Calabria, Sicily, and the Umbria-Marche and Sabina Apennines display styles of extension during the Early Jurassic rift phase, which can be contrasted based on recent advances in research across these regions. These structural differences also resulted in differences in the development and geometries of the pelagic and clastic deposits which characterize the network of basins and structural highs of each continental-margin tract. Jurassic Calabria was part of a vast high of the Hercynian basement, also including the Sardinia-Corsica block, made of metamorphic and intrusive Paleozoic rocks. Here the rift faults coud locally have a marked oblique-slip component, which resulted in the sequestering of clastic sediments within geographically isolated compartments. In the Apennines, the pattern of synsedimentary faults was dictated over by the existence of very thick Upper Jurassic salt, which acted as a shallow (in the Early Jurassic) detachment layer and was instrumental in producing a dense network of small structural highs and narrow basins. In Western Sicily (Trapanese and Sciacca Domains), basaltic volcanism accompanied the stretching of the African Plate.
Il lavoro dei questa unità di ricerca sarà basato sul lavoro di terreno, in particolare sul rilevamento geologico. Negli ultimi anni questo gruppo ha raggiunto risultati importanti sul piano sia delle vere e proprie scoperte scientifiche che della dimensione e varietà di spettro dei prodotti pubblicati, proprio grazie al fatto di utilizzare le metodologie classiche del rilevamento geologico unite ai concetti di punta della sedimentologia, della geologia stratigrafica e stratigrafia, e della geologia strutturale. Nella nostra esperienza questo è l'approccio più efficace per affrontare i temi della geologia regionale e della paleogeografia, una riprova della estrema vitalità della disciplina del rilevamento geologico in questo millennio. Si tratta di un classico caso di ricerca innovativa fatta con mezzi "tradizionali", a proposito della cui essenziale importanza basti pensare che le aree di studio della Calabria e della Sicilia non sono coperte da cartografia geologica dalla fine dell''800! Il Foglio 266 "Sciacca" alla scala 1:100.000, ad esempio, nel quale ricadono le zone prescelte per la nostra ricerca sull'omonimo Plateau, fu rilevato tra il 1877 ed il 1882 sotto la direzione di G. G. Gemmellaro.
Ognuno dei tre temi regionali enunciati nel programma rappresenta un campo nuovo, largamente inedito e fortemente innovativo.
Non esistono al momento lavori che evidenzino le relazioni tra strutture giurassiche e faglie Quaternario-Attuali, a parte qualche nota preliminare di alcuni degli scriventi. Questo tipo di studio è possibile poiché proprio il proponente ha sviluppato negli anni il know-how per definire l'architettura dei sistemi deposizionali giurassici nella Tetide, proponendo modelli ora utilizzati dalla comunità scientifica. Inutile sottolineare l'impatto di questo tema anche in chiave rischi geologici.
A parte gli articoli, innovativi ma necessariamente generici e ad ampia scala, pubblicati negli anni '80 dalla scuola di Bouillin, non esistono lavori nei quali il rift giurassico esposto in Calabria in Sila sia trattato analiticamente, cioè mappando i margini di bacino, delimitando gli elementi paleostrutturali e definendo i paleoambienti sedimentari, al di fuori di quelli prodotti dai componenti di questo gruppo di ricerca (v. bibliografia). Anche questo filone di ricerca non smette mai di fornire elementi nuovi, anche legati al fatto di rilevare sistematicamente, alla scala 1:5.000, territorio precedentemente mai o solo sporadicamente battuto. Come descritto nelle sezioni precedenti, l'eventuale messa in luce di un carattere transtensivo del rift calabro, ipotizzabile sulla base di osservazioni preliminari, fornirebbe un contributo importante in chiave geodinamica, oltretutto nell'unica regione italiana in cui le faglie del rift giurassico si possono osservare direttamente all'interno del basamento ercinico paleozoico.
Il tratto di paleomargine africano esposto nella zona di Sciacca in Sicilia presenta caratteri unici sotto diversi aspetti. Innanzitutto, esso reca evidenze del fatto che le discontinuità crostali generatesi col rifting giurassico abbiano favorito l'emissione di prodotti vulcanici di natura basaltica, prodotti conosciuti anche, a diversi intervalli stratigrafici, nelle successioni del settore ibleo. L'ampiezza stessa del Plateau di Sciacca si può ritenere sia indicazione dell'ampia spaziatura delle faglie giurassiche, almeno quelle che hanno determinato la genesi del Plateau. Faglie minori, infatti, con anche associate geometrie di rollover, sono documentate entro il calcari di Inici come sigillate dalla formazione stessa, un indizio che la rapida sedimentazione carbonatica di mare basso poteva compensare i tassi di subsidenza tettonici. Poichè sappiamo che la densità, spesso estrema, delle faglie giurassiche nell'Appennino umbro-marchigiano si legava alla presenza di uno spesso (>1.5 km) intervallo di evaporiti in posizione (all'epoca del rifting) molto superficiale (direttamente sotto uno spessore variabile da 300 a 1000 m di Calcare Massiccio), il caso siciliano, analogamente a quello sudalpino, rappresenterebbe l'estremo opposto- con un minor numero di faglie maestre aventi però rigetti notevoli. Eventuali ricadute della peculiare storia termica mesozoica di questo settore "africano" sulla storia della subsidenza di questa regione potrebbero rivelarsi attraverso un'analisi paleoambientale dei depositi pelagici deposti sul Plateau. L'analisi di un settore-campione del Plateau, mostrante corpi sedimentari con geometrie mai prima documentate su un altofondo fossile e legate all'azione di correnti di fondo, contribuirà a documentare questa evoluzione, che anche qui è possibile scandire con precisione attraverso l'uso della biostratigrafia ad ammoniti.