Il fenomeno del food waste: gli sprechi alimentari da problema a risorse

04 Pubblicazione in atti di convegno
Giannetti V., Boccacci Mariani M.

Il tema degli sprechi alimentari rappresenta un problema globale nonché una preoccupazione centrale del nostro secolo. Negli ultimi anni, il fenomeno ha assunto un’importanza crescente all’interno del dibattito scientifico e delle iniziative della società civile, fino ad essere richiamato nei documenti programmatici dell’UE e delle principali organizzazioni internazionali (FAO, UNEP, USDA, G20). Tuttavia, non esiste ancora una definizione univoca di “spreco alimentare”, così come non esistono metodologie uniformi per calcolarlo; ma, gli studi concordano che il cibo è sprecato ad ogni stadio della filiera alimentare. Si stima che annualmente nel mondo gli sprechi alimentari ammontano a circa 1.3 miliardi di tonnellate (un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano). Le cause sono molteplici e si differenziano in base al livello di sviluppo economico raggiunto (Paesi industrializzati o in via di sviluppo) e in base alla particolare struttura della filiera agroalimentare (es. standard dimensionali ed estetici, norme sulla qualità dei prodotti, surplus produttivi o fattori economici). Nel panorama europeo, i Paesi che hanno già avviato azioni e programmi volti a comprendere e contrastare il fenomeno sono molti; ma solo Francia e Italia, nel 2016, hanno adottato una legislazione nazionale in materia. Gli sprechi alimentari generano impatti negativi ambientali ed economici, ma a rendere ancora più allarmante il fenomeno è la questione sociale. Infatti, a fronte di un miliardo circa di persone nel mondo che, allo stato attuale sono sottoalimentate, gli sprechi alimentari appaiono quanto mai inaccettabili. Per stimare l’impatto ambientale di un alimento sprecato è necessario considerare il suo intero ciclo di vita utilizzando indicatori specifici quali il carbon footprint, l’ecological footprint o il water footprint; mentre per quanto riguarda l’impatto economico degli sprechi, esso include la quantificazione delle esternalità negative oltre il costo o il prezzo dei prodotti gettati via. Viste le dimensioni assunte dal fenomeno e soprattutto dalla portata dei suoi impatti, gli sprechi alimentari si allontanano di molto da quelli che sono gli obiettivi di sostenibilità da intraprendere a livello mondiale. Pertanto, la promozione di iniziative di sensibilizzazione e di recupero degli sprechi (es. attraverso il recupero delle eccedenze produttive a fini solidali o per la produzione di bioenergie), oltre all’applicazione di un quadro legislativo, dovrebbe far crescere la consapevolezza di consumatori, produttori, istituzioni e politica che in un mondo in crisi economica, ambientale e sociale, lo spreco è un fenomeno totalmente insostenibile, e non è più consentito. La sostenibilità non può più essere considerata un mero concetto teorico, ma è necessario ripensare i modelli di produzione e di consumo, rivedere comportamenti e stili di vita, per intraprendere un percorso mirato verso una società compatibile con i bisogni delle attuali e delle future generazioni. In tale contesto, la Commissione europea ha presentato un pacchetto per sostenere la transizione dell’UE verso un’economia circolare, nel quale la prevenzione e la minimizzazione degli sprechi alimentari sono parte integrante.

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