Il follow -up del carcinoma ovarico (CO) è attualmente oggetto di discussione , in assenza di universali indicazioni basate su solide evidenze scientifiche. Recentemente è stato ipotizzato l'utilizzo della biopsia liquida nel monitoraggio dei tumori solidi. Per il CO, diversi studi si sono concentrati sulla determinazione del TP53mut ctDNA, che potrebbe garantire un'informazione "in tempo reale" riguardo le alterazioni genomiche della neoplasia durante il follow-up, nella risposta al trattamento e nell'eventuale progressione. Poiché sappiamo che il carcinoma sieroso dell'ovaio è frequentemente diagnosticato in stadio avanzato e che le neoplasie metastatiche mostrano spesso una spiccata eterogeneità, è interessante indagare l'efficacia della sorveglianza di tale neoplasia tramite lo studio del ctDNA.
L'obiettivo primario di questo studio è valutare l'efficacia e l'utilità clinica della determinazione di TP53mut ctDNA come biomarcatore nella gestione del follow-up del carcinoma ovarico sieroso ad alto grado, mettendolo a confronto con CA125 e HE4, biomarcatori attualmente approvati dall'FDA. Nel presente studio verranno seguite 50 pazienti con CO sieroso di alto grado dopo trattamento standard (citoriduzione primaria e chemioterapia adiuvante) alla prima diagnosi, 50 pazienti alla diagnosi di prima recidiva, e 50 pazienti controllo, "age-matched", con cisti ovariche di natura benigna. I due gruppi di pazienti con CO verranno seguiti come da protocolli standard in atto presso la UOC di Ginecologia Chirurgica e Oncologica. L'eventuale aumento del TP53mut ctDNA durante il follow-up fino al momento dell'eventuale recidiva nel primo gruppo, e l'andamento del TP53mut ctDNA in corso di trattamento della recidiva nel secondo gruppo, saranno quindi correlati con la "velocity" del rialzo di CA125 e HE4. Verranno quindi valutate l'accuratezza del TP53mut ctDNA nei confronti dei marker utilizzati di routine nel CO, e la possibile introduzione di esso nella pratica clinica
Circa due terzi delle donne affette da CO hanno una diagnosi con stadio FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia) avanzato (III°-IV°) con una sopravvivenza complessiva a 5 anni relativamente bassa (23-37%), anche a causa del frequente riscontro di recidiva: i dati di letteratura indicano che il 25% delle pazienti con malattia in stadio precoce e oltre l'80% di quelle in stadio avanzato va incontro a ricaduta di malattia. Un approccio multidisciplinare integrato, sostenuto dalla maggiore applicazione della biologia molecolare in ambito oncologico potrebbe consentire una migliore gestione del follow-up. L'utilizzo di biomarcatori reperibili nel siero del paziente ed in grado di permettere un riconoscimento precoce della recidiva potrebbe consentire , con minimo impatto traumatico e psicologico per la paziente, di migliorare prognosi e approccio terapeutico e di ridurre la mortalità. La biopsia liquida si è dimostrata essere strategica nel monitoraggio della progressione di malattia, ed in particolare la rivalutazione seriale del TP53mut ctDNA in fase di trattamento può essere associata alla risposta al trattamento sia chirurgico che medico della neoplasia. Nell¿ambito della gestione delle pazienti con CO, l'analisi del ctDNA, tecnica non invasiva, ripetibile e di rapida esecuzione, si può considerare quindi non come surrogato o alternativa alla biopsia tissutale ma come una valida integrazione per decidere la strategia terapeutica più appropriata per ciascun paziente, inserendosi nel contesto della medicina di precisione.
Lo sviluppo di questo progetto di ricerca potrebbe dunque consentire:
- una diagnostica precoce della recidiva, valutando se il cambiamento nell'espressione di TP53mut ctDNA e dei biomarcatori sierici è antecedente alla diagnosi radiologica di recidiva
- una maggiore sensibilità e specificità nella diagnosi di ripresa di malattia combinando biomarcatori sierici e TP53mut ctDNA
- un monitoraggio dinamico della malattia residua in pazienti sottoposti ad intervento chirurgico radicale