La Sclerosi Sistemica (ScS) è una malattia autoimmune caratterizzata da interessamento di numerosi organi e apparati, tra cui il sistema cardiovascolare. L'interessamento cardiaco è comune in corso di ScS e pur essendo spesso asintomatico, può impattare notevolmente sulla prognosi, rendendosi responsabile di circa il 20-30% delle cause di morte prematura in questi pazienti.
Attualmente è difficile definire la prevalenza dell'interessamento cardiaco in corso di ScS così come non è possibile riconoscere caratteristiche cliniche o demografiche, compresi biomarkers, che possano individuare soggetti a rischio di coinvolgimento cardiaco. Anche il meccanismo eziopatogenetico dei disturbi cardiologici in corso di ScS rimane controverso. Molti studi si sono focalizzati sul ruolo eziologico di alcune adipochine, in particolare della leptina. Questa infatti risulta incrementata nei pazienti affetti da ScS e sembrerebbe svolgere un'azione pro-infiammatoria sulle cellule del sistema cardiovascolare, che potrebbe essere responsabile della comparsa di disturbi ECG.
Obiettivo: valutare in maniera retrospettiva, in una coorte di paziente con ScS, i parametri ECG per identificarne eventuali anomalie. Nei pazienti in cui si riscontrassero alterazioni ECG significative, valuteremo il ruolo della leptina nel processo eziopatogenetico ed eventuali associazioni cliniche.
Metodi: lo studio sarà eseguito su una coorte di 280 pazienti affetti da ScS, secondo i criteri classificativi ACR/EULAR 2013, afferenti presso i gli ambulatori del nostro centro, che abbiano effettuato un follow-up di almeno 18 mesi. Per ogni paziente saranno raccolte informazioni clinico-demografiche e laboratoristiche, inclusa la ricerca dei fattori di rischio cardiovascolare ed informazioni relative ad indagini strumentali mirate. Nei pazienti con eventuali alterazioni elettrocardiografiche eseguiremo un prelievo di sangue e doseremo i livelli plasmatici di leptina con metodica immunoenzimatica.
E' noto ormai come in corso di ScS possano incorrere manifestazioni di tipo aritmogeno e disturbi del ritmo. Pur decorrendo in maniera spesso asintomatica, questi eventi possono determinare un peggioramento prognostico nei soggetti affetti da ScS. A causa però dell¿eterogeneità delle manifestazioni cardiologiche e della malattia stessa, risulta molte volte difficile definire l'esatta prevalenza di tali eventi, rendendo difficoltoso delineare una gestione univoca e condivisa in tutta la comunità scientifica. Nell¿ambito di una prevenzione ottimale, risulta di estrema importanza definire caratteristiche cliniche e laboratoristiche che permettano di stratificare gruppi di pazienti a rischio di eventi cardiologici. Attualmente tuttavia non è possibile definire quali pazienti potrebbero presentare alterazioni elettrocardiografiche tali da poter gravare sulla prognosi a medio e lungo termine, basandosi sulle caratteristiche cliniche della malattia, principalmente a causa dei dati fortemente contrastanti presenti in letteratura scientifica. In alcuni lavori infatti i pazienti con disturbi del ritmo presentavano più frequentemente una forma diffusa di malattia o erano in un numero maggiore di casi si riscontrava anemia; altri studi hanno messo in evidenza una possibile associazione con la presenza di ipertensione arteriosa polmonare, mentre in altre coorti i pazienti con alterazioni ECG presentavano in misura maggiore interessamento muscolo-scheletrico. Per ovviare a ciò risulta fondamentale la valutazione di coorti "real-life" ben definite di pazienti seguiti nei centri di riferimento per ScS, ottica in cui proponiamo di inserire il nostro lavoro.
Negli ultimi anni inoltre, nell'ambito della ricerca di una gestione sempre più precoce delle manifestazioni in corso di ScS, sono stati valutati molti elementi oggettivamente riscontrabili quali biomarker sierologici. Per ciò che concerne l¿interessamento cardiaco in corso di ScS alcuni studi hanno evidenziato l'importanza di pro-BNP e troponina I ultra-sensibile, per esempio Bissell et al. hanno dimostrato un incremento sierico di questi due marcatori in pazienti con fibrosi cardiaca riscontrabile alla RM cardiaca. Anche Muresan et al. hanno evidenziato il possibile ruolo diagnostico del NT-proBNP specificatamente nel riscontrare aritmie ventricolari in pazienti con ScS. Il limite principale di questi marcatori consiste nell¿assoluta aspecificità che tali fattori posseggono. Sappiamo infatti quanto vengano utilizzati, anche nella normale pratica clinica, per la diagnosi e il monitoraggio di numerose patologie che colpiscono l¿apparato cardiaco. Il nostro obiettivo è quindi valutare l'utilizzo di un biomarker più specifico, già valutato in altri studi per il possibile coinvolgimento eziologico in malattie con substrato patologico comune a quello riscontrabile nel danno miocardico in corso di ScS. Questo progetto si pone in un filone di ricerca che aprirebbe la strada verso nuove prospettive diagnostiche nell'ambito di una patologia che necessita di strategie terapeutiche sempre più mirate al miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita di questi pazienti.
- Pabon et al. Linking Arrhythmias and Adipocytes: Insights, Mechanisms, and Future Directions. Front. Physiol. 2018
- Seferovic¿ et al. Cardiac arrhythmias and conduction disturbances in autoimmune rheumatic diseases Rheumatology, 2006
- Muresan et al. Cardiovascular profiles of scleroderma patients with arrhythmias and conduction disorders. Acta Reumatol Port, 2016
- Muresan et al. The Role of NT-proBNP in the Diagnosis of Ventricular Arrhythmias in Patients with Systemic Sclerosis. Iran J Public Health, 2017
- Sanna T et al. Baseline NT-Pro-BNP levels and arrhythmia recurrence in outpatients undergoing elective cardioversion of persistent atrial fibrillation: a survival analysis. Indian Pacing Electrophysiol J. 2009
- Raydev et al. Arrhythmias in Pulmonary Arterial Hypertension. Progress in Cardiovascular disease, 2012