La piena affermazione della regia e la nascita dei teatri stabili sono i due fenomeni principali che determinano un significativo mutamento della cultura teatrale nell¿immediato secondo Dopoguerra italiano, ripercuotendosi sia sugli equilibri allora esistenti sia sulle estetiche precedentemente consolidatesi.
In questo contesto mutato, il rapporto tra le donne e la scena si ridefinisce in maniera considerevole. Se la regia si afferma come prassi a carattere prevalentemente maschile, territori come quelli della recitazione e della scrittura drammaturgica consentono alle donne di tracciare dei percorsi autoriali rilevanti e alternativi.
La ricerca proposta mira a indagare l¿incidenza dell¿autorialità femminile nel teatro italiano negli anni Sessanta, per comprendere quali sentieri praticabili sono stati tracciati e in che misura la cultura teatrale successiva ne sia stata influenzata. Nello specifico, la ricerca mira a indagare le esperienze di scrittura scenica e drammaturgica di attrici quali Sarah Ferrati e Anna Magnani e di autrici quali Natalia Ginzburg e Alba De Céspedes.
In quest¿ottica la storia delle donne e gli studi di genere costituiscono una chiave interpretativa privilegiata. L¿obiettivo non è quello di ricostruire dei singoli percorsi biografici, bensì intercettare una rete di rapporti artistici, per delinearne la valenza estetica, sociale e politica. Si tenterà altresì di comprendere come si situa l¿operato delle attrici e delle autrici rispetto alle istanze della Seconda ondata femminista, in termini di tangenza e scarto.
L¿innovatività della ricerca risiede nel proposito di mettere a punto un primo paradigma di riferimento per quanto riguarda l¿autorialità femminile e la sua incidenza negli anni Sessanta nel teatro italiano. In questo senso le pratiche sceniche e la scrittura drammaturgica verranno esaminate e comparate per indagare un aspetto del Novecento teatrale ancora inesplorato. Seppure sono numerosi gli studi dedicati all¿evoluzione del teatro italiano negli anni Cinquanta e Sessanta (cfr. in particolare Antonucci 1978; Locatelli 2015; Meldolesi 1984; Puppa 1990; Schino 2005), non è stata ancora messa a punto un¿indagine rivolta specificatamente all¿apporto che le donne offrirono a questo processo di evoluzione. I gender studies verranno impiegati come strumento interpretativo delle pratiche sceniche e della scrittura drammaturgica delle attrici e delle autrici.
Si tenterà quindi di rintracciare le forme e i modelli che vennero promossi all¿interno del teatro italiano del secondo Dopoguerra.
In che modo e in che misura le attrici e le autrici riuscirono ad affermare la loro autorialità? Si verificò un¿assimilazione e una codificazione dell¿apporto autoriale femminile da parte del sistema teatrale del tempo? Oppure si verificarono delle resistenze? Questi interrogativi non sono ancora stati presi sufficientemente in esame, trovare delle risposte consentirebbe di delineare un panorama più esaustivo ed esatto del Novecento teatrale. Ad oggi si riscontrano significative carenze, laddove manca uno studio sistematico al riguardo: si mirerà pertanto ad apportare un contributo originale che possa fungere da stimolo per ulteriori approfondimenti e indagini, ottenendo un avanzamento delle conoscenze rispetto allo stato dell¿arte. Dopo aver contestualizzato l¿oggetto di studio da un punto di vista storico, sociale e politico, si procederà a rintracciare le intersezioni che potrebbero consentire di rivelare l¿effettiva incidenza dell¿autorialità delle attrici e delle autrici sul contesto teatrale italiano degli anni Sessanta.
Infine, comprendere come si situa l¿operato delle attrici e delle autrici rispetto alle istanze della Seconda ondata femminista e se si verificò una tangenza o uno scarto rispetto a esse, è un ulteriore elemento di innovazione, poiché in un¿ottica interdisciplinare, si tenterà di interpellare il ¿valore politico degli studi teatrali¿ (De Marinis, 2008: 72; Gandolfi, 2013: 114).