Nonostante la tragica ricorrenza con la quale nel contesto italiano si susseguono eventi sismici o di dissesto idrogeologico, l'architettura, nelle politiche urbane per l'emergenza post-catastrofe, sembra rivestire un ruolo marginale. Il suo contributo è, purtroppo, molto spesso relegato ad un universo meramente decorativo o propagandistico, espresso da edifici icona che, nelle intenzioni delle amministrazioni, dovrebbero incarnare quel sentimento di rinascita proprio delle comunità colpite dagli eventi calamitosi. Questo tipo di approccio trascura quasi sempre il ruolo che gli insediamenti temporanei di emergenza rivestono nei sistemi urbani colpiti dalle calamità. Il progetto di queste cosiddette 'stampelle urbane' - che sono in definitiva veri e propri nuclei di espansione e trasformazione - necessita di una messa a sistema con i meccanismi vitali della città, anche attraverso un lavoro di ricucitura dei margini del centro abitato con le sue immediate vicinanze, trasferendo in una logica di permanenza ciò che viene solitamente considerato provvisorio.
La ricerca si propone d'indagare gli strumenti che l'architettura può mettere in campo nelle fasi emergenziali dove le sistemazioni cosiddette temporanee conformano i paesaggi periurbani dei territori colpiti per un periodo medio-lungo.
L'indagine si concentrerà sull'individuazione di soluzioni capaci di rispondere ad un duplice ordine di problemi:
da un lato, quello della pianificazione e progettazione degli insediamenti e dei moduli abitativi temporanei che dovranno far fronte alle prossime, purtroppo certe, catastrofi che si abbatteranno sul nostro territorio;
dall'altro, quello dell'indagine sulle possibili modalità di intervento attuabili qui ed ora, sugli insediamenti emergenziali già realizzati e che manifestano criticità di diversa natura, proponendo delle strategie di riscrittura e rigenerazione dell'esistente riferibili alle più efficaci soluzioni individuate nel panorama internazionale contemporaneo.
Il nostro territorio sconta una vulnerabilità molto elevata, per la storica fragilità del suo patrimonio edilizio e infrastrutturale, e un'esposizione altissima, per l'alta densità abitativa e la presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo. Come conseguenza, le ricerche sulle ricostruzioni, in particolare nel contesto italiano, si concentrano solitamente sulle modalità e le tecniche di consolidamento e ricostruzione dell'esistente, tralasciando quasi completamente un secondo ambito di indagine, che questo studio intende invece coprire: quello degli insediamenti per l'emergenza. Se per la progettazione dei nuovi insediamenti e dei moduli abitativi lo stato della ricerca è progredito negli ultimi anni soprattutto in ambito internazionale (quasi un International Style dell'architettura emergenziale), ad oggi non risultano ricerche condotte sulla trasformazione e l'adattabilità delle unità abitative temporanee e sugli insediamenti di emergenza già realizzati in ambito nazionale né sul ruolo che i contesti devono avere nel disegnare i nuovi interventi.
La principale innovatività della ricerca qui proposta risiede dunque in buona sostanza nell'approccio metodologico con il quale s'intende affrontare il tema dell'architettura emergenziale, in quella fase 'di mezzo' che si considera transitoria e che acquista nei contesti complessi come quello italiano una durata importante.
Considerare il tempo come un valore, considerare la storia dei luoghi come un valore, considerare i caratteri antropologici di una comunità come parte delle questioni cui dare risposte, ci sembra proporre una lettura completamente diversa del tema sin qui sempre affrontato in termini quantitativi. Ecco che il ruolo della storia e dell'antropologia urbana, assumono un rilievo particolare e vengono a costituire quella base umanistica che dovrebbe alimentare e sostanziare la sintesi formale e prestazionale, sempre richiesta all'architettura. Il contributo della giurisprudenza mira poi a definire il quadro normativo entro il quale ipotizzare la fattibilità delle azioni che si intendono dispiegare concretamente.
Ulteriore dato di novità della proposta risiede nel recupero di una dimensione integrata e interdisciplinare delle strumentazioni da porre alla base delle risposte operative. Avere la capacità di leggere gli eventi calamitosi con un approccio coordinato, orientato a produrre una sintesi della complessità dei fenomeni che non sia banale semplificazione, richiede una visione per l'appunto integrata tra saperi scientifici e umanistici, obiettivo che l'eterogenea composizione del gruppo di ricerca 'allargato' intende conseguire. L'architettura diviene dunque il precipitato materico di un percorso di analisi che ne alimenta e sostanzia i significati formali.