La Malattia di Parkinson (MP) è causata dalla degenerazione dei neuroni dopaminergici della sostanza nera con conseguente alterazione funzionale dei nuclei della base. La MP si caratterizza clinicamente dalla presenza di bradicinesia, rigidità e tremore. Tuttavia, i pazienti con MP presentano anche alterazioni di tipo cognitivo-comportamentale tra cui un deficit del controllo inibitorio. La capacità di inibire una risposta in atto è una componente chiave del controllo esecutivo, che ha come scopo la soppressione di un¿azione inappropriata. Lo Stop-Signal Task (SST) è un task comportamentale standardizzato che consente di esplorare sperimentalmente il controllo inibitorio misurando l¿accuratezza e la latenza della risposta inibitoria ad un segnale di stop. Precedenti studi sperimentali hanno dimostrato specifiche alterazioni nell¿esecuzione dello SST nella MP. La risposta inibitoria esplorata con lo SST riflette l¿attivazione di un network che include il giro frontale inferiore (IFG) e la corteccia pre-supplementare motoria (pre-SMA). Nei soggetti sani, l¿attivazione del network si associa a specifiche modulazioni delle oscillazioni corticali, in particolare a modificazioni del power in banda beta/gamma). Le oscillazioni corticali possono essere modulate sperimentalmente e in modo non invasivo mediante l¿applicazione della stimolazione transcranica a corrente alternata (tACS), una metodica che consente il fenomeno dell¿entrainment delle oscillazioni corticali. In soggetti sani, la tACS applicata su IFG e pre-SMA alle frequenze beta o gamma è in grado di modificare i tempi di reazione e la performance nello SST. In questo studio intendiamo esaminare la performance al SST e di verificarne la possibile modulazione con stimolazione bilaterale della IFG con tACS alle frequenze beta e gamma. Tale studio potrebbe chiarire il rapporto tra oscillazioni e deficit del controllo inibitorio e il possibile ruolo terapeutico della tACS nella MP.
In aggiunta ai noti segni motori (bradicinesia, rigidità e tremore), i pazienti con MP presentano spesso un deficit nell¿inibizione di comportamenti inappropriati al contesto ambientale, che si traduce in impulsività, comportamenti risk-taking e talvolta disturbo nel controllo degli impulsi (DCI)[52]. Quest'ultimo si sviluppa fino al 15% dei pazienti, soprattutto in associazione a terapia dopaminergica, in particolare con farmaci dopamino-agonisti[52-53]. Clinicamente il deficit della risposta inibitoria motoria è spesso associato a deficit nell'inibizione comportamentale. Pazienti che presentano deficit nell'esecuzione di task quali lo SST o il GoNoGo task (GNGT), mostrano spesso anche alterazioni nel controllo di risposte comportamentali. Inoltre, il task SST è stato proposto come marker sensibile del rischio di DCI in pazienti con MP[54].
La possibilità di modulare il comportamento con tecniche di neurostimolazione cerebrale non invasiva è stato oggetto di numerosi studi sperimentali[23]. Inoltre, l'evidenza dell'associazione di alcuni processi cognitivi ad oscillazioni dell'attività elettrica cerebrale in specifiche bande di frequenza[36] ha posto le basi teoriche per l'utilizzo della stimolazione con tACS nello studio di tali fenomeni. Sebbene precedenti studi condotti con tACS su soggetti sani abbiano dimostrato la possibilità di modulare le performance in paradigmi sperimentali di inibizione motoria (SST, GNGT), gli effetti della tACS applicata a livello delle aree frontali sul controllo inibitorio motorio non sono mai stati studiati in pazienti con MP. Pertanto il presente progetto si propone, per la prima volta, di valutare se la stimolazione bilaterale della IFG con tACS possa produrre un miglioramento nella performance dello SST in pazienti con MP rispetto a soggetti sani di controllo. Una tale modulazione consentirebbe di dimostrare il ruolo delle oscillazioni dell'attività corticale a livello della IFG nel deficit della risposta inibitoria nella MP. Un tale risultato potrebbe inoltre porre le basi teoriche per approcci di neurostimolazione non invasiva in grado di potenziare meccanismi inibitori frontali agendo su network fronto-basali che mostrino un pattern di attivazione deficitaria o alterata, con potenzialità terapeutiche nel trattamento di deficit del controllo inibitorio. Il miglioramento nell'inibizione della risposta motoria, dunque, potrebbe determinare un parallelo miglioramento del disturbo del controllo inibitorio nel dominio comportamentale in pazienti con MP.
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