettura critica delle documentazioni grafiche prodotte in ambito professionale dai docenti, ed in ambito accademico dai discenti, riteniamo possano offrire l'opportunità di una inedita e perciò originale rilettura interpretativa degli esiti di un particolare ed unico periodo della nostra recente storia.

Pardo V.F. 2001: La Facoltà di architettura dell'Università La Sapienza dalle origini al Duemila: discipline, docenti, studenti, Roma, Gangemi, 2001

Codice Bando: 
1541725

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