Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1592663
Anno: 
2019
Abstract: 

Nel 1976 R.P. Popovich descrisse per la prima volta i principi alla base della dialisi peritoneale. Ad oggi l' incidenza di insufficienza renale cronica è aumentata esponenzialmente attestandosi negli ultimi anni al 10% della popolazione. Ogni anno 160 abitanti pmp iniziano il trattamento sostitutivo dialitico, con una prevalenza di circa 700 abitanti pmp (circa 42000 individui in Italia) di questi una percentuale che varia dal 6 al 20% è indirizzata alla dialisi peritoneale (DP) piuttosto che ad emodialisi (HD). La DP ha diversi vantaggia sia in termini di effetti avversi sia in termini di comfort. Innanzitutto gli effetti negativi sul sistema cardiovascolare della DP sono molto minori rispetto alla HD in cui si è dimostrato come anche una sola seduta possa in parte danneggiare il sistema cardiovascolare. La DP sfrutti come sistema di filtraggio la membrana peritoneale (MP), che è una membrana fisiologica, e non è dunque necessaria una circolazione extracorporea. Qualunque evento che possa comportare l' infiammazione della MP puo' comportare una grande variabilità nell' UF e quindi dell' efficacia dialitica. In questo senso, un dismicrobismo intestinale puo' essere causa di infiammazione per la MP, magari meno florida di quella riscontrata in corso di peritonite, ma che puo' inficiare l' efficacia dialitica sia nell' immediato, sia a lungo termine. Per questi motivi, l' utilizzo costante e periodico di probiotici in pazienti PD, potrebbe controllare situazioni di dismicrobismo intestinale e stabilizzare l' efficacia della metodica, riducendo il rischio di sottodialisi con tutto ciò che ne consegue. L' ipotesi potrebbe essere verificata sottoponendo a PET (Peritoneal Equilibrium Test) secondo il metodo di Twardowski a cadenza trimestrale/semestrale i pazienti DP in terapia con probiotici e confrontando la variabilità del valore di PET ottenuto con un gruppo di controllo senza terapia probiotica.

ERC: 
LS4_8
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2262594
Innovatività: 

In letteratura è noto l' effetto del microbiota sullo stato infiammatorio dei pazienti in dialisi o comunque affetti da patologie croniche. In letteratura è noto come il dismicrobismo possa alterare l¿epitelio del tubo gasto-intestinale ma senza valutare come questo possa coinvolgere il peritoneo. Nell' ambito della dialisi peritoneale, la stabilità della membrana peritoneale è una delle principali problematiche che espone il paziente a rischio di sottodialisi o che comunque inficia l' efficacia della metodica. Essendo questo tipo di dialisi relativamente recente ed essendo in gran parte affidato alla gestione autonoma dei pazienti, la certezza dell' efficacia è particolarmente importante per il medico specialista. Un miglioramento della metodica in questi termini potrebbe condurre ad un utilizzo più amplio della dialisi peritoneale rispetto all' emodialisi con i relativi benefici per i pazienti. Ad oggi, dalla letteratura si evince come la ricerca in questo settore vada verso il miglioramento della soluzione dialitica o delle tecniche di dialisi, senza però concentrarsi sul principale attore della metodica, la membrana peritoneale. Per tali motivi, il nostro studio si concentra sull' utilizzo di probiotici che possano diminuire l' infiammazione locale del tubo gastro-intestinale, già soggetta alle possibili alterazioni dell' apparato digerente, ben note in pazienti con insufficienza renale cronica o in dialisi, migliorando di conseguenza lo stato infiammatorio peritoneale. Inoltre, è già adottato l' uso sporadico di probiotici nei pazienti in dialisi peritoneale per contrastare l' insorgenza di peritoniti, la principale complicanza di questa metodica. Un utilizzo sistematico e prolungato nel tempo di probiotici potrebbe avere rilevanza anche in questi termini.

Codice Bando: 
1592663

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