Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1982627
Anno: 
2020
Abstract: 

Al netto del contributo offerto dal realismo classico alla comprensione degli affari internazionali, la sua interpretazione del fenomeno delle potenze revisioniste, ovvero di quegli stati che optino per obiettivi di mutamento ed alterazione dello status quo internazionale, lascia in un cono d¿ombra un aspetto cruciale. Si tratta della possibilità che la sfida all¿ordine vigente abbia una natura più circoscritta, sotto il profilo squisitamente geografico o sotto quello delle modalità attraverso cui essa prende forma. Anche la distinzione introdotta dalle teorie delle transizioni di potere tra strategie rivoluzionarie e incrementali non si traduce in una disamina teorica ed empirica delle modalità impiegabili dai revisionisti incrementali. Se, infatti, le potenze rivoluzionarie impiegano strumenti chiaramente identificabili come l'espansione militare, la coercizione economica, l'imposizione di modelli culturali o ideologie, la teoria delle Relazioni Internazionali non chiarisce cosa sia da aspettarsi dalle potenze insoddisfatte dello status quo ma non in grado o non intenzionate ad utilizzare mezzi così radicali. Per contribuire a colmare questa lacuna e, quindi, ad una rappresentazione più dettagliata e fedele del revisionismo incrementale, il progetto prende in esame alcuni casi rilevanti di potenze revisioniste incrementali del presente - come la Federazione Russa o la Repubblica Popolare Cinese nel post-Guerra fredda (1991-2020) - e del passato - come il Regno di Sardegna/Regno d¿Italia (1815-1870), gli Stati Uniti (1815-1898), il Giappone dalla fine della Grande guerra all'invasione della Manciuria (1919-1931) , l'Italia e l'Unione Sovietica nel periodo interbellico (1919-1939) - e ne esamina la condotta per quanto riguarda la dimensione militare. A tal scopo, l'analisi condotta è principalmente di natura comparativa.

ERC: 
SH2_5
SH2_3
SH2_1
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2549817
Innovatività: 

Alla luce di quanto visto, il realismo classico si è confrontato prevalentemente con il problema dell¿oggetto delle ambizioni revisioniste (cosa?), indagando se queste cerchino un mutamento dell¿ordine internazionale su scala globale o se abbiano obiettivi di portata più limitata, come un riassetto della sua proiezione su scala regionale o locale. La corrente neo-realista, dal canto suo, ha spostato l¿attenzione sull¿origine (perché?) dell¿adozione di una postura revisionista, ricercandone le cause nei fattori strutturali. In questo ambito, inoltre, è stata avviata anche una prima riflessione sulle politiche realizzate (come?) dalle potenze revisioniste per ottenere i mutamenti auspicati. Il realismo neo-classico, infine, ha riflettuto soprattutto sulle due prime domande, offrendo un contributo particolarmente innovativo sulla distinzione tra dimensione distributiva e normativa (cosa?).
La letteratura sorta sul revisionismo nel campo realista ha spiegato sia cosa gli sfidanti dell'ordine internazionale desiderano modificare, sia perché scelgono di assumere tale postura. Al contrario, non è ancora emersa un¿elaborazione sistematica sulle modalità attraverso cui il revisionismo prende forma. Definizioni operative dell¿azione revisionista sono state l¿oggetto di lavori che hanno trattato alcuni casi studio , che però restano su un livello a-teorico o indagano casi specifici in riferimento a un¿ipotesi, ma senza procedere a generalizzazioni. Oppure sono emerse nei documenti strategici elaborati da policy-maker, come quelli pubblicati negli anni dal governo degli Stati Uniti , ma con obiettivi ontologicamente diversi da quelli della ricerca scientifica. Quello che, tuttora, appare essere il principale vuoto in letteratura, dunque, è l'assenza di un tentativo di operazionalizzazione del come essere revisionisti. E, soprattutto, di come esserlo se si adotta una strategia ¿incrementale¿.
Come si è potuto accennare, infatti, la maggiore lacuna nel corpus teorico realista su questo tema riguarda l¿assenza di un modello d¿azione delle potenze revisioniste. Tuttavia, questo può essere più agevolmente ricavato per quanto riguarda i revisionisti rivoluzionari, che hanno attirato una maggiore attenzione a causa del ruolo svolto nelle due guerre mondiali e nella Guerra fredda. La vocazione revisionista di questi Stati prevede un confronto diretto e a tutto campo con quelli conservatori, tanto da innescare un processo di degenerazione dell¿ordine internazionale che spesso culmina in una guerra ¿maggiore¿ (o ¿egemonica¿). Lo stesso non si può dire, invece, per i revisionisti incrementali, il cui percorso riflette la continua necessità di moderazione . Tale scelta è generalmente compiuta da uno sfidante dell¿ordine internazionale che vuole evitare una competizione assoluta - ovvero in tutte le dimensioni del potere e non soggetta a freni se non quelli di tipo strutturale - con il garante dello status quo. In altre parole, è adottata da ¿insoddisfatti¿ che preferiscono modificare selettivamente gli equilibri di potere vigente.
Da un esame preliminare, ci si aspetta di conseguire un avanzamento significativo della conoscenza sul tema delle potenze revisioniste incrementali. Infatti, una ricognizione superficiale già suggerisce che i casi storici di potenze insoddisfatte ma, al contempo, incapaci di o non intenzionate a montare una sfida campale nei confronti dell¿ordine esistente, presentano tratti ricorrenti. Ad esempio, è possibile rintracciare nelle politiche estere di alcuni di questi un comune elemento di prudenza che si traduce nel continuo ricorso alla diplomazia coercitiva, ovvero all¿impiego limitato della forza militare nelle dispute con gli altri stati ma senza che l¿escalation conduca alla guerra aperta. In questo senso i revisionisti incrementali si discostano significativamente da quelli rivoluzionari che trovano nel conflitto aperto uno strumento adatto ad avanzare i propri interessi nazionali. Similmente, per quanto riguarda la cooperazione militare i revisionisti incrementali sembrano adottare una postura minimalista, al limite dell'isolazionismo, o ambigua, che oscilla tra il campo revisionista e quello conservatore.
Uno studio più sistematico dei casi storici di potenze revisioniste del presente - come la Federazione Russa o la Repubblica Popolare Cinese nel post-Guerra fredda (1991-2020) - e del passato - come il Regno di Sardegna/Regno d'Italia (1815-1870), gli Stati Uniti (1815-1898), il Giappone dalla fine della Grande guerra all'invasione della Manciuria (1919-1931), l'Italia o l'Unione Sovietica nel periodo interbellico (1919-1939) - costituirebbe una rilevante aggiunta al dibattito sul mutamento internazionale e fornirebbe un quadro più dettagliato delle possibili politiche estere di uno stato ¿insoddisfatto¿ dello status quo militare.

Codice Bando: 
1982627

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma