Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1543388
Anno: 
2019
Abstract: 

Vera e propria costituzione invisibile della democrazia, la fiducia è diventata, nell'Europa della Moneta Unica, una risorsa decrescente. Studi autorevoli offrono ormai evidenze inoppugnabili di quanto l'immagine dell'Europa si sia deteriorata agli occhi dei cittadini dell'Unione. La messa a punto di nuove strategie per dissipare l'euroscetticismo e accrescere la fiducia nelle istituzioni politiche comunitarie, in un'atmosfera etica caratterizzata da diffusa incertezza, gestita con il ricorso a nuove e vecchie forme di nazionalismo, localismo e politica identitaria, sta diventando quindi sempre più indispensabile per rigenerare il progetto europeo. La presente proposta s'inscrive all'interno di questa più generale premessa, con l'obiettivo di fornire una contestualizzazione storica e sociologica di lungo periodo del nesso interattivo tra fiducia sociale e sistema della governance europea. Scopo più specifico è ricostruire la genealogia del "vario antieuropeismo", cercando di comprendere in che misura la crisi di legittimazione dell'Europa debba considerarsi parte integrante di una più generale crisi della democrazia rappresentativa, nonché dei limiti politico-istituzionali del processo d'integrazione, o - come si è propensi a credere - un fenomeno legato a caratteri di più lungo periodo della storia politica e culturale dell'Europa moderna e contemporanea. Attraverso una prospettiva comparativa, transnazionale e di lungo termine la ricerca indagherà l'interazione con la dimensione politica, istituzionale e ideale dell'Europa, di fenomeni quali i processi di sovranazionalizzazione della politica monetaria e finanziaria; la redistribuzione globale del reddito e il suo nesso con le dinamiche simboliche di autorappresentazione del ceto medio; la ridefinizione in termini politico-gestionali dei confini tra pubblico e privato e tra Stato e mercato; l'incremento e la caduta di statualità; i processi di denazionalizzazione e rinazionalizzazione della sfera pubblica.

ERC: 
SH6_8
SH3_1
SH6_10
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_1951529
sb_cp_is_1972258
sb_cp_is_1934832
Innovatività: 

La crescente rilevanza della fiducia nelle dinamiche sociali e politiche è dovuta alla complessità, all'incertezza e al rischio che caratterizzano le società contemporanee, a causa dell'indebolimento e della frammentazione delle strutture sociali, che rendono sempre più difficile prevedere e gestire il futuro. Più di quanto non fosse nel contesto della modernità, la fiducia diventa una componente fondamentale dell'azione umana, nonché il presupposto per assicurare un livello accettabile di coordinamento e sincronizzazione fra gli attori in tutte le sfere della vita sociale. Giova osservare come la relazione tra fiducia e governance sia stata inclusa come tema di ricerca nell'ambito dei Programma di ricerca dell'Unione europea (Horizon 2020) sulla base delle indicazioni fornite dalla conferenza intitolata "Fiducia: ricerca europea che crea società resilienti", promossa dalla Commissione europea nell'ottobre 2015.
Le strategie finalizzate a incrementare o a ricostituire la fiducia nella governance europea e il modo in cui esse possono essere realizzate nella società democratica contemporanea sono dunque temi attuali e rilevanti sia a livello di policy che a livello teorico (Ongaro 2015). Assicurare un sempre maggiore e proficuo grado di interdisciplinarietà al dibattito scientifico e teorico sul nesso tra governance e fiducia diventa - in questa prospettiva - un compito essenziale e irrinunciabile. Il progetto che qui presentiamo punta a far proprio questo compito, assumendo come obiettivo primario la generazione di nuove conoscenze - nonché la riorganizzazione di quelle esistenti - sui meccanismi della fiducia nella governance europea, funzionali al al superamento delle partizioni disciplinari e dei perimetri cognitivi e metodologici tuttora esistenti fra i diversi macrosettori e, nel caso specifico, tra scienze umane e scienze sociali. L'avanzamento delle conoscenze conseguito sul terreno teorico sarà infine essenziale allo scopo di fornire raccomandazioni e indicazioni su come invertire la tendenza all'indebolimento delle istituzioni europee e della loro capacità di mobilitare i cittadini e di accrescere il loro senso di identità e appartenenza ai valori di una Europa solidale, inclusiva e cooperativa.
2. Sul piano dei possibili "antidoti" alle retoriche del "vario antieuropeismo" e alla crisi di fiducia verso il sistema di governance europeo, si focalizzerà l'attenzione su alcuni nodi cruciali, quali:
a) la programmazione di politiche tendenzialmente più riformiste e redistributive contro le crescenti tendenze all'inasprimento delle diseguaglianze sociali; b) il costante monitoraggio della dimensione pluralistica dei sistemi politici contemporanei (sostanziale vigenza dello Stato di diritto, pluralismo dell'informazione, sviluppo della dimensione liberale e non meramente elettorale della democrazia); c) la rivalutazione di una cultura dell'intermediazione, che restituisca senso alla democrazia rappresentativa, investendo nella crescita culturale della cittadinanza e recuperando, relativamente alle élite, il valore della formazione e dell'esperienza; d) la necessità di evidenziare - contro le diffuse tentazioni "autarchiche" e "sovraniste" - i limiti e le contraddizioni del moderno Stato-nazione alla luce di un contesto profondamente mutato, nonché di accogliere la preziosa indicazione arendtiana a ripensare la sfera pubblica - in primis quella europea - "oltre lo Stato-nazione" stesso, rivelatosi già all'indomani della Prima Guerra mondiale, incapace di conciliare il principio della sovranità nazionale con quello del rispetto dei diritti umani universali, e, in particolare, del diritto ad avere diritti semplicemente in quanto membri della specie umana (Arendt 1958). Ciò implica, anche per il progetto europeo, uno slittamento dal concetto di ethnos a quello di demos, inteso come "acquisizione culturale" (e non "naturale") di coloro che contribuiscono a costruirlo.
Sul piano storico, infine, il discorso antieuropeista mostra un profilo comune, che si colloca al di là delle singole appartenenze nazionali e gode di una ricezione ampia e circolare. L'ipotesi è che buona parte del suo successo derivi - contrariamente all'opinione corrente - dal fatto di comporsi di materiali retorici e concettuali antichi, ben radicati nella storia e nell'identità stessa dell'Europa. Qualunque sia il grado di consapevolezza che la determina, non c'è dubbio che questa operazione di calco sia efficace, dal punto di vista ideologico prima ancora che comunicativo: non inventando nulla di nuovo, il discorso antieuropeista non fa che riattivare convinzioni, immagini e connessioni già ben familiari ai cittadini e alle cittadine del continente. Ricostruire in prospettiva storica i riferimenti e le ascendenze esplicite o (più spesso) implicite di questi sistemi concettuali e narrativi è dunque indispensabile per decodificarne la natura e la logica di funzionamento.

Codice Bando: 
1543388

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