Durante gli anni Sessanta la diplomazia italiana riuscì, tramite la triangolazione con un ente privato, l'Università Popolare di Trieste (UPT), a strutturare un sistema di finanziamento alle attività culturali della minoranza italiana in Jugoslavia, all'epoca politicamente inquadrata nell'Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume (UIIF) presieduta da Antonio Borme. In capo a pochi anni il rapporto tra italiani di Jugoslavia e Italia repubblicana portò a risultati talmente positivi che l'assimilazione degli italiani di Jugoslavia alle nazionalità slovena e croata, data per imminente sul finire degli anni Cinquanta, con l'avvento degli anni Settanta sembrava oramai scongiurata. Questo fenomeno attirò nei confronti di Borme l'astio da parte delle autorità locali, in particolar modo quelle croate. Nulla però avrebbe potuto Zagabria contro il presidente dell'UIIF: in quel frangente le autorità federali di Belgrado erano infatti interessate a non creare tensioni con l'Italia, paese con cui dal 1968 era stato intavolato il negoziato che nel 1975 avrebbe portato alla firma del Trattato di Osimo. Le condizioni politiche interne alla Jugoslavia stavano però mutando, ed i nazionalisti stavano acquisendo un potere sempre maggiore all'interno delle Repubbliche. Questo fenomeno portò, nel 1971, a vere e proprie rivolte nazionali in Slovenia e Croazia, represse con fermezza dal governo federale. Una volta ristabilita la calma Belgrado, desiderosa di smorzare la tensione interna con Lubiana e Zagabria, si ritrovò ben presto a dover concedere ai leader locali delle contropartite sul piano della nazionalità. Fu così permesso alle autorità croate di destituire Antonio Borme dall'UIIF, tutto ciò in curiosa concomitanza con la "crisi dei cartelli", un forte attacco diplomatico all"Italia sferrato da Belgrado per spingere Roma ad accettare di accelerare il negoziato che avrebbe poi portato nel volgere di un anno alla firma del Trattato di Osimo.
Come già accennato, le numerose opere incentrate sulla figura di Antonio Borme e sul rapporto tra Italiani di Jugoslavia e UPT hanno affrontato l'aspetto pubblico della sua vicenda politica e umana sul piano esclusivamente locale, tralasciando completamente l'aspetto diplomatico che questa ebbe e che invece il presente progetto intente affrontare. Di contro, i vari contributi di storia diplomatica focalizzati sulle relazioni tra Italia e Jugoslavia tra anni Sessanta e Settanta del Novecento hanno prevalentemente evitato di addentrarsi nella questione Borme, limitandosi solo ad indicare, nel caso dell'opera più recente, che effettivamente vi fu un certo legame tra questa vicenda ed il negoziato per il Trattato di Osimo. Non è quindi disponibile, allo stato attuale, un'analisi compiuta dell¿aspetto diplomatico della vicenda di Antonio Borme: il presente progetto, ponendosi come obiettivo quello di fornire per la prima volta un contributo in tal senso, propone dunque una ricerca particolarmente innovativa sul piano metodologico, avente per di più il pregio di potersi avvalere per la prima volta di un carteggio ad oggi inesplorato da parte degli storici, quello jugoslavo conservato presso il Diplomatski arhiv del Ministarstva spoljnih poslova Srbije per quanto riguarda la documentazione diplomatica, ivi incluso un fondo denominato "Antonio Borme", e l'Arhiv Jugoslavije per quanto riguarda la documentazione relativa alla vita interna alla Jugoslavia, comprese le relazioni tra autorità federali e quelle repubblicane, reso oggi disponibile agli studiosi dalle autorità della Repubblica di Serbia.