Proseguendo un filone di ricerca avviato nel 2018 su modifiche tacite e trasformazioni della forma di governo, il progetto di ricerca intende indagare una nozione ricorrente negli studi di diritto costituzionale, quale quella di modifica costituzionale tacita, mettendola questa volta in relazione con quella di Costituzione totale.
A questo proposito, l'analisi verrà condotta muovendo dalla distinzione tra modifiche tacite alla/della Costituzione, interpretazione costituzionale e attuazione/applicazione della Costituzione, per comprendere non più soltanto se ed entro quali limiti - in regime di costituzione scritta e rigida - siano ammissibili modifiche tacite, ma quanto l'ammissibilità di modifiche costituzionali tacite dipenda dall'assunzione di un'idea di Costituzione totale.
A tal fine, punti di osservazione privilegiati saranno i conflitti originati dall'incidenza del diritto UE anche sui c.d. controlimiti, la garanzia dei nuovi diritti (in specie nella sfera del biodiritto), le prerogative dei parlamentari nell'iter legis, nonché alcuni diritti fondamentali in rapporto all'evoluzione tecnologica.
La ricerca si inserisce in un dibattito costituzionalistico molto acceso sui limiti (anche procedurali) alla modificabilità del testo costituzionale, ma lo affronta partendo da una prospettiva che finora non è stata indagata né sistematicamente né attraverso analisi che intreccino il piano teorico con quello del diritto positivo.
Si intende, in primo luogo, indagare criticamente il modo in cui si sono venute sviluppando quelle dottrine del diritto costituzionale totale, "per le quali la costituzione sintetizza in sé tutto il modo di essere della società e delle sue manifestazioni giuridicamente rilevanti" (Angiolini). In particolare, si guarderà criticamente alla tesi secondo cui la legge sarebbe il costante e doveroso svolgimento della Costituzione (così come è stata inizialmente formulata da Modugno e per come essa si è inverata).
Quanto, invece, alle modifiche tacite, con cui queste dottrine saranno messe a confronto, l'espressione è spesso utilizzata come mera clausola di stile, senza che sia delimitato il campo di operatività di tali modifiche e i relativi caratteri distintivi.
Vi è, pertanto, un duplice rischio: quello di derubricare a (mera) modifica tacita ciò che, invece, dovrebbe reputarsi una violazione della Costituzione ovvero, al contrario, quello di qualificare come modifica tacita ciò che rientra nella fisiologica dinamica dell'interpretazione costituzionale ovvero dell'attuazione costituzionale.
Rispetto allo stato dell'arte appare, pertanto, proficuo sia un aggiornamento di alcuni studi alle problematiche odierne della rigidità e della revisione costituzionale - anche alla luce delle revisioni/modifiche/rotture costituzionali verificatesi a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso - sia una più organica riflessione sulle ripercussioni delle modifiche tacite alla Costituzione e sulle attuali implicazioni di un'idea di Costituzione totale.
Ciò consentirà di analizzare, sotto una diversa chiave di lettura e sulla base di categorie meno arate dai costituzionalisti, temi legati, ad esempio, alla modifica dell'articolo 81 della Costituzione con l'introduzione del cosiddetto pareggio di bilancio e al suo impatto sul testo costituzionale sistematicamente inteso; all'aggiramento e alla violazione delle prerogative dei parlamentari nell'iter legis; al possibile ruolo del Presidente della Repubblica e della Corte costituzionale dinanzi a modifiche tacite della Costituzione, nonché alla diffusa tendenza a riportare nelle maglie della Costituzione qualsivoglia istanza di riconoscimento di nuove situazioni giuridiche soggettive.
Con il conseguente e paradossale rischio di decostituzionalizzazione del diritto e di banalizzazione delle garanzie costituzionali.