Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1488401
Anno: 
2019
Abstract: 

La ricerca si propone di fornire un contributo agli studi sulle tecniche decisorie della Corte costituzionale italiana. Obiettivo di questo lavoro è analizzare gli strumenti decisori utilizzati per allontanare nel tempo gli effetti di una declaratoria di incostituzionalità, nell'intento di evitare il vuoto normativo. L' interesse mostrato sinora per questo tema si è dimostrato minore poiché, rispetto alla modulazione degli effetti nel passato, tale soluzione appare più rispettosa e delle posizioni soggettive coinvolte e delle attribuzioni degli organi costituzionali interessati. Tuttavia, la questione merita di essere approfondita in un momento storico in cui la Corte costituzionale si mostra sempre più insofferente alle strettoie del giudizio di costituzionalità e, al contempo, la crisi delle Assemblee legislative accentua la tradizionale renitenza del legislatore a dar seguito ai moniti dell'organo di garanzia. L'indagine verrà condotta attraverso la lente della forma di governo e non avrà una mera finalità ricostruttiva. L'esito della ricerca dovrebbe essere quello di individuare quali soluzioni consentano un potenziamento e una razionalizzazione dei raccordi esistenti fra la Corte costituzionale e il Parlamento. La fase finale di tale percorso sarà costituita dall'esame della cosiddetta vicenda Cappato. Sino alla pubblicazione dell'ordinanza il problema del seguito legislativo aveva sempre tradito una specifica concezione della relazione fra Corte e legislatore in base alla quale l'organo rappresentativo non aveva vincoli circa l'an, il quando e, parzialmente, il quomodo dell'intervento legislativo richiesto. La nuova tecnica decisionale introdotta dalla pronuncia in questione costringe il legislatore a una collaborazione forzata. Lo svolgimento e la risoluzione della vicenda permetteranno di formulare delle considerazioni conclusive non solo sul caso concreto ma sull'insieme di nodi critici che accompagnano il tema oggetto di ricerca.

ERC: 
SH2_4
SH2_1
SH2_2
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2286216
Innovatività: 

L'originalità della ricerca risiede nel tentativo di formulare, attraverso una pluralità di approcci, delle considerazioni nuove su un tema certamente classico ma di rinnovata attualità. Infatti, la questione della modulazione pro futuro degli effetti delle sentenze e la rilevanza del principio di continuità dell'ordinamento normativo consentono di aprire l'analisi a un ventaglio di problematiche differenti ma strettamente correlate.
La riflessione viene collocata prima di tutto all'interno del più ampio dibattito sulla evoluzione del ruolo delle Corti a livello nazionale e sovranazionale e sulla opportunità - e attraverso quali strumenti - individuare dei limiti alla crescente fantasia decisionale di organi privi di una diretta legittimazione democratica. Osservare lo sviluppo delle tecniche decisorie adoperate dalla Corte costituzionale e la loro conformità all'originario disegno costituzionale pone una indefettibile base analitica da cui può partire una riflessione sugli strumenti decisionali in oggetto che potremmo definire "costi- benefici". Con essa si intende un'analisi che, alla luce della giurisprudenza, valuti se le soluzioni scelte dalla Corte siano riuscite a mantenere un giusto bilanciamento fra il principio di continuità dell'ordinamento normativo, il necessario e tempestivo ripristino della legalità costituzionale e il rispetto della discrezionalità dell'organo rappresentativo che possa definirsi positivo per l'ordinamento. O, diversamente, si potrà mettere in luce se vi siano stati momenti in cui si sia assistito a un sacrificio tale di uno di tali principi da creare degli squilibri nel sistema istituzionale.
In secondo luogo, l'allargamento della prospettiva di ricerca in chiave comparata e l'analisi delle soluzioni alternative prospettate in dottrina per ovviare al vuoto normativo viene a costituire un tassello indispensabile. Infatti, uno dei punti nodali della questione riguarda proprio il fatto che la Corte abbia accresciuto il suo armamentario decisionale in via giurisprudenziale, in presenza di un quadro normativo, di rango costituzionale e sub costituzionale, piuttosto "scarno". Ciò risulta particolarmente rilevante poiché parte della dottrina ha evidenziato come un freno alla creatività del giudice costituzionale potrebbe ritrovarsi proprio nell'intervento di una disciplina. La traduzione delle tecniche decisionali in diritto positivo, infatti, a prescindere dalla fonte prescelta, potrebbe proprio rappresentare un argine alla moltiplicazione delle soluzioni per via pretoria e la chiave per disinnescare il rischio di eccessiva politicizzazione che si potrebbe celare dietro tali decisioni. Il tema della razionalizzazione e rafforzamento dei procedimenti viene in rilievo, peraltro, anche con riferimento alla procedura parlamentare. Individuare delle procedure che vincolino il Parlamento a dar seguito alle decisioni della Corte, scongiurando così il vuoto legislativo, rappresenterebbe una soluzione che elimina o, almeno, attenua alla radice il problema dell'espansione dell'interventismo della Corte perché riduce la necessità della sua azione di stimolo.
L'elemento che conferisce maggior innovatività alla ricerca consiste nell'inserimento dell'ordinanza n. 207 del 2018 all'interno di questo percorso argomentativo. Non vi sono dubbi sul fatto che essa costituisca un momento di svolta che ridefinisce profondamente la relazione fra la Corte e il legislatore. Se, è vero, infatti, che l'atteggiamento attendista stabilisce una linea di continuità con il passato si potrebbe dire, con una metafora, che il giudice delle leggi è disposto ad aspettare ma non per sempre, dettando il tempo dell'attesa. Benché sinora non siano mancati altri esempi di cosiddette deleghe giurisprudenziali, non si è mai fatto ricorso alla fissazione di un termine oltre il quale si presume che l'operazione di giustizia costituzionale verrà comunque a perfezionarsi. La reazione della Corte alla risposta parlamentare - o all'inerzia - farà certamente chiarezza su fino a che punto la Consulta intende spingersi, se agirà nelle vesti di co-legislatore o prediligerà una soluzione di auto contenimento. Le conclusioni che emergeranno sugli sviluppi di questa vicenda saranno capaci di chiudere il cerchio di questo contributo poiché si collegano ai grandi nodi teorici emersi in questa riflessione: la collocazione della Corte all'interno della forma di governo, il ruolo del Parlamento e il tema della razionalizzazione dei procedimenti decisionali.
Il cd. caso Cappato consentirà peraltro di mettere in luce come uno studio sulle tecniche decisorie della Corte non possa mai essere disgiunto dalla dimensione sostanziale. La vicenda è esemplificativa del fatto che l'attitudine della Corte a dar luogo ad interventi mirati, volti ad evitare un vuoto normativo potenzialmente lesivo dei diritti fondamentali, sia tanto più incisiva quanto più è rilevante il parametro costituzionale coinvolto.

Codice Bando: 
1488401

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