Il fenomeno del food waste: gli sprechi alimentari da problema a risorse
Il tema degli sprechi alimentari rappresenta un problema globale nonché una preoccupazione centrale del nostro secolo. Negli ultimi anni, il fenomeno ha assunto un’importanza crescente all’interno del dibattito scientifico e delle iniziative della società civile, fino ad essere richiamato nei documenti programmatici dell’UE e delle principali organizzazioni internazionali (FAO, UNEP, USDA, G20). Tuttavia, non esiste ancora una definizione univoca di “spreco alimentare”, così come non esistono metodologie uniformi per calcolarlo; ma, gli studi concordano che il cibo è sprecato ad ogni stadio della filiera alimentare. Si stima che annualmente nel mondo gli sprechi alimentari ammontano a circa 1.3 miliardi di tonnellate (un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano). Le cause sono molteplici e si differenziano in base al livello di sviluppo economico raggiunto (Paesi industrializzati o in via di sviluppo) e in base alla particolare struttura della filiera agroalimentare (es. standard dimensionali ed estetici, norme sulla qualità dei prodotti, surplus produttivi o fattori economici). Nel panorama europeo, i Paesi che hanno già avviato azioni e programmi volti a comprendere e contrastare il fenomeno sono molti; ma solo Francia e Italia, nel 2016, hanno adottato una legislazione nazionale in materia. Gli sprechi alimentari generano impatti negativi ambientali ed economici, ma a rendere ancora più allarmante il fenomeno è la questione sociale. Infatti, a fronte di un miliardo circa di persone nel mondo che, allo stato attuale sono sottoalimentate, gli sprechi alimentari appaiono quanto mai inaccettabili. Per stimare l’impatto ambientale di un alimento sprecato è necessario considerare il suo intero ciclo di vita utilizzando indicatori specifici quali il carbon footprint, l’ecological footprint o il water footprint; mentre per quanto riguarda l’impatto economico degli sprechi, esso include la quantificazione delle esternalità negative oltre il costo o il prezzo dei prodotti gettati via. Viste le dimensioni assunte dal fenomeno e soprattutto dalla portata dei suoi impatti, gli sprechi alimentari si allontanano di molto da quelli che sono gli obiettivi di sostenibilità da intraprendere a livello mondiale. Pertanto, la promozione di iniziative di sensibilizzazione e di recupero degli sprechi (es. attraverso il recupero delle eccedenze produttive a fini solidali o per la produzione di bioenergie), oltre all’applicazione di un quadro legislativo, dovrebbe far crescere la consapevolezza di consumatori, produttori, istituzioni e politica che in un mondo in crisi economica, ambientale e sociale, lo spreco è un fenomeno totalmente insostenibile, e non è più consentito. La sostenibilità non può più essere considerata un mero concetto teorico, ma è necessario ripensare i modelli di produzione e di consumo, rivedere comportamenti e stili di vita, per intraprendere un percorso mirato verso una società compatibile con i bisogni delle attuali e delle future generazioni. In tale contesto, la Commissione europea ha presentato un pacchetto per sostenere la transizione dell’UE verso un’economia circolare, nel quale la prevenzione e la minimizzazione degli sprechi alimentari sono parte integrante.