
I disturbi dell'umore hanno una prevalenza sino al 20% nella popolazione generale. Fra questi il disturbo bipolare si caratterizza come uno delle malattie più invalidanti, associandosi a manifestazioni cliniche gravi quali sintomi psicotici (allucinazioni e/o deliri) e tentativi di suicidio. La formulazione di una diagnosi di disturbo bipolare è a tutto oggi complicata dalla variabilità che caratterizza i quadri clinici presentati dai pazienti. I correlati neuroradiologici del disturbo bipolare sono numerosi e si configurano come un possibile strumento per aumentare le conoscenze circa l'eziologia e la patogenesi di questo disturbo, per migliorare la diagnosi precoce del disturbo stesso e per impostare adeguati trattamenti farmacologici e riabilitativi. Data la complessità e la vastità della letteratura in ambito internazionale rispetto ai correlati cerebrali dei disturbi dell'umore, si rende necessaria una sintesi efficace di tali alterazioni. Al fine di sviluppare una tipizzazione clinico-neurobiologica del Disturbo Bipolare, ci si avvarrà della tecnica statistica della meta-analisi. Lo studio prevede preliminari ricerche bibliografiche, analisi statistiche di datasets e infine la stesura di lavori scientifici.
Nonostante tutti gli sforzi fatti, ad oggi non è ancora possibile identificare un modello eziopatogenetico che renda conto della variabilità delle manifestazioni cliniche e delle alterazioni cerebrali dei disturbi dell¿umore e nello specifico del disturbo bipolare. A tal proposito, un'interessante linea di ricerca riguarda l'adozione di un approccio sperimentale basato sugli endofenotipi modelli oggettivi e quantitativi che si applicano a disturbi multifattoriali come i disturbi dell'umore. Considerato che gli endofenotipi sono modelli specializzati e rappresentano fenomeni più elementari rispetto a quelli del comportamento, sul quale si basa l'approccio diagnostico, la loro identificazione potrebbe aiutare a sviluppare modelli eziopatogenetici dei disturbi dell'umore, a sottotipizzare i disturbi dell'umore sul piano diagnostico e ad aumentare il potere predittivo della risposta al trattamento farmacologico e riabilitativo nei pazienti.