In un momento di passaggio come quello che stiamo vivendo, segnato dagli effetti ormai prolungati della legge 240 del 2010 che ha ridotto il potenziale di crescita e di sviluppo dell'Università italiana, risulta importante ritrovare quei modelli che hanno caratterizzato nel tempo tanto le specificità disciplinari degli insegnamenti e delle ricerche - che nella macroarea di pertinenza attengono alle materie dell'architettura, dell'urbanistica e del calcolo strutturale - quanto la loro interrelazione.
Lo spirito che anima la presente ricerca è quello di mantenere viva la memoria storica, l'eredità e l'identità di una Scuola di progettazione integrata - tra scienza e intuizione - con lo sguardo rivolto verso il futuro, in una fase di congiuntura per il paese che sta portando alcune discipline a occuparsi alla difesa del proprio settore dimostrando poco interesse per gli aspetti interdisciplinari.
Un riferimento è al libro dal titolo "La Scuola italiana di Architettura 1919-2012" recentemente pubblicato dal Prof. Arch. Claudio D'Amato (Gangemi, Roma 2019, ISBN: 978-88-492-3732-0) nel quale i Corsi di laurea di Ingegneria Edile-Architettura - tanto cari a Enrico Mandolesi che contribuì a crearli - non vengono menzionati, limitandosi l'autore a trattare le sole Scuole di Architettura.
Andare a riscoprire quel solido bagaglio d'identità culturale che appartiene alla nostra facoltà di Ingegneria, significa dare il giusto riconoscimento a una lunga tradizione di didattica e ricerca integrata.
Se è vero che è necessario celebrare degnamente il primo centenario della nascita della Scuola Superiore di Architettura di Roma - circostanza che rende ormai pienamente visibile e compiuto il suo affrancamento dalla facoltà di Ingegneria da cui proviene - è anche vero che quell'equilibrio tra scienza e intuizione non può andare perso, e che è pertanto necessario riscoprire e rendere pubblici gli esiti di una ricerca sull'insegnamento dei Maestri della facoltà di Ingegneria di Roma.
Allo stato dell'arte la conoscenza delle vicende che si sono susseguite nella facoltà di Ingegneria di Roma non sono del tutto note, e quando lo sono non è presente un testo a stampa che le raccolga in maniera continuativa, specialmente per quanto riguarda l'Ingegneria civile, l'edile e, da un ventennio, l'edile-architettura. Per quanto riguarda le relazioni tra Ingegneria e Architettura, inoltre, molti aspetti necessitano ancora di essere portati alla luce in quanto questo rapporto è vissuto in alcuni ambiti solo come necessario, appunto, spesso in realtà riducendolo quando possibile. Una parte consistente della presente ricerca prende le mosse dalla convinzione che invece tanto l'architettura quanto l'urbanistica non possano fare a meno delle componenti tecnologiche strutturali e impiantistiche e che queste debbano crescere insieme al progetto. Pertanto architettura e ingegneria, come dicevano i grandi maestri, e tra questi in primis Le Corbusier, devono camminare insieme, convivere in maniera unitaria e non disgiunta. Da quando alla fine degli anni '90 il nostro emerito Enrico Mandolesi contribuì in maniera sostanziale a fondare i corsi di Laurea di Ingegneria Edile-Architettura con riconoscimento europeo, i nostri laureati hanno dimostrato, grazie alla robustezza degli studi effettuati, di essere in grado di risolvere multiple questioni in ambito progettuale, occupare posizioni manageriali negli studi di progettazione in Italia e all'estero, in una parola di riuscire a sovrintendere a tutte le fasi del progetto. Questo ha provocato non poche gelosie in ambito nazionale nel dibattito con le facoltà di Architettura, meno strutturate dei nostri Corsi di Laurea in termini di crediti nelle materie di base e negli insegnamenti ingegneristici. Si potrebbe osservare che ci troviamo di fronte a un conflitto incontenibile che porterà ciascuna delle due parti a rafforzare le proprie posizioni in termini di specificità e competenze che storicamente gli sono state attribuite. Anche solo per questo motivo è pertanto necessario ricostruire la nostra storia per comprendere quali sono queste competenze e specificità, tanto nel progetto di architettura, quanto in quello alla scala dell'urbanistica, per non parlare del progetto strutturale, di quello degli impianti (che oggi rivestono oltre il 30% delle voci di costo di un edificio), o addirittura delle opere infrastrutturali e della loro manutenzione nel tempo.
Un avanzamento nelle conoscenze, inteso in questo senso, significa realizzare uno studio dimostrativo di una continuità nel tempo di insegnamenti gemellati a quelli delle Facoltà di Architettura, con dipartimenti e docenti a cavallo tra le due, con competenze che da sempre - e anche questo va testimoniato - coesistono, e non può essere che così dato che gli edifici e la città devono essere, secondo Vitruvio Pollione e noi con lui, utili, solidi e belli.
In realtà gli architetti si sono ritagliati competenze specifiche e un'operatività esclusiva nell'ambito degli interventi sul patrimonio edilizio esistente tali per cui i nostri laureati, onde poter intervenire in tal senso, devono effettuare l'esame di stato ed iscriversi all'albo degli architetti.
Un focus su un aspetto di genere, che riguarda il ruolo della componente femminile nella Facoltà di ingegneria, è anch'esso uno degli obiettivi della presente ricerca verso l'avanzamento delle conoscenze rispetto allo stato dell'arte.