Partendo dall'idea del "vuoto" come condizione base del mondo e alla luce dell'attuale condizione di saturazione urbana rinvenibile non solo nella città italiana ma, più in generale, in quella europea, il progetto di ricerca tenta di dare un contributo agli studi inerenti la costruzione della forma urbana. In particolare, il tema che si intende affrontare riguarda il rapporto tra la "forma del costruito" e la "forma del vuoto" assumendo un punto di vista in contraddizione rispetto al recente "modus operandi" che tende a riproporre la "continuità" della città ottocentesca e la sua pervasiva "internità". La ricerca si pone quindi l'obiettivo di sviluppare una riflessione e un avanzamento - anche in virtù dell'attuale situazione di emergenza - nell'ambito degli studi inerenti la forma della città riconoscendo la necessità di intervenire sullo spazio urbano consolidato e individuando per tali trasformazioni adeguate grammatiche e morfologie alla cui base è posto il valore del "vuoto" inteso come iato necessario alla identificazione delle parti. Auspicando nuove riflessioni, il progetto si affida allo strumento dell'intervista da proporre a cinque architetti del panorama nazionale e internazionale che nel corso della loro attività progettuale e di ricerca si sono occupati, con modalità differenti ma comparabili, del rapporto tra spazio costruito e spazio non costruito. Si ritiene che questo "strumento" sia rilevante per comprendere non solo le differenti idee di pensiero che si hanno in merito alla tematica indagata ma anche le modalità secondo cui gli architetti hanno tradotto in forma questo rinnovato, e quanto mai necessario, rapporto tra "pieni" e "vuoti". Un "avvio alla ricerca" che intende, attraverso il confronto diretto con alcuni dei protagonisti della riflessione teorica e della pratica operativa nel campo della morfologia urbana, costituire un punto di partenza per una possibile definizione di un tema di ricerca da sottoporre ad ulteriori bandi competitivi.
La ricerca intende sviluppare una riflessione e un avanzamento delle conoscenze nell'ambito della morfologia urbana, ponendo al centro dello studio la particolare modalità della "intervista" al fine di "mettere in dialogo a distanza" gli architetti interessati a questa tematica. A partire dalle esigenze che derivano dalla attuale condizione pandemica, la ricerca auspica di inserirsi nell'ambito degli studi sulla costruzione della forma e dello spazio della città. Non si ha la presunzione di apportare esaustività al dibattito, ma si propone di affrontare la tematica indagata ponendosi in aperta e voluta contraddizione con un determinato e recente "modus operandi" della costruzione della città che tende a riproporre la "continuità" della città ottocentesca e la sua pervasiva "internità". Piuttosto, si cerca di "modificare" questa condizione tentando di definire un rapporto tra "costruito" e "vuoto" che compendi la discontinuità del costruito insieme alla finitezza delle parti urbane: il "vuoto", quindi, diventa "intervallo" necessario e non riserva di spazio da occupare. Condizione questa condivisa anche dal sociologo statunitense Richard Sennett che, seppur da sempre fautore della densificazione, ritiene che «per progettare bene la città moderna dovremmo mettere in discussione gli insensati modelli di vita urbana che si vanno affermando e che favoriscono la chiusura. Credo che dovremmo abbracciare una idea meno rassicurante e più inquieta del vivere insieme, accogliendo gli stimoli delle differenze, sia visive che sociali, che producono l'apertura» [1]. Nel saggio, il sociologo ritiene opportuno invertire il paradigma di costruzione della città, passando da un "sistema chiuso" ad un "sistema aperto" in cui sia possibile riconciliare la città sana ed abitabile con quella del verde: questa relazione tra "sano" e "verde" impone ad un ripensamento radicale della logica delle città, da sempre basate su un principio di densificazione [2]. L'obiettivo che si prefigge lo studio consiste nel riportare all'attualità ricerche mai interrotte su una nuova idea di città, nella quale si dovranno stabilire rinnovate relazioni tra i principi urbani propri della città storica, l'internità dei suoi spazi, e i "vuoti" di natura che corrispondono al desiderio, o meglio alla necessità, di trovare nella città quella "condizione di apertura" a cui auspica Sennett. Lo studio, per raggiungere tale obiettivo e nel proporre un avanzamento della conoscenza nel campo di indagine della morfologia urbana, intende fornire, attraverso "conversazioni" inedite sul tema oggetto di studio, una occasione per riflettere sulla forma della città e una possibilità per definire una idea di città in cui il "vuoto" non sia più inteso come una mancanza, in contrapposizione alla dimensione della totalità, ma sia da assumersi come intervallo necessario per l'identificazione della parti costruite. Si tenta così di dare una risposta in termini formali alle difficoltà che la città europea si trova a fronteggiare.
L'ambizione, limitata forse ma rilevante rispetto ad un percorso di studi tutto interno all'ambito dell'Urban Morphology, è dunque quella di confrontare architetti che sono ad oggi attivi in questo campo di ricerca contribuendo - e questo è l'elemento di innovazione - al rinnovamento del pensiero critico contemporaneo sul tema della forma urbana e quindi alla possibilità di «costruire una realtà nuova, che sappia interpretare i valori e le aspirazioni del nostro tempo» [3]. La convinzione è quella che il nuovo campo di osservazione possa fornire originali riflessioni e spunti di indagine sulla città del tempo presente.
[1] R. Sennett, Città aperte, Editoriale Lotus, Milano 2019, p. 31.
[2] Cfr. R. Sennett, Come dovremmo vivere? La densità nelle città post-pandemia. How should we live? Density in post-pandemic cities, in Domus, n. 1046, maggio 2020, pp. 13-16; R. Sennett, Così il coronavirus ci spingerà a migliorare le nostre città, intervista in: https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2020/04/10/news/cambiare-le..., giugno 2021.
[3] A. Monestiroli, "Architettura e insegnamento della architettura", in C. Orfeo (a cura di), Lectiones. Riflessioni sull'architettura, CLEAN Edizioni, Napoli 2017.