Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1022376
Abstract: 

Il progetto si propone di definire e mappare i confini di una particolare forma di populismo, emersa negli ultimissimi anni in vari Stati europei e che si differenzia tanto da un populismo inteso come forma originaria e ineliminabile del politico quanto, all'opposto, da un populismo unilateralmente inquadrato come patologia/disfunzione delle prassi liberaldemocratiche. Quello che qui si definisce "populismo istituzionalista" presenta sì alcuni tratti costitutivi del fenomeno populista (su tutti, una comunità-movimento-popolo omogenea e sostanzialmente interclassista, che intende ricondurre la prassi democratica ai principi ugualitari propri di quest'ultima, ritenuti traditi o disattesi da condotte di autoconservazione adottate dall'establishment). E tuttavia, non meno decisivi sono alcuni tratti di discontinuità con le forme già attestate. In particolare, il populismo istituzionalista non tende alla delegittimazione dell'ordine istituzionale o della strutturazione gerarchica di ruoli e responsabilità in quanto tali, né si sostanzia in una sempre maggior disintermediazione tra governanti e governati, ma intende al contrario rinvigorire e rilanciare la centralità delle istituzioni e degli assetti liberaldemocratici rispetto a quella che viene criticamente percepita come una gestione elitaria degli stessi da parte di un establishment autoreferenziale. In altre parole, la critica anti-elitaria del populismo istituzionalista non presenta affatto finalità anarchiche o de-istituenti - che pure permangono quali esiti sempre possibili di una simile strategia - rispetto alla struttura istituzionale delle liberaldemocrazie, ma si propone come riserva sia critico-motivazionale sia politico-programmatica rispetto alle prassi e agli assetti istituzionali invalsi, in favore di una sostanziale riforma interna di questi ultimi che ha in un rinsaldato e più coeso rapporto tra rappresentanti e rappresentati il suo tratto costitutivo (e distintivo rispetto ad altre forme di populismo).

ERC: 
SH2_1
SH2_2
Innovatività: 

Il concetto di "populismo istituzionale" viene proposto quale integrazione tanto descrittiva quanto esplicativa di alcuni fenomeni riconducibili alla galassia dei populismi, che tuttavia sembrano posizionarsi in modo ortogonale rispetto alle classificazioni e alle proposte interpretative presenti in letteratura. In particolare, tale declinazione del populismo intende dar conto del doppio volto proprio delle più recenti compagini populiste, difficilmente riconducibili a una sintesi unitaria e coerente in assenza della categoria interpretativa qui proposta: per un verso esse si presentano in aperta e radicale opposizione rispetto all'attuale composizione dei ceti dirigenti (non solo politico-amministrativi); per altro verso e al contempo, tuttavia, mirano a un ricambio dell'establishment, e non già a un superamento/negazione dell'architettura istituzionale in quanto tale. Tale specificità - che un costante richiamo a una radicale contrapposizione noi-loro non consente di ricondurre a più tradizionali forme di riformismo democratico - richiede e delinea una diversa ipotesi interpretativa, che rimanda in ultimo a una più dinamica concezione del populismo. Nello specifico, la formula di "populismo istituzionale" - se applicata ai più recenti sviluppi dei partiti-movimenti politici sopra richiamati e vista nel suo rapporto di complementarietà con altre declinazioni del fenomeno populista - offre una serie di notevoli vantaggi analitici: 1) permette di superare la sviante e semplicistica contrapposizione istituzionalismo vs. anti-istituzionalismo tanto nelle pratiche di attuazione quanto nelle condizioni sociali di emergenza del fenomeno populista (la leadership carismatica e l'ambiguità ideologica delle compagini populiste vs. la struttura gerarchico-burocratica e la (maggior) coerenza ideologica delle forme di rappresentanza tradizionali); 2) evita le secche di troppo rigide definizioni "compilative", che rischiano di circoscrivere indebitamente lo spettro dei fenomeni analizzati (a titolo d'esempio, è quantomeno dubbio che le forme più recenti di populismo presentino inderogabilmente tratti quali l'affinità socialogica tra leader e rappresentanti o addirittura una forma di delega totale e incondizionata a un unico leader carismatico; altrettanto questionabile è il presunto esclusivismo di tali realtà, in virtù del quale la compagine populista si percepirebbe e presenterebbe quale detentrice assoluta e/o unica interprete autentica della volontà popolare); 3) dà conto dell'inanticipabilità degli esiti dell'incontro tra rivendicazioni populiste e assetto politico-istituzionale: sia sottolineando l'impossibilità di ottenere dinamiche predeterminabili ed esiti precostituiti, sia cogliendo nel populismo potenzialità tanto di rivitalizzazione e finanche incremento delle prassi democratiche (e più in generale della rispondenza sistemico-funzionale degli assetti liberaldemocratici), tramite il processo di correzione/disequilibrio indicato, quanto di indebolimento e decremento di dette pratiche, tramite inefficaci, destabilizzanti o non compiutamente realizzati tentativi di sostituzione/ricambio delle classi dirigenti; 4) permette di interpretare dinamicamente i fenomeni populisti individuati, esplicitando forme e processi tramite cui istanze originariamente destituenti mutino, programmaticamente o di fatto, in modalità di riforma interna delle istituzioni rappresentative (ivi compresa la propensione a effetti ritenuti di degenerazione proprio dalla prospettiva populista: imborghesimento, compromissione, corruzione, ecc.). Da ultimo, il concetto di populismo istituzionalista consente di offrire, integrandolo, un quadro più articolato e complesso della trasformazione delle dinamiche di partecipazione e dei processi decisionali propri delle attuali liberaldemocrazie. A un sempre più evidente e crescente attestarsi di quello che è stato opportunamente definito come un "populismo istituzionale, fondato sul transfert leader-massa, sulla magia del linguaggio e sul mito dell'energia" (M. Revelli, "Dentro e contro. Quando il populismo è di governo", Laterza, Roma-Bari 2015, p. 65), sembra ora affiancarsi - e quasi fare da contrappeso, in forme tutt'altro che ireniche - una controspinta in certo senso uguale e contraria: il fenomeno di istituzionalizzazione di istanze contestatrici di natura populista che si è proposto di definire appunto con il termine di "istituzionalista" (nel duplice senso di una reviviscenza delle prassi istituzionali operata all'interno di esse (1) da parte di una realtà sociale inizialmente esterna a queste ultime (2)). Il quadro complessivo, e con esso lo stato di salute delle attuali liberaldemocrazie europee, appare dunque al contempo più articolato e problematico, se è vero - come si è ipotizzato e si cercherà nella ricerca di comprovare e articolare - che a tendenze populiste caratterizzanti le forme di leadership tradizionali fanno da contraltare le tendenze istituzionaliste dei nuovi populismi.

Codice Bando: 
1022376

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