Francesco De Sanctis
Introduzione
L’anno 1883 rappresenta uno spartiacque nella storia della cultura italiana. Il 20 febbraio alle 23,40, in Napoli, spirava Bertrando Spaventa, spento – scrisse Giovanni Gentile –, «non si poté dire, se dall’angina pectoris de’ po-dagrosi, o dall’aneurisma, ond’erano morti uno zio e una sorella». Circa dieci mesi dopo, il 29 dicembre, scompariva anche Francesco De Sanctis, lascian-do inconcluse la dettatura delle memorie e la preparazione del volume leo-pardiano, il cui manoscritto venne poi pubblicato, per quello che ne restava, da Raffaele Bonari nel 1885 per l’editore Morano.
Terminologia musicale come (s)valutazione critica nella "Storia della letteratura italiana". Sintomi della (in)cultura musicale nell'Italia ottocentesca
Sono evidenziate nella Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis - 1870-71 - alcune frequenti ricorrenze di termini musicali impiegati come elementi di valutazione e giudizio per alcuni letterati, in particolare poeti: da Dante e Petrarca a Tasso e Marino, Alfieri e Metastasio, fino a Foscolo e (quasi marginalmente) Leopardi.
Se ne traggono conclusioni sia sul piano della storia culturale sia in merito alla scarsa conoscenza di elementi musicali non tanto in De Sanctis, quanto nei lettori a cui sapeva di rivolgersi
De Sanctis in Wellek
René Wellek, Sterling Professor all'Università di Yale dal 1950 al 1972 e tra i principali esponenti del movimento del New Criticism, si dedicò allo studio di Francesco De Sanctis, il maggiore storico e critico della letteratura espresso dalla cultura italiana del Risorgimento, essenzialmente in alcuni contributi apparsi negli Stati Uniti tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta.