Uno strumento d'elezione per lo studio del bias attenzionale negli individui ansiosi è l'Emotional Stroop Task. Nonostante in letteratura siano presenti numerosi studi, i risultati sembrerebbero contrastanti. Tali incongruenze nei risultati potrebbero essere ricondotte alla selezione degli stimoli o al genere dei partecipanti. In particolare, non è chiaro se sia presente uno stimolo in grado di discriminare maggiormente il bias attenzionale. Inoltre, nonostante l¿ansia sia un disturbo a prevalenza femminile, le differenze di genere sono tenute poco in considerazione.
Lo studio si propone di confrontare tre tipologie di stimolo (immagini, parole e volti) in un Emotional Stroop Task e di analizzare le differenze di genere in relazione all'ansia di tratto. Saranno selezionati da un pool di 100 studenti universitari, i partecipanti che otterrrano un punteggio sopra al 70° percentile e sotto il 30° percentile allo State-Trait Anxiety Inventory- Form Y (Spielberg et al., 1983). I partecipanti estratti completeranno l'Emotional Stroop Task, composto da 3 blocchi con tre diversi stimoli: immagini, parole e volti. Il compito del partecipante sarà quello di determinare il colore dello stimolo presente sullo schermo: rosso, giallo, verde e blu. La prova sarà composta da due condizioni stimolo: Emozione Neutra, Emozione Negativa.
Uno studio mirato all'approfondimento della relazione tra bias attenzionale, ansia di tratto e differenze di genere potrebbe rivelarsi cruciale per le prospettive future; in particolare, potrebbe dimostrarsi decisivo nell'implementazione di training clinici volti alla riduzione del bias attenzionale.
L'associazione tra ansia e bias attenzionale è nota in letteratura attraverso la somministrazione dell'Emotional Stroop Task (Bar-Haim et al., 2007; Van Bokstaele et al., 2014). Tuttavia, ad oggi, i risultati sui meccanismi sottostanti il bias attenzionale sembrerebbero contrastanti. Tali incongruenze potrebbero essere dovute ad alcune scelte metodologiche. La selezione degli stimoli potrebbe influenzare i risultati. Difatti, a seconda dello stimolo utilizzato (una parola, una immagine o un volto) la letteratura osserva differenti risultati. Inoltre, un altro fattore rilevante riguarda la valutazione del bias attenzionale in relazione alla variabile del genere. Infatti, nonostante l'ansia sia un disturbo a prevalenza femminile (33.3% donne; 22% uomini; McLean et al., 2011), pochi studi considerano tale variabile.
Il chiarimento di tale incongruenze a livello metodologico potrebbe avere numerose implicazioni nella ricerca clinica in questo ambito. In particolare, studi recenti stanno adottando training di ri-orientamento attenzionale attraverso l'Attentional Bias Modification (ABM; MacLeod et al., 2002). Secondo gli autori (MacLeod et al., 2002), le persone ansiose, se poste dinanzi a uno stimolo minaccioso e uno stimolo neutro, direzionerebbero l'attenzione automaticamente verso lo stimolo minaccioso. Pertanto, viene modificato sperimentalmente un Dot-Probe Task (MacLeod et al., 1986), ai fini del ri-orientamento attenzionale. Il Dot-Probe Task è un paradigma di orientamento attenzionale, che consiste nel determinare se un probe apparirà a destra o a sinistra dello schermo. Prima del compito, vengono presentate contemporaneamente a destra e a sinistra dello schermo una immagine neutra e una immagine minacciosa. Nel paradigma di ri-orientamento attenzionale, i partecipanti appartenenti al gruppo sperimentale sono addestrati a rispondere per il 75% delle volte a un probe che apparirà nella stessa locazione dell'immagine neutra. Tuttavia, si potrebbe ipotizzare che per persone differenti sia necessario un training differente. Per esempio, la procedura ABM potrebbe non avere effetti, se il bias attenzionale si manifesta in modo differente per i maschi e per le femmine. Inoltre, il paradigma ABM non tiene in considerazione che il bias attenzionale si potrebbe manifestare anche come una difficoltà nella risoluzione del conflitto emotivo. Infatti, pone l'accento solo sulla componente dell'orientamento dell'attenzione. Pertanto, un chiarimento metodologico sul bias attenzionale in relazione all'ansia di tratto e alle differenze di genere è di fondamentale importanza. In particolare, potrebbe aprire la strada allo studio di nuovi training di modifica del bias attenzionale, necessari per l'aumento delle conoscenze in tale ambito e per la promozione della salute nelle persone ansiose.