La recente emergenza sanitaria mondiale ha confermato l¿utilità della virtualizzazione di esperienze di fruizione dei luoghi preposti ad accogliere patrimoni artistici di inestimabile valore. Dalla Pinacoteca di Brera al Museo Archeologico di Atene, dal Prado di Madrid al Metropolitan Museum di New York, molti musei hanno ricreato percorsi virtuali accessibili da remoto seguendo un trend di sperimentazione tecnologica che ha visto negli ultimi anni la nascita di gallerie e collezioni esperibili solo virtualmente.
Le tecnologie multimediali sostenute dalla cultura digitale hanno subìto una significativa accelerata e dimostrato la capacità di parlare trasversalmente all¿immaginario di generazioni, luoghi e culture diverse, generando metafore e miti performanti ma fugaci, spesso piegati alla logica della mercificazione, del consumismo e della produzione seriale (Balzola, Rosa 2019, 20). Questa contraddizione, appesantita da una rapida obsolescenza delle piattaforme e delle tecnologie adottate, si accompagna a dubbi che sorgono nel momento in cui ci si proietta in un mondo che ha superato la paura della pandemia, l¿isolamento fisico e il distanziamento sociale. Può il progetto dell¿esperienza del patrimonio culturale affidarsi solo alla virtualità? Quali possono essere considerati i limiti della fruizione mediata? Attraverso quali componenti e processi immaginifici il design può riabilitare l¿attrattività e rilanciare i valori di una fruizione in presenza del patrimonio culturale e artistico? Il progetto di ricerca proposto ipotizza una risposta a questi quesiti basata su una strategia di decontestualizzazione e ibridazione di settori progettuali, immaginari e scenari applicativi diversi, necessari per definire oculatamente qualità, tecnologie e metodologie da applicare.
Il progetto di un'esperienza analogica, dinamica, partecipata e condivisa applicata alla valorizzazione del patrimonio artistico trova pochi riferimenti nella contemporaneità, dove dinamismo e interazione diventano qualità di opere-eventi e luoghi eventi che prediligono habitat virtuali. Si rende, perciò, necessario far riferimento ad una letteratura eterogenea di esperienze distanti e avviare, come suggerisce Medardo Chiapponi (2015), una ¿cross fertilisation¿, immettere idee eterodosse, trasferire soluzioni e saccheggiare settori dove dinamico e partecipato sono i requisiti del progetto dell¿esperienza dell'utente in virtù di un irrinunciabile rapporto con la fisicità del percorso e dell'oggetto in esposizione:
- Il mondo dell'artigianato, che valorizza la fisicità e materialità del processo;
- il Retail, tanto più forte quando più impattante e coinvolgente l'esperienza dell'utente;
- il cultural heritage, le cui esperienze di fruizione in chiave immateriale costituiscono i termini di confronto con cui il progetto proposto si relaziona e da cui si differenzia;
- gli strumenti analogici del proto-cinema, che costituiscono il bacino di suggestioni e lo strumento a cui la presente proposta guarda per proporre soluzioni nuove e convergenti.
I key concepts indagati, perciò, riguardano gli strumenti del design esperienziale, l'ossimoro dinamico/analogico e il rapporto tra design e artigianato, di cui la produzione artistica del territorio assunto a caso pilota diventa perfetta espressione. In virtù della forte identità materica e qualità manuale dall'attività di cui le maioliche derutesi si pregiano, infatti, la dimensione artigianale è uno degli aspetti da enfatizzare. Artigianale diventa un attributo riferito non solo al patrimonio e al processo da valorizzare, ma anche al progetto del percorso espositivo ed esperienziale da pianificare.
Se l'obiettivo fino ad ora era stato costruire una drammaturgia multimediale, interattiva e virtuale (van Heur 2010), attingendo strumenti da un orizzonte tecnologico che allontana l¿esperienza dal territorio e virtualizza un oggetto materico, imperfetto, unico, erede di una consolidata e stratificata tradizione manuale artigianale, ci si chiede se possibile recuperare l'intreccio tra la performatività dell'uomo, la materialità e ritualità dell¿attività artigianale e l'aspirazione al dinamismo, all'interazione e alla partecipazione propria del design . Ci si propone di riportare l'esperienza sul territorio e immergerla nel patrimonio, fatto di oggetti, ma anche di processi, professioni, utensili, rituali e percorsi. Si andrà, quindi, a progettare un'esperienza diretta, analogica, partecipata e dinamica.