
Nei corsi di laurea pedagogici della Sapienza il tirocinio è considerato momento formativo essenziale per la crescita personale e professionale degli studenti. Crediamo che un modello di tirocinio basato sulla rielaborazione dell'esperienza e delle conoscenze acquisite nei contesti formali contribuisca a formare professionisti capaci di riflettere sulle proprie azioni.
Proponiamo quindi una strategia di intervento per migliorare il processo di riflessione attraverso la rielaborazione dell'esperienza. Essa si concretizza, dal punto di vista pratico-operativo, nella realizzazione di incontri (focus groups) finalizzati alla condivisione delle esperienze di tirocinio, incentrati sull'acquisizione di conoscenze teoriche, abilità pratiche e saper essere e propedeutici alla stesura della relazione finale. Il gruppo svolge per il tirocinante un ruolo fondamentale, favorendo la costruzione di conoscenza, l'apprendimento cooperativo e, aspetto molto importante, l'orientamento professionale dei futuri educatori, pedagogisti, formatori.
Il nostro progetto si configura, oltre che come un progetto di ricerca sull'apprendimento esperienziale e sul pensiero critico nelle future professionalità educative, anche come un intervento dal forte valore didattico-formativo. Lavorare in campo educativo significa, infatti, far ricorso, come diceva John Dewey, a cuore, mente e mani. Servono tanto le conoscenze acquisite nei percorsi formali di istruzione e formazione, così come quelle apprese in contesti non formali e informali, quanto le esperienze maturate in situazioni lavorative e/o di vita, insieme alla attitudine, alla motivazione e alla passione. Il combinato disposto di queste dimensioni dovrebbe favorire la formazione di professionisti competenti, capaci di affrontare con metodo scientifico le diverse situazioni che si presentano nella realtà lavorativa.
Il progetto si configura, oltre che come un progetto di ricerca sull'apprendimento esperienziale e sul pensiero critico nelle future professionalità educative, anche come un intervento dal forte valore didattico-formativo. Lavorare in campo educativo significa, infatti, far ricorso, come diceva John Dewey, a cuore, mente e mani. Servono tanto le conoscenze acquisite nei percorsi formali di istruzione e formazione, così come quelle apprese in contesti non formali e informali, quanto le esperienze maturate in situazioni lavorative e/o di vita, insieme alla attitudine, alla motivazione e alla passione. Il combinato disposto di queste dimensioni dovrebbe favorire la formazione di professionisti competenti capaci di affrontare con metodo scientifico le diverse situazioni che gli si presentano nella realtà lavorativa senza la fretta di arrivare subito alla soluzione dei problemi che si incontrano.
Le situazioni educative sono uniche, irripetibili, e in quanto tali non esistono procedure efficaci e valide per tutte le circostanze. Non esiste cioè un modo di comportarsi che sia il risultato di quanto si sa, ma di come si utilizza ciò che si sa in relazione a ciò che si è e a ciò che si vive. Un professionista competente infatti deve lasciarsi cogliere di sorpresa in una situazione che appare unica e non dipendere dalle "categorie consolidate dalla teoria e dalla tecnica, ma costruire una nuova teoria dal caso unico" (Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica, 1983, p. 94). Donal Schön sostiene che nella pratica professionale vi è un terreno stabile che sovrasta una palude. Nella parte superiore del terreno, in superficie, troviamo i problemi che è possibile risolvere applicando teorie e procedure standardizzate apprese anche, ma non solo, nel percorso formativo, mentre nella parte sottostante, quella paludosa, vi sono i cosiddetti problemi che si presentano in forma caotica e indeterminata e che hanno bisogno di essere analizzati in profondità e con metodo per essere affrontati con professionalità e senza improvvisazione.
Proprio perché nel campo dell'educazione abbiamo a che fare con casi unici, che non si trovano sui libri, quando educhiamo ed educhiamo a educare dobbiamo imparare ad acquisire un metodo sistematico di ricerca e di analisi dei problemi e di riflessione su di essi. Ciò significa che nell'affrontare i problemi che si presentano nella pratica e nel prendere decisioni dobbiamo imparare a raccogliere tutte le informazioni necessarie ad analizzare la situazione unica che ci si presenta, a considerare tutte le "fonti" che si hanno a disposizione, a tener conto dei diversi punti di vista, a verificare se si sono già incontrate situazioni simili o se si tratta di situazioni originali, a scegliere strumenti adeguati, a valutare e a riflettere nel corso dell'intervento, così come al termine di esso su ciò che si è fatto e su ciò che si potrebbe fare o non fare in circostanze simili che possono occorrere in futuro, a condividere con gli altri le esperienze fatte, a individuare, ammettere e partecipare gli errori compiuti.
Nelle professioni educative, sostiene Paolo Freire, come del resto in ogni professione, la riflessione dovrebbe diventare una disciplina mentale poiché è riflettendo criticamente sulla pratica di oggi o di ieri che può migliorare la pratica di domani. La riflessione su ciò che si fa osservando il proprio agire consente di mettere fine alla scissione tra sapere e fare, intesa come applicazione di teorie e di regole predefinite. Quando qualcuno riflette nel corso dell'azione diventa un ricercatore operante nel contesto della pratica che costruisce una nuova teoria dal caso unico. L'agire e il pensare sono complementari, "l'agire amplia il pensare nelle prove, nelle mosse e nei sondaggi dell¿azione sperimentale, e la riflessione si nutre del fare e dei suoi risultati. Ciascuno si nutre dell'altro" (Schön, Formare il professionista riflessivo. Per una nuova prospettiva della formazione e dell'apprendimento nelle professioni, 1987, p. 286).
Per questi motivi riteniamo che un laboratorio sulla pratica riflessiva possa avere un impatto significativo sia dal punto di vista della ricerca che da quello della formazione delle professionalità educative. Il nostro laboratorio sul pensiero riflessivo ha la potenzialità di costruire conoscenza in diversi ambiti: l'esercizio del pensiero riflessivo, l¿apprendimento cooperativo nelle comunità di pratica e l'orientamento narrativo. Queste tre direzioni confluiscono in una meta comune che è quella di sviluppare in noi e negli altri una disciplina pedagogica riflessiva e critica. La costante riflessione sulle esperienze vissute aiuta infatti a favorire la riflessione nel corso dell'azione e di conseguenza la riflessione sull'azioni future. Perché, come abbiamo detto, ogni azione educativa è unica e diversa dalle altre e il valore dell'esperienza sta proprio nella sua valenza trasformativa.