Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1009868
Abstract: 

La ricerca affronta un tema di crescente rilevanza nel panorama teorico degli ultimi due decenni: si tratta di comprendere il modo in cui la politica statale tradizionale - quella fondata sulla rappresentanza e sulla produzione legislativa parlamentare - venga progressivamente affiancata, se non talora sostituita, da una politica che prende corpo nei tribunali. In molti Stati liberal-costituzionali (non solo occidentali), la formulazione e l'avanzamento di rivendicazioni sociali e politiche legate ad ambiti importanti della vita personale (come ad esempio orientamento sessuale, educazione, salute, lavoro, etc.) non avvengono più entro il circuito politico tradizionale, in cui i cittadini si rivolgevano ai loro rappresentanti, che a loro volta portavano richieste, interessi, proposte nel dibattito parlamentare. Negli ultimi anni, infatti, i cittadini, perlopiù coadiuvati da esperti capaci di formulare istanze efficaci, tendono a rivolgersi direttamente al potere giudiziario per veder soddisfatte le loro richieste in tempi e modalità nettamente più rapidi e snelli rispetto a quelle della politica parlamentare. Divisa in quattro fasi (1. ricognizione della letteratura; 2. identificazione delle sentenze più rilevanti ai fini della ricerca; 3. analisi del discorso; 4. analisi delle forme e degli esiti della negoziazione intra-giudiziale), la presente ricerca intende vagliare l'ipotesi secondo cui tale trasferimento della politica dalle sue sedi tradizionali alle Corti costituisce una delle più importanti metamorfosi nel panorama istituzionale contemporaneo. Al contempo, adottando una metodologia attenta alle interazioni tra le istituzioni e le azioni degli attori sociali, la ricerca si propone altresì di misurare lo spazio che tale mutamento apre all'agency politica degli attori sociali, ovvero la concreta capacità di costoro di farsi promotori di trasformazione socio-politica mediante strumenti di intervento più o meno diretto.

ERC: 
SH2_1
SH2_2
SH3_6
Innovatività: 

La ricerca mette in contrappunto due questioni di centrale importanza nel dibattito contemporaneo in filosofia politica e del diritto: la giudizializzazione e il riconoscimento dei diritti LGBT. Il mio intento primario è contribuire alla comprensione di un fenomeno che, secondo molti studiosi, costituisce la cifra della politica istituzionale degli ultimi decenni, segnata dalla crescente rilevanza del potere giudiziario nella gestione diretta di temi di tradizionale competenza del potere legislativo e di quello amministrativo. A riguardo di questo aspetto, la mia ricerca propone una chiave che insiste non tanto sulle derive depoliticizzanti dell'iper-attivismo dei giudici o sulla crisi decisionale delle istituzioni politiche. La ricerca guarda piuttosto alla particolare interazione che s'innesta tra l'azione dei cittadini, che avanzano rivendicazioni in modalità a loro avviso più efficaci rispetto ai canali della rappresentanza, e il linguaggio del diritto, che consente la soddisfazione delle esigenze dei cittadini eppure esercita effetti non trascurabili sulle pratiche che riconosce e regola. Proprio in forza di tale approccio, la presente ricerca offre una chiave nuova per comprendere quello che molti esperti di temi LGBT chiamano "normalizzazione gay", ovvero la dinamica per cui gli elementi più inquietanti, ma potenzialmente più innovativi, della sessualità non-eterosessuale vengono espunti allorché i diritti LGBT vengono ottenuti per via giudiziale. Il mio obiettivo è portare alla luce la particolare "negoziazione" tra pratiche sociali e linguaggio tecnico del diritto che ha luogo nel corso del dibattimento e nella stesura della sentenza: interi frammenti delle pratiche sociali in gioco vengono "riformulati" in una cooperazione sinergica tra privati (cittadini) e funzionari (giudici), mediati da esperti (avvocati).
Il carattere innovativo della ricerca risiede pertanto nell'integrazione di due linee di analisi che permettono la messa a fuoco di fenomeni eclatanti della politica contemporanea, come appunto il costante ricorso ai tribunali per la gestione di problemi politici e la crescente identificazione delle battaglie LGBT con la richiesta di riconoscimento di matrimonio e adozione. Tale integrazione mette in rilevo il nesso tra una specifica modalità d'intervento sulla realtà sociale (quella del diritto) e la riformulazione che essa richiede delle pratiche oggetto di riconoscimento.
Al contempo, la nota distintiva della mia metodologia d'indagine è la particolare attenzione a tutte le parti in campo, cioè l'insistenza sul darsi di una negoziazione attiva tra i portatori di certe rivendicazioni sociali e politiche e i custodi del linguaggio giuridico. Dato che non si tratta di processi opachi di svuotamento della politica o della "privatizzazione" connaturata ai diritti individuali, ma di un movimento che richiede la cooperazione tra parti (sebbene non sempre consapevolmente intesa come tale), il potenziale normalizzante del riconoscimento giuridico può essere reso visibile e quindi stemperato. Pertanto, un ulteriore avanzamento delle conoscenze che la mia ricerca può favorire è la tematizzazione di modi non-normalizzanti di governare la giudizializzazione. Questa potrebbe infatti rivelarsi risorsa della politica, più che integrazione anomala o pericolosa supplenza. L'idea che nel campo del diritto, e in special modo del dibattimento, si attua una negoziazione tra le parti potrebbe favorire una più consapevole attitudine al momento del giudizio come discussione pubblica delle forme di vita che vanno cambiando o emergendo. Quest'ottica scardina l'opposizione binaria tra coloro che intendono la giudizializzazione come lo strumento che ha da sostituirsi alla politica e coloro che l'accusano di mettere in scacco la democrazia partecipativa.
In ultimo, un ulteriore elemento innovativo della ricerca è lo sguardo alla particolare interazione tra linguaggi - l'uno ordinario, l'altro specialistico - che prende corpo in quel che ho chiamato "processo di conversione" giuridica. Da un punto di vista di filosofia dell'azione e del linguaggio, nella sua rilevanza per la filosofia politica, il processo di conversione mette a fuoco gli effetti di immediata valenza pratica del linguaggio specialistico delle istituzioni per quello ordinario: benché quello specialistico si nutra immancabilmente di linguaggio ordinario, quest'ultimo viene a sua volta ridefinito dal primo in modalità che incidono profondamente sulle pratiche sociali degli attori. La ricerca intende indicare alcuni modi concreti in cui questo processo ha luogo. Ciò consente di comprendere come un approccio più consapevole a quanto avviene "nel giudizio" permetta di avvedersi dei suoi vari effetti, più o meno normalizzanti.

Codice Bando: 
1009868

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