E.G. Craig (1872-1966), è riconosciuto come uno dei Padri Fondatori della Regia (cfr. F.Cruciani, Teatro nel Novecento, 1985). E' stato attore, scenografo, regista, drammaturgo, ma anche critico e teorico del teatro. Il suo scritto più famoso,"L'attore e la Supermarionetta", ha posto le basi per la sperimentazione di un'idea di recitazione stilizzata e ipercodificata (priva di supporti psicologici e autobiografici da parte dell'attore), ispirata alla semplicità del movimento delle marionette, al rigore delle tecniche di danza, e a certe forme del simbolismo teatrale delle grandi tradizioni performative asiatiche. La bibliografia sull'artista inglese è vastissima, dai primi studi di F. Marotti (1961) e D. Bablet 1962, a L. Mango (2015) sino D. Plassard (2018). Notevole anche la mole delle analisi dettagliate dei contenuti della rivista da lui fondata a Firenze "The Mask". Meno attenzione critica e storiografica ha avuto invece l'altra rivista da lui fondata nel 1918 "The Marionette", probabilmente a causa della sua limitata diffusione internazionale, la brevità (poco più di un anno), il suo oggetto, la marionetta, fenomeno "minore" nel discorso teatrale novecentesco dominato dall'attore, dalla regia, dalla difesa identitaria del teatro dalla nascita del cinema. Il British Institute di Firenze possiede, ed è una rarità, la serie completa di "The Marionette". Non esistono fin qui ricerche sistematiche su questo prezioso documento. La nostra ricerca ha come scopo lo studio dei saggi e dei testi sulle marionette scritti da Craig lì contenuti, in una prospettiva storiografica e filologica aperta sul versante pratico alla realizzazione di una Mostra in collaborazione con il Centro Nazionale di Produzione della Danza di Firenze che ha sede nei laboratori teatrali dove operò Craig all'inizio del Novecento e il cui coreografo e direttore artistico, Virgilio Sieni, è profondamente legato al tema kleisteniano e craighiano della relazione tra marionetta e danza.
Lo studio dettagliato e analitico della rivista "The Marionette", fin qui relegata dalla storiografia teatrale in secondo piano rispetto alla più famosa "The Mask", potrà aggiungere importanti informazioni sulla natura di quella che L. Mango ha definito nel 2018 "l'officina teorica di Edward Gordon Craig". Come sopra esposto (cfr. Descizione del progetto...) "The Marionette" si configura come un'opera originale e organica che svela più di altri testi di Craig alcuni dei tratti fondamentali della mente creativa dello scenografo e regista inglese, "il primo grande teorico del teatro moderno europeo" (Mango 2018), che seppe muoversi in un confronto continuo tra il piano fattuale della prassi scenica e quello della idealità, della visione di un "teatro del futuro" fortemente radicato, attraverso l'idea e la storia delle marionetta, nel suo passato e nelle sue tradizioni performative più antiche.
Dal punto di vista della storia documentaria dello spettacolo del Novecento, la ricerca, attraverso lo studio e la valorizzazione di un'opera dimenticata e poco studiata, si propone di dare un contributo al lavoro storiografico di "costruzione critica" e trasmissione alle nuove generazioni di artisti della scena e studiosi dello spettacolo, della memoria teatrale di un periodo che Ferdinando Taviani (
1942-2020) ha definito, con riferimento alle principali esperienze teatrali di ricerca del Novecento, l' "Età d'oro" del teatro contemporaneo. Scrive Taviani: "Il XX secolo è il momento in cui l'essenza stessa del teatro s'è sentita minacciata. E' pertanto un'Eta d'oro. Nelle strettoie dil passaggio novecentesco, il teatro è divenuto minoritario tra gli spettacoli, sminuito nell'importanza e non di rado nella qualità. E' però anche diventato spazio di esperienze completo e autonomo, terreno vario e accidentato, fatto di intersezioni, significative contiguità, rapidi dislivelli. Potè quindi trasformarsi in fonte di valore, serbatorio di energia, oggetto di scienza" (Taviani, "Teatri Novecento ovvietà", in "Teatro e Storia", 22, 2000, p. 293).