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L’articolo affronta il dibattito sorto nella rivista milanese «il Conciliatore» sui
soggetti storici moderni e sul loro impiego nella tragedia di Alfieri. Prendendo
in esame i contributi e le recensioni di Silvio Pellico, Ermes Visconti e Ludovico Di Breme, il saggio intende mostrare come i giudizi espressi
sulla produzione dell’Astigiano siano da ricondurre alla promozione da parte
del ‘foglio azzurro’ di una tragedia ‘nazionale’ italiana fondata sul recupero
della storia medievale e moderna.

Il contributo ricostruisce un profilo innovativo di Vittorio Alfieri, tenendo conto delle ultime proposte critiche. In particolare si sofferma sull'importanza del trattato Del principe e delle lettere in rapporto al dibattito sul dispotismo.

Il saggio si concentra sull'impegno letterario di Vittorio Alfieri nel biennio 1776-1777, cruciale e delicato momento di passaggio all'epoca della "Virilità".
Viene ricostruita l’intensa attività del futuro tragediografo, diviso tra Torino e la Toscana, con una particolare attenzione alle relazioni instaurate in questa fase con nutriti gruppi di ammiratori e sodali, interessati a conoscerne l’opera.