Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1156618
Abstract: 

Negli ultimi anni Civita di Bagnoregio si è trasformata radicalmente: da borgo abbandonato si è scoperta crocevia di flussi turistici transnazionali. Si tratta di un fenomeno che ha conosciuto negli ultimi anni un'accelerazione impressionante: nel 2008 il borgo poteva contare sulla presenza di 42000 turisti; oggi si contano più di 800.000 visitatori. Nonostante la difficoltà d'accesso e l'offerta limitata di servizi, Civita si iscrive dunque a pieno diritto nelle nuove geografie del turismo planetario. Un turismo sedotto dalla visione della "città che muore". E' proprio questa immagine ad aver colonizzato un immaginario collettivo che si è costruito per sovrapposizione/accumulo di rappresentazioni divenute nel tempo potenti dispositivi iconici di cattura turistica.
In questa cornice l'amministrazione locale ha utilizzato l'immagine di Civita e il feticismo del passato come strumenti di marketing territoriale. Il patrimonio storico è diventato oggetto di processi di estetizzazione diffusa che hanno contribuito ad una cristallizzazione del paesaggio. Si tratta di un fenomeno che rischia di trasformare Civita in una cartolina senza vita, un museo a cielo aperto. Oggi quelle forme sociali e produttive che avevano dato vita al borgo sono state progressivamente sostituite da una moltiplicazione di immagini-feticcio veicolate con cura all'interno di un mercato globale sempre più interconnesso. Una mono-cultura del turismo (che si nutre di patrimonializzazione, museificazione e mercificazione) che necessita di una revisione critica radicale attraverso cui poter immaginare strategie di fuoriuscita capaci di restituire sostenibilità e complessità produttiva, sociale e culturale al borgo.

ERC: 
SH2_9
Innovatività: 

La storia delle tumultuose trasformazioni che hanno caratterizzato la storia anche recente di Civita è una vicenda paradigmatica. Si tratta di un microcosmo che funziona da analizzatore rispetto a dinamiche più ampie che investono tutto il territorio nazionale. Lo studio di Civita permette cioè di far interagire virtuosamente tra loro: un'analisi idiografica attenta alla specificità del luogo (da idios = particolare) e un approccio analitico di tipo nomotetico (da nomos = legge) capace di produrre generalizzazioni. In questo senso Civita condivide il destino di molte città italiane. I centri storici di Roma, Firenze e la stessa Venezia rappresentano, su scala più ampia, quello che sta avvenendo all'interno di questo piccolo borgo. Ciò che rende in qualche modo unica una realtà come Civita è appunto la sua dimensione ridotta che trasforma la mercificazione turistica in un fenomeno ancora più violentemente paradigmatico. Come afferma D'Eramo: più piccola è la città più rapido l'urbanicidio indotto dal turismo predatorio.
Civita di Bagnoregio rappresenta dunque un caso di studio paradigmatico ed estremo al tempo stesso. Il che lo rende un terreno particolarmente significativo dove poter immaginare strategie di fuoriuscita dall'estrattivismo turistico. Si tratta di un potenziale esito della ricerca caratterizzato da un grado di innovatività importante. Poche infatti sono ad oggi le sperimentazioni capaci di immaginare una rottura del simulacro turistico e dei suoi effetti territoriali. Effetti particolarmente minacciosi per un contesto fragile come quello di Civita. Il rischio di Civita è infatti il folclorico, il piccolo museo della domenica, il gusto del pittoresco, dell'olografia (Lattanzi 1988). La monocultura turistica rischia infatti di produrre una cristallizzazione del paesaggio, una banalizzazione del vivente: un processo che rischia di trasformare Civita in una cartolina senza vita, un museo (Agamben 2007). Una messinscena espositiva in cui il guardare rischia di prendere il sopravvento sul vivere, in cui l'estrattivismo turistico rischia di appiattire la complessità del territorio all'interno di un dispositivo di mercificazione.

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Codice Bando: 
1156618

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