Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_2722765
Anno: 
2021
Abstract: 

Il «Giornale critico della filosofia italiana», che venne fondato da Giovanni Gentile nel 1920 e continua ancora oggi le sue pubblicazioni, superati i cento anni di età, è stato ed è tuttora una delle più antiche e prestigiose riviste filosofiche dell'intero panorama culturale italiano. Per tutto l'arco della sua vita questa rivista si è imposta come luogo d'incontro della ricerca filosofica e storico-erudita sia italiana che europea.
La ricerca vuole ricostruire, in particolare, la storia del «Giornale critico» nel periodo della direzione Gentile: ossia le prime due serie del giornale, dal 1920 al 1946. Verrà svolto un lavoro storiografico che, tenendo insieme i nodi teoretici e più strettamente filosofici insieme a quelli culturali e civili, vorrà restituire uno spaccato del Novecento italiano guardato attraverso l'occhio di una rivista filosofica. Le trame tematiche interne alla rivista, le diverse scelte editoriali, le questioni teoriche affrontate, i contributi dei numerosi collaboratori che via via accompagneranno Gentile in questa impresa culturale, segnano e, a volte, subiscono il proprio tempo storico-culturale, in un intreccio indissolubile e vitale di teoria filosofica e prassi civile e politica, tutto giocato nel più alto orizzonte della cultura italiana della prima metà del Novecento.
La presente ricerca, volta a ricostruire una storia inedita di tale rivista filosofica, vuole restituire il multiforme quadro filosofico dell'Italia di quel tempo, nel passaggio dal positivismo all'idealismo ed allo scontro tra cattolicesimo e idealismo per l'egemonia culturale, fino alla crisi di questo sotto la spinta, sempre più forte, delle correnti esistenzialistiche, attraverso lo sguardo specifico di uno strumento culturale, la rivista di filosofia, che si mostra eccellente mezzo di diffusione della cultura e luogo di confluenza vivo, per il suo carattere militante, del discorso filosofico nient'affatto separato dalla vita, dalla prassi, dalla vita civile.

ERC: 
SH6_1
SH5_9
SH6_13
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_3483651
Innovatività: 

L'innovatività della presente ricerca risiede nel fatto che una storia del «Giornale critico della filosofia italiana», anche dedicata alle sole prime due serie del periodico, non esiste. Portare a termine questa ricerca, perciò, significherebbe già realizzare un avanzamento delle conoscenze rispetto allo stato dell'arte illustrato in precedenza, nell'ambito della storia delle idee e della cultura italiane. La ricostruzione storiografica che costituisce l'oggetto della presente ricerca non esaurirà certo l'oggetto messo a tema, vista la centennale vita della rivista, ma servirà a iniziare un lavoro di valorizzazione di un oggetto che costituisce, a tutti gli effetti, un patrimonio culturale del nostro paese.
La novità della ricerca risiede in due aspetti principali: il primo, come già accennato, è quello della messa al centro, per una ricostruzione della storiografia filosofica della prima metà del Novecento italiano, dello strumento della rivista filosofica che permette di sondare trame sottese, dinamiche non del tutto evidenti o evidenziate dai lavori manualistici che si occupano di questo specifico periodo di storiografia filosofica. Ben oltre, dunque, le monografie dei grandi pensatori del Novecento italiano e le ricostruzioni manualistiche, lo strumento della rivista come mezzo di diffusione della cultura permetterà di cogliere un elemento fondamentale, quello militante, che caratterizza queste esperienze editoriali, facendo emergere l'intreccio indissolubile tra filosofia e vita, tra teoresi e prassi civile che ha caratterizzato la cultura italiana nel secolo breve.
Un secondo aspetto di novità risiede nel contenuto stesso della ricerca. Di fronte alla parzialità o alla sottolineatura da parte della letteratura critica di alcuni, pochi temi trattati nelle pagine del «Giornale critico» si cercherà di proporre un lavoro il più possibile esaustivo (per ciò che concerne le prime due serie) valorizzando autori minori, voci dimenticate, questioni teoriche e culturali spesso taciute o considerate minori rispetto ai grandi temi che la critica ha già sottolineato.
Inoltre, si crede che una ricostruzione genetica relativa alle cause ideali e materiali che portarono Giovanni Gentile a decidere di fondare la sua rivista filosofica sia fondamentale per capirne la storia stessa, e ciò costituisce una ulteriore novità dal momento che un'analisi di questo tipo è del tutto nuova. In tal modo la ricostruzione delle tappe (il rapporto conflittuale con Croce e «La Critica», la lenta acquisizione della propria autonomia filosofica e la fondazione dell'idealismo attuale, i numerosi tentativi, prima del 1920, di dar vita ad altre esperienze editoriali, come l'Annuario della Biblioteca filosofica di Palermo e la collana di Studi filosofici; l'esperienza della guerra e la riflessione di Gentile sullo stato culturale e morale dell'Italia uscita dal primo conflitto mondiale insieme alle sue esperienze universitarie che confluirono, parallelamente alla sua produzione filosofica, nella formulazione dei pilastri teorici e pratici del Proemio della rivista) che portarono Gentile a fondare questa esperienza editoriale costituiscono una storia, anch'essa non ancora scritta, che rientra a pieno titolo nella ricostruzione storiografica della vita del «Giornale critico della filosofia italiana».
Ciò che può, infine, corroborare la presente ricerca e quindi costituire un ulteriore segno di novità è la valorizzazione di un ingente mole di materiale archivistico (ai più sconosciuto), di fonti poco note (si pensi alle corrispondente tra gli autori che animarono le pagine della rivista), di materiale che solo superficialmente può essere definito aneddotico e che, invece, se adeguatamente scrutato, sorregge e dà ulteriore valore alla ricostruzione di questa storia.
Si cercherà di dare risposta, in sede conclusiva, alle seguenti questioni, così da tracciare un bilancio del primo venticinquennio di vita della rivista: l'idealismo attuale fu davvero, come voleva Gentile e come si leggeva tra le righe del Proemio, quel punto fermo e invalicabile del pensiero contemporaneo? Il «Giornale critico» fu davvero testimone - seguendo le voci critiche che parlarono di `agonie' e `necrologi' - della fine di un progetto culturale (che pure, va detto, era stato egemone all'apice della carriera istituzionale di Gentile e a cui poi seguì il declino insieme della persona e della sua filosofia)? E, anche al di là di un giudizio finale in tal senso, il «Giornale critico» riuscì, nell'arco della direzione Gentile, ad essere quello strumento culturale che avrebbe dovuto tenere insieme (nell'identità) la teoria e la prassi (politico-culturale) secondo il dettato attualistico e riuscire a far presa sul proprio tempo storico? Il «Giornale critico» riuscì a imporsi, ben oltre la vicenda intellettuale e personale di Gentile, come un'istituzione culturale nell'Italia del Novecento?

Codice Bando: 
2722765

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