Ciò che resta dei distretti industriali. Il caso della Regione Lazio tra ristrutturazione produttiva e internazionalizzazione dei mercati.
Componente | Categoria |
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Daniela De Leo | Componenti il gruppo di ricerca |
La profonda ristrutturazione del sistema produttivo nazionale, a seguito della crisi economica iniziata nel 2008, ha modificato sostanzialmente la geografia produttiva del paese, selezionando le aree di eccellenza e promuovendo assetti di mercato e forme di produzione del tutto nuove. In questo quadro i distretti industriali hanno visto completamente trasformato il proprio ruolo, con aree che hanno acquistato una nuova centralità, ed altre invece che hanno risentito profondamente dei nuovi assetti produttivi nazionali ed internazionali.
Il caso della Regione Lazio è particolarmente interessante perchè costituisce un'area che ha profondamente risentito della ristrutturazione produttiva derivante dalla crisi, indebolendosi sostanzialmente in quelli che sembravano promettenti settori di eccellenza. La situazione non è comunque del tutto negativa in quanto la Regione riusce a "tenere" le proprie posizioni in aree del tutto specifiche nelle quali gli insediamenti tradizionali continuano a rappresentare punti di forza non secondari.
E' questo il caso del settore farmaceutico. Pur in presenza di un processo di concentrazione su scala internazionale in chiave prettamente oligopolistica, con imprese nazionali apparentemente molto solide che vengono poste sul mercato e acquisite dai grandi leader mondiali, vi sono imprese che riescono a sopravvivere ed anche a rafforzarsi. Da qui l'importanza del caso laziale: un caso in cui un distretto industriale con caratteristiche del tutto anomale riesce a contrastare il processo di concentrazione oligopolistica e a difendere imprese molto significative che hanno operato in chiave di ristrutturazione organizzativa e di integrazione a scala nazionale e internazionale.