Il progetto di ricerca 'La spazialità della città antica. Akragas greca e Herculaneum romana' intende sviluppare una riflessione e un avanzamento nell'ambito degli studi inerenti alla 'morfologia urbana' e alla 'tipologia edilizia', riconducibili a quelli di più recente affermazione relativi alla 'spazialità urbana'. Nello specifico, il tema che si intende affrontare è quello della città antica e della sua forma nonché del suo spazio se intendiamo «la 'forma' architettonica [...] concepita soltanto come 'forma di apparenza' dello spazio» [1]. L'obiettivo che si prefigge la ricerca consiste nel dimostrare che lo studio di due realtà differenti - Akragas greca ed Herculaneum romana -, entrambe archeologiche, sia una efficace sperimentazione per consentire una profonda riflessione sulla natura degli spazi costruiti e non costruiti del grande manufatto architettonico costituito dalla città antica. Lo studio intende indagare le due città antiche assunte come casi studio mediante un approccio interscalare legato ai caratteri morfologici e tipologici, nonché spaziali della città greca della antica Agrigento e della città romana della antica Ercolano, nelle quali sono molto chiari e riconoscibili i principi che ne definiscono gli spazi pubblici e gli spazi privati. Il progetto di ricerca, quindi, costituisce il consolidamento di un approccio analitico tipo-morfologico e spaziale - il primo avviato in ambito italiano e il secondo in ambito tedesco - che si potrebbe, come più volte dimostrato, applicare con successo a molte città esistenti, compatte e consolidate, ma aggiunge, come elemento di innovatività, la questione archeologica. Una riflessione che, con la convinzione di costituire un avanzamento nell'ambito della morfologia urbana, possa favorire al contempo la riflessione sulle nostre città contemporanee.
[1] U. Schröder, I due elementi dell'edificazione dello spazio, Aión, Firenze 2015, p. 47.
La ricerca intende costituire un avanzamento delle conoscenze nell'ambito della morfologia urbana, costruendo uno studio che si fondi e, conseguentemente, consolidi un determinato filone di studi urbani. A partire dalla concezione di forma urbana teorizzata da Aldo Rossi e Carlo Aymonino, la ricerca auspica di inserirsi nell'ambito degli studi spaziali di matrice tedesca - oggi portati avanti da Uwe Schröder - per avviare una riflessione sugli spazi costruiti e non costruiti dalla città antica alla città contemporanea.
Non si ha la presunzione di apportare esaustività al dibattito, ma si propone di affrontare la questione della forma urbana ponendosi in aperta e voluta contraddizione con un determinato e recente 'modus operandi' della disciplina della morfologia urbana che slega le due categorie di teoria e prassi, compiendo le indagini dei dati concreti senza una preliminare riflessione critico-concettuale. Piuttosto, come sostenuto da Aldo Rossi: «L'impegno a modificare la realtà partendo dalla realtà tiene invece conto degli elementi strutturali di un territorio, urbano od aperto che sia, perché tende a produrre elementi strutturali e cioè nuove costanti di natura fisica e quindi formali e spaziali» [1].
Si ritiene significativo, dunque, per poter aggiungere un tassello di conoscenza allo stato dell'arte, costruire un orizzonte teorico di riferimento, con la convinzione che la teoria in architettura sia dal carattere ausiliario ma necessario. Un approccio che, volendo contribuire al rinnovamento del pensiero critico contemporaneo sul tema della forma urbana, si fonda su una precisa articolazione tra teoria e prassi. In questi termini, la ricerca si propone dapprima di definire una 'categoria discorsiva' [2] che consente l'osservazione, l'analisi, del tema - dal greco theoría 'osservazione' -, e, in seguito, approda all'attività operativo-progettuale - dal greco pràxis 'azione'. L'obiettivo che si prefigge la ricerca consiste nel dimostrare che lo studio di due realtà urbane differenti, entrambe archeologiche, sia un efficace sperimentazione per consentire una profonda riflessione sulla natura degli spazi costruiti e non costruiti del grande manufatto architettonico costituito dalla città antica.
Lo studio, per raggiungere tale obiettivo e nel proporre un avanzamento della conoscenza nel campo d'indagine della morfologia urbana, intende fornire, attraverso la lettura inedita delle due città antiche assunte come casi studio, una occasione per riflettere sulle città contemporanee. Con l'ausilio dell'orizzonte teorico, a partire, dunque, dalla sola osservazione delle forme della città e da una interpretazione sincronica dell'esperienza storica, operativamente la ricerca si propone di indagare i due casi studio di Ercolano e Agrigento, indagandone i caratteri - forma del suolo e forma urbis - le parti - tessuti, elementi primari e spazi pubblici - e le loro relazioni rispetto al 'tutto'.
L'ambizione, limitata forse ma rilevante rispetto a un percorso di studi tutto interno all'ambito dell'Urban Morphology, è dunque quella di consolidare quanto si è elaborato in ambito tedesco sulla lettura spazialista della città applicandola - e questo è l'elemento di innovazione - ai contesti archeologici. La convinzione è quella che il nuovo campo di osservazione possa fornire verifiche e nuovi spunti di indagine.
[1] A. Rossi, Scritti scelti sull'architettura e la città. 1956-1972, Clup, Milano 1975, p. 292.
[2] Così definita la teoria dell'urbanistica, nell'omonimo capitolo de 'La regola e il modello' di Françoise Choay a proposito del rapporto tra teoria e prassi. Cfr. F. Choay, La Règle et le Modèle. Sur la théorie de l'architecture et de l'urbanisme, Seuil, Parigi 1980 [trad. it. La regola e il modello. Sulla teoria dell'architettura e dell'urbanistica, Officina Edizioni, Roma 1986, p. 303].