L'anemia sideropenica è una frequente condizione clinica caratterizzata da bassi valori di emoglobina (Hb). Le patologie gastrointestinali sono tra le principali cause di anemia sideropenica. Quest'ultime causano tale quadro clinico mediante diversi meccanismi patogenetici, che spesso non permettono un'efficace risoluzione dell'anemia mediante terapia marziale per os. Nella pratica clinica si è quindi reso necessario ricorrere a preparati a base di ferro per infusione endovenosa. Uno dei più utilizzati è il carbossimaltosio ferrico (FCM). Dalla nostra esperienza clinica, in circa il 70% dei pazienti con anemia da causa gastrointestinale, trattati con FCM, è possibile ottenere una risoluzione dell'anemia a 12 settimane. Nel restante 30% dei casi è necessario eseguire una nuova infusione. Ad oggi non è possibile identificare precocemente questi pazienti. Obiettivo dello studio è quello di identificare eventuali fattori predittivi di risposta e verificare l'efficacia di un'infusione precoce nella risoluzione dell'anemia.
Il principale obiettivo della ricerca è quello di ottimizzare e standardizzare la terapia marziale endovenosa con FCM nei pazienti con IDA GI-relata, con lo scopo di ideare e strutturare un chiaro follow-up con tempistiche prestabilite.
Un'ulteriore potenzialità di questo studio è quella di voler identificare precocemente i pazienti responders dai non-responders, in modo da strutturare un percorso assistenziale alternativo nel secondo gruppo di pazienti. Identificare precocemente i pazienti che non risolveranno l'anemia, permetterebbe infatti di anticipare il successivo controllo dei parametri ematochimici, e in caso di indicazione clinica, effettuare una nuova infusione di FCM, evitando la rianemizzazione dei pazienti e le eventuali complicanze. Il trattamento con FCM, sebbene ritenuto più costoso rispetto a quelli tradizionali, in realtà permetterebbe di abbattere i costi di ospedalizzazioni non necessarie e di emotrasfusioni, frequentemente necessarie in regime di urgenza.