Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1058145
Abstract: 

L'oggetto della ricerca insiste sulla configurabilità o meno di una logica proprietaria dei dati personali e, ad essa connesso, sul tema della negozialità o meno degli stessi; in particolare, si vorrebbe orientare la presente ricerca in una prospettiva di comparazione tra l'ordinamento europeo (e italiano, in particolare) e quello statunitense. Ciò consente di investire molte delle questioni legate ai diritti della personalità, ammesso che al dato personale si riconosca l'autonomia di attributo immateriale della persona. La materia della protezione dei dati sta attraversando un momento di grande cambiamento nell'ordinamento italiano, soprattutto per la spinta riformatrice europea. La riforma si inserisce in una più ampia "Strategia per il Mercato Unico Digitale". Il Reg. UE n. 679/2016 garantisce il diritto alla protezione dei dati, nonché la libertà (altrettanto) fondamentale della circolazione dei dati. Negli USA resta, invece, ferma un'immagine più classica di privacy, e non esiste un livello normativo di protezione dei dati rigorosamente orientato alla categoria «fondamentale» del diritto, come è in quello continentale. Il diritto euro-unitario alla portabilità dei dati può essere un punto nodale per affrontare la questione, visto che è stato interpretato come sintomo della visione proprietaria del dato personale. Lo scopo della ricerca è di indagare gli orientamenti assunti circa la visione, appunto, proprietaria del dato, dal momento che il quadro è attualmente confuso e non omogeneo. Si intendono, cioè, offrire utili riflessioni in un campo, per certi versi, poco esplorato funditus, avvalendosi del raffronto (si vedrà con quali conclusioni) tra due ordinamenti: statunitense, nell'ambito del quale vi è un'esaltazione dell'autonomia privata, sulla scorta della dottrina liberista del free flow of information; e continentale, nel quale si assiste ad una valorizzazione dei diritti fondamentali, con capacità «irradiante» il sistema giuridico.

ERC: 
SH2_4
Innovatività: 

Con i risultati della ricerca si intende offrire una sintesi chiara degli orientamenti assunti nei due ordinamenti, quello continentale e statunitense, sulla proprietà e valore (si vedrà se e in che modo di natura economica) del dato. Che sia uno spunto per ulteriori riflessioni nella materia. Dal momento che il flusso dei dati ha acquisito una dimensione transnazionale, oramai globalizzata (tant'è che si parla di società dell'informazione), l'intento è di divulgare la conoscenza esistente su questi temi nei rispettivi ordinamenti, e cercare di creare un dialogo operativo e propositivo tra i sistemi. Non è questione di poco conto. La sfiducia in punto di privacy policy negli operatori del mercato, ma anche in quelli istituzionali, che si avvalgono dei dati per l'offerta di servizi, può porre molti problemi, sulla competitività e sull'efficienza degli apparati amministrativi. I «soggetti di dati» (data's subject) si possono sentire poco tutelati. Dal punto di vista sistematico, si cercherà di verificare l'adeguatezza delle regole rispetto alle sfide poste dalla tecnologia, Big Data, IoT, Social media, marketing comportamentale, servizi Cloud. Nella seconda decade degli anni 2000, molti convegni e articoli parlano di proprietà dei dati e di misurazione del valore economico che deriva dalla possibilità di accedere ai dati delle persone. In sede AGCOM, a gennaio 2018 si è tenuto un Convegno dal titolo "Economia e valore dei dati nello scenario industria 4.0: prospettive evolutive e profili di governance". L'interesse pian piano si sta estendendo non solo agli studiosi del diritto, ma ora anche gli economisti intervengono avanzando soluzioni. L'impressione è che sia oramai diventato un argomento inevitabile, quello della proprietà dei dati, ma su cui nessuna legge interviene per mettere un punto fermo e per dire se con riguardo al dato personale si tratti di una res nullius o di un bene di dominio pubblico (si pensi ai dati gestiti dalle pubbliche amministrazioni, soprattutto), o di una proprietà privata o, come è stato detto da autorevole dottrina italiana, semplicemente un attributo indisponibile della personalità e in quanto tale non cedibile e non appropriabile da terzi (Guido Alpa, L'identità digitale e la tutela della persona. Spunti di riflessione, in Contr. impr., 1/2017, p. 723-727). Questo è il confronto attuale tra liberisti e garantisti in Italia, che si inserisce in un problema di interesse ancora più generale. Con più frequenza si sente parlare oggi (soprattutto in decisioni di Corti superiori, europee) di "costituzionalizzazione" dei diritti patrimoniali. In dottrina, alcuni autori, invece, parlano di un fenomeno parallelo, quello della patrimonializzazione dei diritti fondamentali. La protezione dei dati a carattere personale è un diritto fondamentale, perciò, la risposta alla questione potrebbe essere facilmente dedotta, nel senso di una non negozialità del dato. Il dato è la proiezione dell'identità e, al pari di altri aspetti immateriali della personalità, non è alienabile. Non sarebbe applicabile un regime simile a quello della proprietà intellettuale o quello tipico del diritto di proprietà. Pertanto, affrontare le due culture, l'una statunitense e l'altra europea (italiana), può essere un modo anche per trovare una soluzione congiunta, se si considera che l'interesse nel fruire dei servizi digitali investe intere comunità di persone, interi popoli. Si tratta di una diversa sovranità esercitata dagli interessati sui propri dati, non solo rispetto ai poteri privati, ma anche rispetto ai poteri delle autorità governative.

Codice Bando: 
1058145

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