Anno: 
2017
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_712495
Abstract: 

La ricerca si propone di indagare il riconoscimento e l'utilizzo della categoria del caso grammaticale in Giappone, a partire dalle prime definizioni di tale categoria nell'ambito degli studi del sanscrito ad opera di monaci buddhisti giapponesi, fino alle più recenti teorizzazioni dei grammatici del 1900.
Il punto di partenza teorico è la descrizione di lingue diverse, genealogicamente e tipologicamente, secondo categorie mutuate dalle lingue occidentali, approccio comune ma che non permette di analizzare ogni lingua secondo le proprie caratteristiche: si analizzerà quindi la definizione stessa della categoria del caso grammaticale, indagando in quale misura essa sia stata e possa essere applicata al giapponese antico e moderno. La ricerca si prefigge di esaminare i primi contatti degli studiosi giapponesi con la categoria del caso e di rintracciare le prime occorrenze della terminologia legata a tale categoria. Si ritiene inoltre necessario analizzare l'utilizzo del termine "caso" da parte dei teorici più recenti, che lo intendono in senso più ampio, prendendo le distanze dalla tradizionale definizione scolastica occidentale.
Questo approccio permetterà di privilegiare sezioni generalmente neglette delle opere di alcuni importanti studiosi giapponesi e di analizzare alcune opere meno note riconducibili agli studi di sanscrito in Giappone, tracciando un filo conduttore che attraversi la storia del pensiero linguistico giapponese. L'analisi sarà quindi effettuata su un ampio ventaglio di fonti, a partire dalle prime intuizioni degli studiosi buddhisti nei commentari di epoca classica, passando per le più antiche descrizioni della grammatica giapponese ad opera di studiosi nativi e missionari portoghesi, fino alle grandi grammatiche del XIX e XX secolo, ma anche dizionari e trattati teorici.
La ricerca sarà finalizzata alla realizzazione di una presentazione congressuale in sede internazionale e successivo articolo.

Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_927768
Innovatività: 

Il progetto si propone di mettere in discussione l'approccio, molto diffuso, secondo cui categorie teorizzate in un ambiente legato a lingue indoeuropee antiche, e nello specifico per il greco antico e successivamente adattate anche al latino, possano essere generalizzate a lingue molto lontane, sia dal punto di vista genealogico che tipologico (nonché culturale e geografico). Per quanto riguarda il tema specifico del caso grammaticale, esso pone un problema metodologico ancor più ampio, in quanto all'interno delle stesse lingue indoeuropee antiche i singoli casi non hanno funzioni esattamente sovrapponibili, vale a dire, per esempio, che le funzioni del dativo greco non si sovrappongono esattamente alle funzioni del dativo latino o sanscrito. Si dovrebbe quindi a maggior ragione usare cautela nell'applicare tale categoria a una lingua distante tipologicamente e genealogicamente come il giapponese, benché alcune funzioni prototipiche dei casi greci o latini siano ascrivibili anche alle particelle adnominali giapponesi.
Gli stessi grammatici giapponesi del XX secolo presero consapevolmente le distanze dall'approccio in questione, scrivendo espressamente che la categoria di caso da loro teorizzata fa uso della terminologia presa in prestito dalle grammatiche occidentali ma veicola un concetto completamente differente, in quanto si applica anche ad altre parti del discorso e non si limita solo alla flessione nominale. Tale teorizzazione da parte di autori molto noti come Yamada Yoshio (1873-1958, il cui testo fondamentale è il Nihon bunpo ron del 1908) e Tokieda Motoki (1900-1967) è stata curiosamente negletta dagli studiosi occidentali, i cui lavori si concentrano maggiormente sulla divisione delle parti del discorso da parte di questi grammatici e sull'introduzione, da parte di Yamada, di termini tecnici innovativi come chinjutsu, che può approssimativamente essere tradotto come "predicazione". Una ricerca come quella qui proposta permetterebbe quindi di analizzare in modo più approfondito e osservare sotto una luce diversa il pensiero di tali autori.
A Yamada si ascrive anche la classificazione in sei tipologie delle particelle giapponesi, una delle quali è la categoria delle particelle di caso. È interessante notare però che il termine "caso" quando è usato da Yamada per identificare le particelle di caso non sembra essere esattamente sovrapponibile al suo concetto stesso di "caso", così come descritto in differenti parti della sua opera. La stessa dicotomia è riscontrabile nella teoria di Tokieda, che mutua da Yamada la classificazione delle particelle di caso ma espande maggiormente il concetto di "caso", estendendolo anche a espressioni retoriche e poetiche come gli epiteti. Un possibile avanzamento nella ricerca legata a tali autori potrebbe quindi muovere dall'analisi di sezioni che non siano state diffusamente studiate della loro opera, come ad esempio la loro teorizzazione del concetto di caso, cosa che permetterebbe di recuperare con maggiore sicurezza le influenze a cui essi furono sottoposti.
Yamada stesso all'inizio del suo testo enumera alcuni studiosi giapponesi da cui ammette di aver preso le mosse ma ha sicuramente subito anche l'influsso di studiosi occidentali, principalmente anglofoni e tedeschi, ma anche di grammatiche di lingue indoeuropee antiche come greco o sanscrito. L'importanza dello studio del sanscrito sembra essere stata parzialmente sottovalutata negli studi precedenti, ma potrebbe essere utile analizzare anche questo aspetto in quanto i testi di sanscrito costituiscono il primo approccio degli studiosi giapponesi con il concetto di caso. A questo proposito, la ricerca si propone di analizzare anche i primi commentari ad opera di studiosi buddhisti giapponesi di sanscrito, all'interno di cui si vuole rintracciare la prima formalizzazione della categoria di caso in seno agli studi giapponesi. Tale categoria non sembra essere stata applicata dai grammatici giapponesi alla propria lingua prima del XIX secolo, ma è in contesto buddhista che il Giappone accoglie per la prima volta la terminologia legata ai diversi casi del sanscrito ed essa, in connessione con gli otto casi del sanscrito, verrà poi applicata anche alle lingue occidentali moderne, nell'ambito delle traduzioni delle grammatiche occidentali che si diffusero nel Giappone moderno.

Codice Bando: 
712495
Keywords: 

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma