Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1171017
Abstract: 

Questo progetto di ricerca vuole indagare in una prospettiva storico-giuridico l'evoluzione del ¿diritto alla città¿ (droit de cité/droit de la ville/droit à la ville) nel passaggio europeo aperto dalle rivoluzioni atlantiche del tardo Settecento e attualmente immerso nella scomposizione dei piani istituzionali tra grandi metropoli, Global Cities, periferie e soggetti di una globalizzazione sempre più in trasformazione, dinanzi alle accelerazioni dell'economia digitale.
L'ambizione del progetto è quello di dare una lettura innovativa del ¿diritto alla città¿ come pratica sociale e giuridica che tiene insieme innovazione istituzionale e sociale, trasformazione delle istituzioni urbane, spazialità politica, inclusione, partecipazione civica, regolazione giuridica, affermazione di nuovi diritti dinanzi a ripiegamenti populistici e post-democratici.
Si parte dalla città rivoluzionaria di fine XVIII secolo, intesa come campo rigenerato, aperto all¿intero genere umano, per affermare e preservare la libertà comune, con rimandi alla tradizione greco-romana. La dimensione urbana era il luogo in cui soddisfare quello che successivamente è stato chiamato il ¿paradosso della cittadinanza¿, vale a dire l¿inclusione nel discorso civico di tutti quei soggetti, a partire dalle donne, altrimenti esclusi dal suffragio e quindi dalla partecipazione politica ed elettorale. Questo è il fatto nuovo che informa di sé i secoli a venire. Ed è un discorso che segna una novità nella dottrina giuridica e nella storiografia, in specie italiane, finora poco sensibili alla dimensione cittadina intesa come spazio pluralistico di innovazione socio-istituzionale in una prospettiva federata di democrazia policentrica. Per questo il nostro progetto multidisciplinare indaga un nuovo diritto alla città, come dimensione collettiva di cooperazione sociale, produzione normativa e trasformazione istituzionale calata nella tradizione civica dell'Italia e dell'Europa delle città.

ERC: 
SH2_4
SH2_9
SH6_10
Innovatività: 

Con questo progetto il ¿diritto alla città¿ non viene inteso solamente come un processo di governance pubblico-privata della dimensione cittadina, né l'evoluzione di un diritto amministrativo locale pensato come ennesima riproposizione del dialogo tra società civile che si auto-organizza e istituzioni pubbliche che provano a controllare e perimetrare gli spazi di accesso alla cosa pubblica. Questa sembra infatti essere una lettura funzionalista prevalente in un'ampia parte della dottrina e della pratica amministrativa (a partire dai lavori di Auby, J.-B., 2013), mentre una parte più attenta della dottrina giuridica ragiona sulle possibilità di amministrazione condivisa, ripensando il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale per affermare una nuova cittadinanza attiva (Arena, G., 2011).
Partendo da queste ricostruzioni l'obiettivo del progetto è quello di contribuire a dare una lettura innovativa del ¿diritto alla città¿ come pratica sociale e giuridica capace di tenere insieme innovazione istituzionale e sociale, mettendo in relazione trasformazione delle istituzioni urbane, spazialità politica, inclusione, partecipazione civica dinanzi alle accelerazioni digitali e alla pervasiva tendenza di ripiegamenti populistici e post-democratici da parte di cittadinanze sempre più insicure, impaurite, escluse dai processi di reale decisione.
In questo senso il progetto vuole contribuire a condividere e diffondere esperienze, prassi, buone pratiche e sperimentazioni che da tempo ragionano e praticano un diritto alla città come dimensione di inclusione e trasformazione sociale, provando a far incontrare e dialogare i diversi soggetti tra dimensione istituzionale, lavoro culturale, associazionismo diffuso, imprese innovative, movimenti sociali metropolitani, collettivi di innovatori sociali, fondazioni, centri di studio e ricerca, soggetti del mondo del lavoro e del fare impresa, associazioni di promozione sociale e di mutuo soccorso e aiuto, imprese sociali, etc., senza trascurare che proprio questa dimensione del droit de cité ha una lunga tradizione di studi e sperimentazioni alle spalle. Come ha dimostrato L. Febvre è già nel Medioevo che la nascente borghesia si organizza nelle città in trasformazione e proprio la valorizzazione della dimensione urbana tramite l¿uso pubblico dello spazio cittadino è stata la novità rivoluzionaria che ha aperto alla modernità l¿Europa, consentendo di immaginarla come spazio sociale prima che politico. L'intera storia moderna, è stata all¿insegna dell¿Europa delle città (M. Berengo) come luogo di sintesi della norma e della sua alterità rispetto al codice politico istituzionale che si autorigenerava. E nel luogo simbolico della modernità che è stata la Rivoluzione francese il diritto alla città non è semplicemente traducibile nell¿accesso alla cittadinanza ma come uno spazio politico in cui vivere la città dava luogo al diritto. Per Robespierre il diritto alla città equivaleva a ribadire il principio e il dovere alla fraternità in linea con tutta la tradizione del diritto romano; la considerazione della città rivoluzionaria come campo rigenerato aperto all¿intero genere umano ed in cui preservare la libertà comune. In particolare, la città sembra il luogo in cui soddisfare quello che è stato chiamato il paradosso della cittadinanza, vale a dire l¿inclusione delle donne nel discorso civico attraverso la loro esclusione dal suffragio. Era infatti nel limite della città che il grande filosofo Condorcet riconosceva il presupposto dell¿estensione universalistica del pieno accesso alla cittadinanza delle donne: le donne «hanno mostrato le virtù dei cittadini tutte le volte che la sorte o i tumulti civili le hanno condotte su una scena da cui presso tutti i popoli l¿orgoglio e la tirannia degli uomini le hanno escluse» (Sull¿ammissione delle donne al diritto di cittadinanza, 1790). È questo il nucleo di forza intorno a cui l¿esperienza associativa del popolo (le società popolari) codificò la pratica rivoluzionaria e ricercò nell¿autogoverno cittadino il presupposto per immaginare un nuovo spazio globale (A. Cloots): un mondo non più formato da stati, ma da città che liberamente si univano, federandosi e lasciando in eredità al secolo che si apriva la tradizione di un pensiero in cui ogni città era l¿avamposto di una politica che non richiedeva più adesione ma impegno. La partecipazione di donne e uomini alla vita degli organismi civici spontanei, nati sull¿onda dell¿entusiasmo rivoluzionario, la loro capacità di prendere parola è il fatto nuovo che segna il tempo rivoluzionario e informa di sé i secoli a venire. Ed è un discorso che segna anche una novità nella storiografia, in specie quella italiana finora poco attenta alla dimensione cittadina come spazio politico performante.

Codice Bando: 
1171017

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