Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_2169725
Anno: 
2020
Abstract: 

Il progetto di ricerca si propone di analizzare la figura del Presidente della Repubblica, con particolare riferimento al suo ruolo nella delicata fase della formazione degli esecutivi. Analizzando le vicende che hanno condotto alla nascita dei 66 governi repubblicani, attraverso una lettura che tenga nella dovuta considerazione tanto il contesto storico-istituzionale quanto le previsioni, ancorché scarne, presenti nella Carta costituzionale (artt. 92-95), l'indagine intende ricostruire l'impatto che i diversi Presidenti della Repubblica hanno avuto nell'interpretare la forma di governo italiana. L'output atteso è una pubblicazione cartacea che vanti i seguenti punti di forza: sia completa (dal 1948 al 2018), sia al contempo una storia costituzionale e un catalogo di questione giuridiche, tratteggi le personalità dei singoli, ma dando una complessiva visione di insieme.

ERC: 
SH2_4
SH2_1
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2805292
sb_cp_is_2746538
sb_cp_is_2787675
sb_cp_is_2810060
sb_cp_es_391549
Innovatività: 

Sono numerosi e recenti i contributi scientifici, sia costituzionalistici sia politologici, che sottopongono a esame l'esercizio delle prerogative presidenziali: più recentemente, la dottrina si è occupata, in particolare, del potere di grazia, del potere di esternazione, del ruolo del Presidente nella formazione della legge, dei controlli sulla decretazione d'urgenza. Le implicazioni dell'art. 92 Cost. non hanno trovato lo stesso livello di approfondimento. Dopo che il modello di parlamentarismo consensuale della c.d. prima Repubblica ha imposto un blocco della democrazia nell'accesso al governo; che la tendenza verso una centralità del ruolo presidenziale si è accentuata nella crisi politico-istituzionale degli anni Novanta; che l'affermarsi della logica maggioritaria ha rivoluzionato i momenti costitutivi, risolutivi e modificativi del governo, l'interesse per la tematica sembrava essere sopito. Nell'ultimo decennio, l'incidenza più o meno forte del Presidente della Repubblica sulla formazione del governo e la rilevanza della prassi costituzionale in passaggi così delicati della vita istituzionale del Paese sono ritornati prepotentemente sotto i riflettori. I momenti di più marcata deviazione dalle tendenze che sembravano stabilizzate possono essere rappresentati dalla già citata nascita del governo Monti, nella fase più critica che il nostro Paese ha vissuto nella passata crisi economico-finanziaria; dall'incarico "condizionato" a Pierluigi Bersani e la successiva nomina da parte del Presidente della Repubblica di due gruppi di lavoro per la formazione del nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta; dalla formazione del primo governo Conte, fondato su un "contratto di governo", solo dopo aver superato l'opposizione presidenziale alla nomina del ministro dell'economia.
Si rende necessario, oggi, mettere a sistema la discontinuità della prassi politico-istituzionale relativa alla formazione dei governi, ripercorrendo la storia costituzionale della Repubblica attraverso la nascita dei suoi esecutivi. Oltre alle ragioni strutturali (lo scarno quadro costituzionale, la natura monocratica dell'organo, l'ambiguità della figura nella forma di stato repubblicana), è necessario indagare i contributi dati da ciascun Capo dello Stato al momento genetico dell'organo che condivide con la maggioranza parlamentare la funzione di indirizzo politico. Una disamina storico-costituzionale permetterà di mettere in luce quali indirizzi interpretativi del dato costituzionale si siano consolidati e quali invece siano stati superati dalla prassi.
Nel potere di nomina del governo confluiscono gli equilibri forma di governo ed è al contempo attraverso il potere di nomina (oltre a quello di scioglimento anticipato delle Camere) che il Presidente della Repubblica asseconda od ostacola l'evoluzione della forma di governo. Rispetto all'azione di dinamiche più classiche (quali quelle connesse al tramonto dei partiti di massa del Novecento e alla ri-personalizzazione della politica, al ruolo assunto dai mass media e dalla comunicazione politica, al sistema elettorale e alle dinamiche del sistema partitico), ci si interrogherà degli effetti che ha avuto e ha, sul margine d'azione del Capo dello Stato nella formazione del Governo, la centralizzazione dell'esecutivo nel sistema di governo europeo. Se, da un lato, la tendenza all'accentramento e alla presidenzializzazione derivante dalla ibridazione degli assetti istituzionali nazionale ed europeo fa pensare ad una recessività del ruolo Capo dello Stato nella forma di governo parlamentare, dall'altro, la sua funzione di garante della stabilità istituzionale potrebbe comportarne una inedita responsabilizzazione.
Il valore della governabilità assume un significato particolare nella competizione tra le democrazie su scala europea. Tanto più per una forma di governo come quella italiana, ove un Governo geneticamente debole si trova a tenere il passo di Governi europei più forti e stabili e a dialogare con istituzioni europee dal ruolo potenziato, il momento genetico dell'esecutivo diviene decisivo. L'integrazione europea e la contaminazione tra le forme di governo potrebbero dunque accentuare la responsabilità sussidiaria del Capo dello stato nella costruzione della governabilità del Paese.

Codice Bando: 
2169725

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