Divagazioni pasoliniane
Una ricostruzione delle teorie linguistiche e semiotiche di Pasolini in relazione al dibattito sull'iconismo della semiotica negli anni Sessante e Settanta
Una ricostruzione delle teorie linguistiche e semiotiche di Pasolini in relazione al dibattito sull'iconismo della semiotica negli anni Sessante e Settanta
La recensione discute il volume di P. Desogus, "Laboratorio Pasolini" (2018) approfondendo la teorie linguistico-semiotiche di Pier Paolo Pasolini, in riferimento alla sua produzione narrativa e cinematografica
L'articolo mostra come l’intricato rapporto tra dimensione individuale e dimensione collettiva si manifesti, tra fine Ottocento e inizio Novecento, come un nodo problematico della riflessione teorica in linguistica, in psicologia e in sociologia, e come l’impasse dualistica (l’homo duplex di Durkheim) venga superata da un’aspirazione alla totalità che, mutatis mutandis, accomuna Saussure e Mauss.
Ambizione di questa antologia è indicare, rappresentare e interpretare ogni ambito della semiotica della moda, proponendosi come un manuale agile sia per studenti sia per appassionati della materia. I testi raccolti sono organizzati in tre sezioni - teorie, oggetti e spazi - che indicano i percorsi principali della disciplina e le sue applicazioni pratiche. Si comincia dalle questioni legate alla moda come fenomeno culturale e semiotico per poi procedere con l'articolazione delle relazioni tra oggetti e spazi, da indagare mediante un'accurata metodologia e griglie d'analisi.
L’obiettivo di questo contributo è riflettere sul modo in cui si definiscono e
connettono fra loro le attività di controllo della popolazione all’inizio del fa-
scismo italiano – precisamente fra il 1925 ed il 1930 – dal triplice punto di vista
del governo dei bambini, della rappresentazione dello spazio urbano, delle prati-
che di osservazione della vita quotidiana. Si propone un'analisi semiotica delle pratiche di controllo.
L'articolo si interroga sulle gerarchie assiologiche espresse dallo spazio urbano e sul ruolo della memoria culturale. In un'ottica di semiotica della cultura si presenta una riflessione sul "degrado" inteso come strategia per la ricentralizzazione di Roma, ossia per la riconferma delle gerarchie fra aree urbane messe in crisi dai processi di trasformazione urbana e di globalizzazione, a prezzo dell'oblio a cui si sottopone una parte della memoria culturale espressa dallo spazio della città di Roma.
L'articolo presenta una indagine diacronica sulla comunicazione sportiva, in particolare dei grandi eventi sportivi, sulla base delle funzioni linguistiche elaborate da R. Jakobson e del concetto di lettore modello formulato da U. Eco.
L'articolo indaga alcune modalità specifiche di costruzione del discorso e più in generale della comunicazione politica populista. In particolare si riflette sull'uso del corpo e sulla sua messa in visibilità, sulla perdita di centralità delle norme linguistiche, sulle strategie di interazione messe in scena dai leader nei confronti dei militanti e dei semplici cittadini.
l'obiettivo di questa comunicazione è riflettere sul modo in cui la città di Roma è stata trasformata attraverso la stratificazione storica di una serie di frontiera, dalla sua proclazione come capitale al periodo fascista. Il concetto di frontiera semiotica, nell'ottica della semiotica della cultura, è utilizzato come lente per correlare una certa serie di operazioni di trasformazione urbana e di attività di controllo della popolazione che si compiono durante il regime fascista.
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