Anno: 
2017
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_518499
Abstract: 

La minaccia di una catastrofe nucleare sulle sorti dell¿umanità continua a perversare e a pesare sul nostro destino, sebbene non appaia più nella sua incombenza quotidiana, come negli anni del dopoguerra e della ¿guerra fredda¿. Non solo perché la questione degli armamenti nucleari delle superpotenze ¿ e non solo  ¿ è all¿ordine del giorno, ma anche perché gli incidenti catastrofici legati al ¿nucleare¿ continuano a verificarsi su una terra già dilaniata e, in modo diretto o indiretto, a distruggere. Il timore dell¿esplosione della bomba atomica e del destino dell¿uomo, così come era stato pensato da molti filosofi (K. Jaspers, G. Anders, H. Jonas, M. Susman, H. Arendt e altri), si ripresenta dunque, anche se modificato. L¿angoscia degli armamenti nucleari rinasce, così come rinasce il timore di altre distruzioni causate da incidenti nelle centrali nucleari.
Dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945, in cui l¿utilizzo della bomba a fissione nucleare fu intenzionalmente distruttivo, il panorama storico, politico, sociale, culturale è radicalmente cambiato. Certo. Ma un filo rosso lega il dopoguerra all¿oggi: una matrice comune di inquietudine e un simile asse interrogativo sembrano riproporsi. Infatti, che cosa si deve pensare della catastrofe nucleare oggi, anche dopo l¿incidente di Chernobyl del 1986, quasi solo un ricordo, e dopo quello di Fukushima del 2011, molto più problematico perché provocato da un terremoto e uno tzunami contemporaneamente? In che modo ci si può interrogare filosoficamente, anche con l¿aiuto di competenze scientifiche, sulla catastrofe nucleare o su quelle situazioni catastrofiche in cui la mano dell¿uomo ha rilevanti responsabilità? Queste situazioni non costituiscono forse dei momenti storici essenziali in cui i confini tra uomo e natura, tra natura e tecnica, sono messi allo scoperto e in cui si è convocati a ripensarne radicalmente e differentemente i contenuti e i confini?

Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_655623
sb_cp_is_654458
sb_cp_is_654742
sb_cp_es_126778
sb_cp_es_126779
Innovatività: 

Partendo dalle riflessioni filosofiche sulla catastrofe storica e umana di Hiroshima e Nagasaki, sorte nel dopoguerra e sviluppatesi con crescente interesse e angoscia intorno agli anni '70 con il riarmo atomico, si vuole qui - oggi - continuare a riflettere su quei temi, ma con una prospettiva rivolta all'attuale vivacità culturale che coinvolge in particolare il Giappone, ma non solo, e che è tesa a comprendere il "dopo Fukushima".
Dopo il "dopo Auschwitz", il "dopo Hiroshima", ci troviamo oggi di fronte a nuovi "dopo": "dopo Cernobyl", e il suo "effetto", siamo nell'era del "dopo Fukushima", anche se tutto ciò deve essere pensato profondamente e radicalmente nella differenza e a causa delle differenze tra le diverse catastrofi.
"Dopo Fukushima", dunque, ma che cosa vuol dire?
Il giorno 11 marzo 2011, la società giapponese ha conosciuto infatti una triplice catastrofe e senza precedenti: terremoto, tsunami e serissimi danni in una centrale nucleare. Più di 4.000 dispersi a causa dello tsunami e delle condizioni di vita difficili, più di 70.000 rifugiati a causa degli incidenti nella centrale nucleare e l'angoscia di una radioattività invisibile. Senza parlare dei danni ambientali, dell'abbattimento di animali, ecc. Questo disastro, sia naturale che umano, ha ancora oggi le sue conseguenze. Ora, di fronte a questa catastrofe il popolo giapponese si è trovato ad un bivio e alla necessità di pensarlo. Così sono state create molte opere letterarie, artistiche, teatrali che hanno in qualche modo aperto il varco anche a una riflessione filosofica in senso ampio e appena nascente, proprio intorno alla necessità di ripensare il rapporto uomo-natura, uomo-tecnica, autoconservazione e autodistruzione, ma anche nell'impellenza di interrogarsi sul rapporto che lega superstiti e scomparsi (non solo morti, ma i cui resti non sono mai stai reperiti), sull'impossibilità e sulla necessità di conoscere effettivamente che cosa sia accaduto e come sia potuto accadere.
Si tratta, insomma, con questo progetto di ricerca, di provare a inserirsi in questo dibattito culturale sorto in Estremo Oriente, di ritrovarlo in un certo interesse europeo e di traghettarlo in una riflessione italiana, avvicinando così ciò che appare assai lontano, mossi non tanto dall'intento di appropriarsi di un evento che di fatto ci riguarda solo da lontano, ma soprattutto con lo scopo di modificare la nostra relazione all'avvenire, all'avvenire di un mondo in cui la devastazione (più d'una) ha già avuto luogo. Questa devastazione infatti non riguarda solo "gli altri", coloro che sono lontani, né coinvolge unicamente il rapporto uomo, tecnica, scienza e natura, ma ha a che fare con il nostro modo di vivere insieme, di pensare insieme, di immaginare insieme, di valorizzare ciò che, per noi, ancora conta.

Codice Bando: 
518499
Keywords: 

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