La ricerca qui presentata prosegue e porta a compimento i lavori già intrapresi nell'Area archeologica di Sant'Omobono, nell'isolato della cosiddetta Insula Volusiana. L'area indagata è sita nel cortile interno dell'Ufficio del XII dipartimento dei Lavori pubblici di Roma Capitale, in Via Petroselli 45. Le ricerche pregresse sono state condotte dall'Università La Sapienza di Roma sotto la responsabilità scientifica di Eugenio La Rocca, sulla base di una concessione ministeriale che si data a partire dal 2011 e dell'apporto della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale. L'attività finora compiuta ha puntato a una più compiuta comprensione del quartiere a ridosso dell'antico porto Tiberino, ampiamente rimaneggiato e rimodellato in età medio-imperiale, nel corso dei principati di Traiano e di Adriano. Il complesso monumentale, di cui sono conservate imponenti strutture in elevato, è stato interessato da distruzioni intervenute negli anni trenta e alla fine degli anni cinquanta del Novecento. Il riconoscimento di questi interventi di demolizione e la redazione di documentazione delle stratigrafie tuttora conservate in elevato è di importanza fondamentale per il prosieguo dei lavori. Tra i dati essenziali delle ultime campagne di scavo, va menzionata la scoperta di un'area produttiva assai importante di età tardo- antica, che costituisce l'oggetto principale di questa indagine.
Il carattere innovativo della ricerca è fondato su diversi aspetti connessi agli ambiti tecnologici e metodologici che saranno posti in essere in questa ricerca. In primo luogo, le metodologie che verranno utilizzate per indagare le strutture sino a ora ignote, emerse all'interno del cortile del XII dipartimento dei Lavori Pubblici di Roma Capitale grazie agli scavi condotti dall'equipe di ricerca dell'Università di Roma La Sapienza, offriranno l'opportunità di ottenere una comprensione scientifica di elevato livello del quadro storico-archeologico dell'area dell'Insula Volusiana e del suo rapporto con la più vasta area archeologica del Foro Boario. In particolare, l'analisi delle strutture architettoniche in elevato, vista anche la natura inedita dell'area studiata, crea un nuovo legame tra gli elementi dell'Insula Volusiana e il più ampio quadro urbano del Foro Boario. Le sue importanti strutture sacre e le numerose e complesse tracce di edilizia di tipo civile caratterizzano l'intera area e costituiscono un'importante testimonianza del suo sviluppo urbanistico, studiato in questo progetto fino all'epoca tardoantica. In secondo luogo, l'importanza attribuita all'approccio interdisciplinare, basato sull'interazione dello scavo archeologico stratigrafico con lo studio delle architetture, induce all'utilizzo puntuale di strumentazione di rilevamento topografico (stazione totale, GPS) e di remote sensing (riprese fotografiche mediante drone), oltre che dalla fotogrammetria digitale tridimensionale (z-scan). In parallelo, grande attenzione sarà riservata a una integrazione dei dati in tal modo raccolti con quelli derivanti dalle analisi dei reperti catalogati in laboratorio. Infine, la mappatura dei dati topografici e archeologici (relativi non solo ai reperti ma comprensivi dei dati botanici e zoologici emersi dai precedenti scavi) effettuata in ambiente
GIS costituirà il quadro d'insieme da cui trarre informazioni e dati di sintesi utili alla ricostruzione più dettagliata del paesaggio urbano della Roma antica. Tutto questo in perfetta sinergia con i sistemi informatici e GIS già noti ed in atto come ad esempio il sistema informativo SITAR.
Inoltre, il formato dei dati GIS (sia nella sua forma di WebGIS che di semplice aggregazione di dati) consentirà una condivisione dei vari rami della ricerca, ottimizzando la gestione interna delle informazioni ed uniformando il formato finale della maggior parte dei dati di sintesi e metadati prodotti. All'indagine archeologica è stato possibile negli anni precedenti affiancare ricerche condotte da specialisti di altre discipline scientifiche. A titolo di esempio, la collaborazione con alcuni geologi del CNR è stata molto utile ai fini dello studio degli aspetti sismologici e dei dissesti idrogeologici, tendendo anche conto che l'area indagata, per di più interessata da una falda acquifera molto consistente, si trova a ridosso del fiume Tevere. L'attività di monitoraggio geomorfologico consente di caratterizzare al meglio l'ambiente naturale entro cui il Foro Boario si connota come scenario di vita durante un lunghissimo arco cronologico. La realizzazione di un'analisi globale del sito, che consenta di accostare diverse linee di studio (topografico, architettonico e artistico) condotte in parallelo, rappresenta il conseguimento degli obiettivi del progetto e porterà una visione innovativa sull'intera area di Sant'Omobono e di riflesso sulla comprensione delle dinamiche antropiche e delle trasformazioni insediative nell'area del Foro Boario.