Design per lo spazio pubblico. La resilienza dei minimi sistemi. Design dei minimi sistemi.

02 Pubblicazione su volume
Dal Falco Federica

Il contributo affronta il tema dell’effimero urbano considerando alcuni fondamentali antecedenti storici che hanno segnato teorie e pratiche di tale dimensione progettuale in relazione allo spazio pubblico. Il riferimento allo scritto di Benjamin e Lacis “Neapel” pubblicato sulla rivista Frankfurter Zeitung il 19 agosto del 1925, nel quale la città partenopea è identificata metaforicamente nella sua “porosità”, rappresenta il prodromo delle molteplici forme fluide e transitorie con cui l’effimero e la trasversalità dei linguaggi sono stati praticati nelle loro varianti evolutive dalla seconda metà del Novecento alla contemporaneità. Nei primi anni Settanta, lo scenario di un nuovo approccio artistico e progettuale volto a rivalutare il concetto di esperienza creativa, era stato sperimentato da Achille Bonito Oliva con la Mostra Contemporanea 1973- 1955 allestita nel parcheggio di Villa Borghese. Questo modello prevedeva lo sconfinamento della molteplicità dei linguaggi in spazi concepiti per altre funzioni, con “incursioni” il cui obiettivo era di segnare il territorio, imprimendo differenti valori. Nella Roma degli anni di piombo, il meraviglioso urbano di Renato Nicolini ha introdotto attraverso il concetto-chiave dell’effimero un elemento immaginifico, colto e leggero, e attribuito nuovi significati a frammenti periferici e ad aree centrali monumentali. L’Estate romana è nata nel segno di un’operazione culturale capace di innescare un processo di socializzazione dell’immaginario e di culturalizzazione radicale. Questo fenomeno legato allo sviluppo della comunicazione di massa, ha comportato un elemento di crisi, proprio dovuto alla sua peculiare transitorietà. Nel XXI secolo, l’effimero appare come l’espressione più netta dei confini sfumati che caratterizzano la dimensione fluida della connettività urbana. L’estetica contemporanea è caratterizzata dai concetti di spazio, evento e movimento, con una progettualità debole e diffusa. Questo complesso sistema di segni materiali e immateriali è associato alla comunicazione con nuove narrazioni sulle identità culturali, sociali e antropologiche che trasformano la città attraverso la multisensorialità e con nuovi strumenti di condivisione nel segno della rigenerazione urbana. La dimensione progettuale dell’effimero deve misurarsi con una condizione di crisi considerando prioritaria l’emergenza ambientale e l’inclusione sociale. In questo contesto, il design ha un ruolo trasversale capace di creare stratificazioni leggere e sinergie tra contesti urbani, territoriali e Cultural Heritage, nell’ottica di valorizzare le identità culturali e sociali secondo una visione organica e interscalare.

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