
L'area del Colosseo è una delle destinazioni turistiche più popolari al mondo e al tempo stesso un nodo urbano estremamente problematico.
Da una parte la domanda turistica non trova una compiuta risposta in termini di qualità e completezza dei servizi, dall'altra le esigenze di conservazione e valorizzazione non si sono ancora conciliate con quelle dell'accessibilità e dell'integrazione al tessuto vivo della città.
Ne risulta un quadro deficitario sia in termini di offerta turistica sia in termini di efficienza urbana.
La ricerca intende dimostrare l'opportunità di ricondurre all'interno di un'unica sinergia di sistema i temi della gestione del patrimonio culturale e urbano, della comunicazione culturale, del trasporto pubblico e del disegno urbano per delineare modalità di attuazione di un modello d'uso della città capace di permeare il quotidiano degli utenti urbani, migliorandone la qualità della vita.
A questo scopo viene assunto come caso studio tutto il margine del Colle Oppio che fronteggia la valle del Colosseo, a partire da Villa Rivaldi fino alla Domus Aurea; la differenza delle quote urbane, la presenza della metropolitana, con una stazione e relativo nodo di scambio in via di realizzazione, l'inadeguatezza delle connessioni urbane, la trascuratezza, se non l'abbandono, di molti ambiti rendono urgente e attuale una revisione progettuale volta a rilanciare la centralità del patrimonio come armatura di sviluppo urbano.
Le forti trasformazioni infrastrutturali in atto, la riorganizzazione delle competenze ( Consorzio Fori di Roma), l'acceso dibattito cittadino sull'uso e accessibilità dell¿area centrale, l'attrattività (la pressione) turistica e quella simbolica per grandi eventi, rendono il tema di immediata concretezza culturale ed economica
Riattivare capitali urbani
Il Colosseo e l'area monumentale circostante costituiscono una delle figure più note e forse abusate nell'immaginario collettivo non solo del turista mondiale, ma anche del cittadino romano stesso; tanta oleografia non va però a supporto di una conoscenza e di un'esperienza adeguate, limitate troppo spesso ad un'immagine di consumo per i turisti e a una superficiale assuefazione da parte dei cittadini.
Gli uni e gli altri soddisfatti dall'oggetto in quanto tale non sono tuttavia messi nella migliore condizione per comprenderlo appieno e includerlo attivamente e positivamente nella vita quotidiana della città.
Sul monumento e le sue adiacenze si stratificano una serie di problematiche che vengono abitualmente affrontate sul campo delle singole e specifiche competenze, da quella archeologica e della conservazione a quella della mobilità, fino a quelle della cosiddetta valorizzazione e perfino dell'ordine e decoro pubblici, senza tuttavia ricondurle in un'ottica di sistema.
Ne conseguono conflitti di competenza, interventi incongrui, ritardi e sprechi mentre si va erodendo e appannando quel contesto ambientale e prestazionale che dovrebbe fornire il supporto adeguato alla migliore fruizione del capitale monumentale.
Si vuole investigare questo distacco tra discipline e operatori diversi; ponendo il ruolo della comprensione e dell'accessibilità al centro di una strategia di riqualificazione della mobilità, della percezione, e della promozione economica della città come risorsa nel suo complesso..
La ricerca intende perciò dimostrare l'opportunità di ricondurre all¿interno di un¿unica sinergia di sistema i temi della gestione del patrimonio culturale e urbano, della comunicazione culturale, del trasporto pubblico, abbattendo steccati disciplinari e individuando modelli procedurali aggiornati ai fini di una definizione matura e sostenibile di "valorizzazione".
E' infatti attuale il dibattito sull'apprezzamento economico dei beni culturali, che troppo spesso viene ridotto ai minimi termini di un merchandising dal discutibile impatto in termini culturali e urbani.
Turismo e città quotidiana
La ricerca vuole quindi inserirsi in un contesto culturale ormai predisposto e maturo ma ancora in attesa di risultati concreti e appena all'inizio di un percorso di sperimentazione reale; se passi importanti sono stati fatti ad esempio nel passare da un'archeologia d'emergenza a un'archeologia preventiva alla progettazione, tuttavia rimane indietro un coerente coinvolgimento non solo dei rinvenimenti ma anche delle acquisizioni scientifiche nella progettazione degli spazi urbani.
Lo stesso Roberto Cecchi, in qualità di Commissario straordinario per il completamento delle nuove linee della metropolitana di Roma e Napoli tracciò un bilancio in questo senso: "Forse è grazie al rapporto-scontro con l'archeologia che sta maturando nei progettisti una coscienza che dopo il cantiere archeologico trova l'ispirazione proprio da quei segni e da quelle logiche di struttura urbana o rurale nelle quali il nuovo va ad innestarsi. Ma non c'è ancora, né qui né altrove, quella capacità di far risuonare dei medesimi accordi l'un tema e l'altro. Se non nelle forme di una sorta di arredo".
La ricerca vuole muovere proprio da questo stato dell¿arte per delineare i caratteri di azioni progettuali e procedure in grado di attivare il riconoscimento della specificità e del potenziale del capitale urbano della città di Roma, rompendo la dicotomia tra le esigenze della conservazione e le urgenze della vita quotidiana, dando finalmente all'espressione tanto in voga quanto incerta della "valorizzazione" il senso di una compiuta integrazione della dimensione urbana in tutti i suoi aspetti.