La ricerca propone uno studio che indaghi il rapporto tra le arti figurative e l'architettura nella Città universitaria di Roma approfondendo, nelle sue linee concettuali, il programma artistico-decorativo definito da M. Piacentini.Un programma in parte compromesso dalle modifiche, integrazioni e demolizioni dell'unità artistico-architettonica della Città, iniziate a partire dall'entrata in guerra dell'Italia, e con un'accelerazione coincidente con la caduta del regime fascista.Sulla base delle nuove prospettive di ricerca aperte dal restauro del grande murale di Mario Sironi nell'Aula Magna del Rettorato, dello scandaglio di nuove sezioni dell'Archivio Storico della Sapienza, e di una ricognizione puntuale delle sopravvivenze artistiche del Campus, si intende tracciare in particolare la storia conservativa delle opere d'arte, sculture, pitture e decorazioni che furono concepite come parte integrante dell'architettura nel progetto piacentiniano e che divennero ben presto oggetto di modifiche, da principio per esigenze di protezione antiaerea e poi, a partire dal 1943 per occorrenze di negazione del loro portato simbolico fascista o presunto tale. In parte distrutte, in parte celate, in parte modificate nell'uso o trasformate nel significato, le opere di molti degli artisti chiamati da Piacentini, Corrado Vigni, Quirino Ruggeri, Fausto Melotti, Giorgio Quaroni, Alfredo Biagini, Giulio Rosso, Mirko Basaldella, Mario Sironi furono tra le prime vittime di un'impellenza censoria che alimentò nelle sue fasi iniziali il processo di modificazione e alterazione del complesso edilizio che da allora cominciò a perdere la sua organicità strutturale e figurativa.
Alla ricerca documentaria che costituisce il centro del progetto di ricerca, si affianca l'analisi materiale delle diverse opere d'arte da censire nei vari edifici della Città universitaria per una ricostruzione puntuale delle loro vicende, da porre poi in relazione con gli studi storico-critici fino ad ora pubblicati.
La dimensione innovativa del progetto consiste nello sviluppo di un'attività di censimento e ricognizione sistematica delle varie emergenze artistiche della Città universitaria di Roma, fino ad oggi mai compiuta. Si tratta di una inderogabile necessità conoscitiva per la storia del campus romano che, ancora oggi, non possiede un inventario completo e aggiornato sulle diverse opere d'arte in esso presenti, in origine e nell'attualità.
Questa attività non può che essere condotta a livello interdisciplinare e costituisce la struttura portante della ricerca che deve fare i conti con le diverse sorti che nel tempo hanno avuto le varie opere d'arte previste nel progetto piacentiniano. La situazione attuale è di tale disordine, che ci si trova spesso di fronte ad opere effettivamente o solo apparentemente (la ricerca chiarirà il dato) non più rintracciabili, opere poste in luoghi diversi da quelli originari e opere custodite in locali (magazzini) del tutto inadeguati a una loro corretta conservazione e fruizione. L'innovatività della ricerca che si basa sulla collaborazione interdisciplinare e interdipartimentale, consiste nella strutturazione di un impianto metodologico rigoroso che vede affiancati in ogni fase del lavoro di ricerca, storici, storici dell'arte, storici dell'architettura ed esperti di archivistica. Le ricerche saranno condotte secondo un metodo storiografico che, se per un verso garantisce uno studio integrato di più fonti documentarie primarie, come le fonti archivistiche e quelle bibliografiche di pertinenza della storia dell'arte e della storia dell'architettura, d'altra parte si concentra anche sulla dimensione materiale delle opere indagate, da cui deve necessariamente partire ogni forma di ricostruzione storica.
Relativamente alle ricerche sulla storia della Città universitaria va inoltre considerato che gli studi che in passato l' hanno riguardata da vicino, si sono soffermati prevalentemente sulla fase progettuale ed esecutiva (1933-1935) con importanti contributi analitici sul progetto piacentiniano; studi che però hanno tralasciato la ricostruzione storica delle fasi del dopoguerra fino agli anni 50, trascurando quasi del tutto un periodo che invece risulta cruciale per la storia delle trasformazioni degli assetti architettonico-artistici dello Studium Urbis.
Lo studio critico sul programma artistico-decorativo voluto da Piacentini e la ricerca sistematica sulla storia delle modifiche, delle alterazioni, delle censure dei beni artistici del campus, possono garantire un avanzamento delle conoscenze rispetto allo stato dell'arte, poiché si basano su un'osservazione tecnico-conservativa delle opere, mai compiuta fino ad ora, e sull'analisi di materiale documentario inedito dell'Archivio Storico della Sapienza, solo di recente reso accessibile.
Ancora un avanzamento delle conoscenze rispetto allo stato dell'arte riguarda la storia italiana della censura e delle trasformazioni delle opere d'arte fasciste che conta ormai casi ben studiati come quelli dei dipinti di Cambellotti nel Palazzo della prefettura di Ragusa, di Mario Sironi della Casa Madre dei Mutilati e Invalidi di Guerra a Roma, del Palazzo dei Giornali di Milano, dell'università 'Ca Foscari di Venezia, di Luigi Montanarini nel salone d'onore del Foro Italico di Roma, ecc., ma che presenta ancora importanti lacune sia per la realtà romana che per quella nazionale; lacune che la ricostruzione della vicenda storica della Città universitaria andrà, almeno in parte, a colmare.