Il pur breve governo di Ciriaco De Mita ha rappresentato una stagione interessante e ancora poco indagata della politica del nostro Paese. De Mita è stato uno dei pochi rappresentanti della Democrazia Cristiana - assieme a De Gasperi e Fanfani - ad aver assunto contemporaneamente la carica di Segretario del Partito e di Presidente del Consiglio. La sua Segreteria si è caratterizzata per una grande attenzione ai temi di politica estera; di conseguenza appare di notevole interesse approfondire il tema della politica estera del suo Governo, durato in carica dall'aprile 1988 al maggio 1989. E' chiaro che le linee essenziali della politica estera italiana in quel breve periodo non subirono profonde trasformazioni, ma la cultura politica del nuovo capo del governo, proveniente da una delle correnti della sinistra della Democrazia Cristiana tra le più attrezzate, quale fu quella della «Base», portò contributi innovativi nel confronto con i responsabili di governi esteri. Tali contributi innovativi, intuibili in alcuni discorsi del Presidente del Consiglio (quali i temi di natura ecologica o quelli di riduzione del costo del welfare), meritano di essere approfonditi attraverso una ricostruzione attenta dei suoi incontri con altri leader internazionali dell'epoca. L'elaborazione di questi temi innovativi, che poi sarebbero cresciuti nell'interesse europeo nei decenni successivi, vide in quella stagione un momento fecondo, che merita l'attenzione di una attenta ricostruzione storica.
L¿innovatività della ricerca al momento è da individuarsi innanzitutto in una delle fonti che si è iniziato a sondare, e nello specifico le carte private di uno stretto collaboratore di De Mita che fu sempre presente agli incontri con altri capi di stato e di governo e che appuntava in maniera assai precisa le conversazioni. Dal punto di vista storico queste ricostruzioni, non essendo state redatte da personale diplomatico della Farnesina, mantengono una maggiore complessità ed immediatezza della descrizione e dei termini che permettono di comprendere in maniera più approfondita e non "sterilizzata" o ¿filtrata¿ dal linguaggio della diplomazia, il contenuto dei confronti dialettici..
L¿ipotesi di partenza è che dall'intreccio di questo tipo di fonte con altre sia possibile mettere in luce (soprattutto comparativamente con le parti dei discorsi tenuti da De Mita Segretario della DC nel lungo periodo 1982-1989) alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato il Governo De Mita nella sua interlocuzione con partner europei ed extraeuropei. La politica estera di quel governo, pur nella sua breve esperienza, mantenne un legame profondo con le tradizionali linee caratterizzanti la posizione dell'Italia nell'alleanza atlantica e nel processo di integrazione europea, come in quella di carattere mediterraneo. Eppure, dai primi sondaggi, parrebbero emergere elementi di una qualche originalità nell'interlocuzione di De Mita con altri capi di governo durante la sua premiership.
Per tali motivi l'azione di quel governo in politica estera, nonostante gli elementi di indubbia continuità assicurati anche dalla guida di Giulio Andreotti alla Farnesina, appare meritevole di approfondimento, anche al fine di verificare l'eventuale iato tra le linee di politica estera che Andreotti persegue in vari governi negli anni Ottanta sia nella posizione di Ministro degli Esteri che di Presidente del Consiglio, ed uno specifico contributo di De Mita come Capo del Governo.
Già in questa prima fase di approntamento del progetto è apparso degno di interesse l'impegno emerso in più colloqui di De Mita, ad approfondire le modalità di riduzione di spesa relativa al welfare. Si evidenzia la ricerca di verifica di altre esperienze da utilizzare al fine di gettare le basi di un'azione tesa a ridurre il debito pubblico ormai accresciutosi oltremisura negli anni Ottanta, soprattutto a partire da una rimodulazione della spesa sanitaria. Inoltre De Mita appare in alcuni colloqui, la documentazione dei quali è stata già reperita, assai attento alle tematiche ambientali. Il tema dell'ecologia si era solo parzialmente affermato come tema rilevante in politica interna ed internazionale negli anni Ottanta. Per De Mita, invece, pare assumere un significato rilevante, e rappresenta una costante nei colloqui con i leader delle grandi nazioni industrializzate.
In tal senso la ricerca che si propone ha le potenzialità per realizzare un avanzamento effettivo delle conoscenze sulla politica estera italiana alla fine degli anni Ottanta, individuando aspetti dell'azione di uno dei governi al momento meno frequentati dalla storiografia.