Anno: 
2017
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_568974
Abstract: 

L'obbiettivo del progetto è di sviluppare un'analisi critica del rapporto tra estetica e decostruzione, facendo riferimento al lavoro teorico di Jacques Derrida. Si tratta di un rapporto che non è ovvio. Benché vi siano numerosi testi che testimoniano un dialogo teorico con artisti e opere d'arte, non è un caso che Derrida non abbia mai scritto un libro esplicitamente dedicato all'estetica. Questa "mancanza" non è dovuta soltanto alla ben nota resistenza derridiana agli inquadramenti disciplinari e alla sua tendenza a fuggire ogni sistematizzazione teorica. C'è in effetti un legame essenziale tra quella disciplina specialistica che si costituisce con Baumgarten e Kant e il progetto teorico del soggettivismo moderno. Poiché la decostruzione implica una critica radicale del soggettivismo, il pensiero derridiano sembra condurre inevitabilmente ad una liquidazione dell'estetica. Così uno dei lettori più attenti di Derrida, Geoffrey Bennington, ha potuto affermare in modo perentorio: "there can in principle be no deconstructive aesthetics". Tuttavia, sottoscrivendo questa tesi, per molti versi condivisibile, si rischia di non vedere «la necessità critica» - per riprendere le parole dello stesso Derrida - di un «momento estetico» all'interno della decostruzione.
In realtà quella Derrida si rifiuta di tematizzare esplicitamente è l'estetica moderna. È possibile dunque prendere le distanze dal soggettivismo razionalista e nello stesso tempo rilevare che un'altra estetica è possibile e che, anzi, proprio all'interno di un'estetica come "filosofia non speciale" si possono trovare gli argomenti per un ripensamento radicale dell'idea di soggetto. Il progetto qui presentato si propone dunque di mostrare che, nonostante la diffidenza di Derrida e dei derridiani nei confronti dell'estetica e nonostante la diffidenza degli studiosi di estetica nei confronti di Derrida, l'incontro tra estetica e decostruzione è non solo possibile, ma anzi necessario.

Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_816062
Innovatività: 

Nella letteratura specialistica di lingua italiana manca ad oggi un lavoro di sintesi che articoli analiticamente e in modo sistematico il rapporto tra estetica e decostruzione facendosi carico dei tre problemi generali che ho esposto sopra (decostruzione della nozione fenomenologica di intuizione, decostruzione delle categorie fondanti dell'esperienza estetica in senso specifico, analisi del rapporto tra il pensiero derridiano e le arti). Il lavoro che si propone qui ha come obbiettivo la realizzazione di una monografia che possa colmare questa lacuna consentendo un ulteriore avanzamento tanto degli studi di estetica e quanto degli studi derridiani.
Un ulteriore elemento di innovatività della ricerca qui proposta è legato alla scelta metodologica di fondo. Benché il lavoro qui proposto abbia come punto di riferimento principale Derrida, il metodo con cui la ricerca sarà condotta sarà quello fenomenologico. Si tratta qui evidentemente di una fenomenologia "aperta" che si discosta dai pregiudizi idealistici e razionalistici che ancora gravano sul progetto husserliano, senza però rinunciare all'ambizione di produrre una descrizione analitica dell'esperienza che metta capo a distinzioni concettuali rigorose. Una scelta metodologica di questo genere implica una certa presa di distanze dallo stile della scrittura derridiana, uno stile caratterizzato dalla cosciente ricerca della plurivocità semantica e da una risoluta opzione antisistematica. In un certo senso si può dire che il progetto qui proposto nasce come un tentativo di "tradurre" alcuni nuclei teorici del pensiero Derrida in termini fenomenologici.
Si può dire dunque che la ricerca che qui si propone è innovativa nella misura in cui rappresenta il tentativo di proporre una sintesi tra due ambiti di ricerca - gli studi di estetica e gli studi derridiani - che fino a questo momento si sono incontrati in modo per lo più occasionale e tra due metodologie di ricerca filosofica - il metodo fenomenologico e la critica decostruzionista - che tendenzialmente sono percepite come antitetiche l'una all'altra.
Più in generale la ricerca qui proposta può contribuire in modo significativo a superare una visione della decostruzione molto radicata non solo nella divulgazione ma anche negli studi specialistici. Il pensiero derridiano appare il più delle volte come una forma esasperata di relativismo che conduce ad esiti nichilistici. Nella prospettiva teorica di questo progetto, invece, decostruire non significa tanto distruggere o demolire, quanto piuttosto ripensare criticamente. A partire dagli anni '60 e '70 Derrida è impegnato in una grande impresa teoretica che ha tra i suoi obbiettivi principali una critica radicale delle nozioni tradizionali di scrittura e testualità. Lavorando su queste nozioni Derrida ci fornisce, sia pure implicitamente e in maniera asistematica, un paradigma teorico alternativo che ci consente di pensare in modo nuovo quelle che forse sono le categorie più fondamentali per l'estetica: percezione, immaginazione, segno, metafora, autore, lettore, opera, riferimento (inteso come rapporto tra un testo o una immagine e il "fuori-testo", la "realtà"), cornice (o parergon), interpretazione. Si tratta dunque di esplicitare, sistematizzare e analizzare criticamente questo paradigma teorico che Derrida ha presentato solo in modo implicito.
Nello stesso tempo la ricerca qui proposta è innovativa nella misura in cui parte da un approccio non convenzionale all'estetica. In effetti se si concepisce l'estetica come una disciplina specialistica di tipo soggettivistico difficilmente si potrà scorgere la necessità di porre il tema del rapporto tra estetica e decostruzione. La ricerca che qui si propone si colloca dunque nel quadro di un più ampio processo di allargamento degli orizzonti dell'estetica. In Italia questo approccio innovativo è stato inaugurato e autorevolmente sviluppato in modo particolare da Emilio Garroni e dai suoi allievi (cfr. Garroni, E. "Ricognizione della semiotica", Officina Edizioni, 1977; Id. "Immagine, linguaggio, figura", Laterza, 2005; Id. "Estetica uno sguardo attraverso", Garzanti, 1995; Id. "Senso e paradosso", Laterza 1986, Montani, P., "Il debito del linguaggio", Marsilio, 1985; Id. "Tecnologie della sensibilità. Estetica e immaginazione interattiva", Raffaello Cortina, 2014; Id. "L'immaginazione intermediale", Laterza, 2010; Id. P. "Bioestetica", Carocci, 2007). Nella prospettiva garroniana l'estetica, intesa come una "filosofia non speciale", non è una riflessione sull'arte che si occupi in modo esclusivo dei problemi settoriali legati al bello o al gusto, ma è una teoria generale dell'esperienza sensibile che ha - o meglio può avere - nell'arte un referente esemplare. La ricerca che qui si propone ha l'ambizione di mostrare che questo genere di estetica può e deve dialogare produttivamente con la decostruzione.

Codice Bando: 
568974
Keywords: 

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