
Il tema indagato dal progetto di ricerca è la "città ideale-reale", nella quale convivono la pianificazione urbanistica utopico/progressista e la complessità di accadimenti disorganizzati, il cui concatenarsi produce tracce antropiche sconnesse e apparentemente prive di valore.
Tale città appartiene da sempre alla cultura umana, tuttavia fatichiamo a riconoscerla e a darle un nome. Si tratta della città che nasce e trova sviluppo dal confronto dialettico tra realtà e idea; dove i bisogni stimolano la costruzione del pensiero pianificatore e dove il progetto è chiamato ad adattarsi alla storia di un terreno reso più o meno fertile dall'economia, dalle dinamiche sociali, dai vincoli normativi.
Solitamente il mancato riconoscimento di questa città ha portato le ricerche di architettura ad occuparsi di due città distinte, rigorosamente separate in virtù di una "moderna" chiarezza tassonomica:
la città del piano onnipotente, quasi sempre legata a finalità progressiste e ideologiche;
e gli insediamenti radicati al fare pragmatico, questi ultimi rappresentati dalle opposte visioni dalla città spontanea e della città della speculazione competitiva.
L'unione di questi differenti principi di sviluppo della città e la descrizione delle figure urbane generate dalla sinergia tra idea e realtà sono il principale oggetto della ricerca proposta.
Il lavoro proposto individua come principale oggetto di studio l'ambito relazionale esistente tra la città utopica e la città effettivamente costruita; con l'intento di avviare un filone di ricerca progettuale capace di fornire utili e rinnovati strumenti teorici e operativi per l'interpretazione e la pianificazione della città contemporanea.
Si tratta di un ambito d'indagine, tanto attuale, quanto sinora non sufficientemente sondato, la cui esplorazione risulta indispensabile difronte alle dinamiche urbane contemporanee, sempre più legate all'interazione di forze economiche e culturali eterogenee e contrastanti. In funzione di questo, sembra necessario comprendere con maggiore attenzione quanto e come la figurazione ideale del progetto urbano (sia in termini di disegno delle strutture e degli spazi, sia in termini etici ed ideologici) abbia la capacità di radicarsi nella città reale, e quanto le problematiche, le limitazioni e le risorse interne alla realtà costituiscano nutrienti imprescindibili per la produzione di nuovi scenari ideali.
Attualmente sono rari gli studi progettuali che, in modo comparato, si concentrano sul legame consustanziale tra città ideale e città reale, lasciando maturare il preconcetto secondo il quale le due modalità di ideazione teorica e costruzione materiale dei fatti urbani siano scisse e contrastanti (a volte attribuendo ad esse differenti qualità morali e valoriali).
Il quadro appena illustrato alimenta il progressivo scollamento percepito tra strumenti potenziali del progetto e limiti attuativi imposti dalle condizioni contingenti, da cui deriva l'incapacità di riscontrare nei processi e nei prodotti della civiltà contemporanea nuove logiche e possibilità trasformative, celate proprio dal pregiudizio ideologico. Ciò guida la disciplina architettonica a disinteressarsi di importanti stimoli provenienti dalla realtà e a non assegnare ad essi quel valore prefigurativo capace di indirizzare la trasformazione antropica in termini significativi e qualitativi.
La ricerca proposta intende dunque fornire rinnovati strumenti critici per ampliare l'osservazione dei fenomeni urbani e per attivare nuove logiche interpretative ed operative del progetto.
In funzione di ciò l'indagine ricorre ad una struttura argomentativa inclusiva e comparata, che accoglie differenti tipologie di documenti: dalle iconografie e dagli estratti testuali (capaci di illustrare l'impalcato teorico e ideologico della città ideale), alle foto aeree di tessuti urbani esistenti, a contributi progettuali legati alla nuova forma della città ideale-reale (la cui elaborazione sarà affidata ad architetti impegnati nella ricerca progettuale-teorica e grafica).
L'addensarsi delle differenti tipologie di materiali attorno al tema della città ideale-reale diverrà il presupposto per esplorare le forme e i significati di un dialogo indispensabile non solo a garantire la comprensione e l'evoluzione della prassi urbana, ma anche per avvalorare i significati della teoria progettuale. Un dialogo che individua nuovi strumenti critici per riscoprire quel valore operativo dell'idea descritto da Ernesto Nathan Rogers nel testo "Utopia della realtà". "Proiettare il presente in un futuro possibile", come afferma l'architetto triestino, è un programma che nelle condizioni odierne acquisisce un valore decisamente strategico, tuttavia in attesa di nuove declinazioni operative che ne consentano la comprensione e l'attualizzazione da parte degli architetti.
L'idea di affidare alla ricerca il confronto di materiali non solo già esistenti, ma in parte da produrre, e di allargare il momento produttivo ad architetti il cui lavoro teorico e progettuale matura anche al di fuori del mondo della ricerca universitaria definisce un necessario carattere di innovazione nel metodo e nella visione critica, profondamente legato alla necessità di impostare il nuovo legame tra la città ideale e la città reale proprio a partire dalla sinergia tra ricerca universitaria sul campo e pratica progettuale impegnata.