Il progetto si propone l'obiettivo di pubblicare un'edizione critica commentata de "La Ficozza filosofica del fascismo e la Marcia sulla Leonardo" di Angelo Fortunato Formìggini (1878-1938). L'autore, editore ebreo modenese, morì suicida gettandosi dalla torre del Duomo di Modena in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Nel 1921, aveva fondato un Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana, che Giovanni Gentile dapprima trasformò nella Fondazione Leonardo per poi impadronirsene definitivamente nel 1923, costringendo Formìggini alle dimissioni forzate ed appropriandosi dei suoi progetti in itinere, specialmente quello concernente una Grande Enciclopedia Italica, affidato nel 1925 a Giovanni Treccani. Al sopruso, Formìggini reagì pubblicando nello stesso anno "La Ficozza", un pamphlet politico, in cui l'autore riporta gli atti del processo corredati da considerazioni personali; subito dopo, nel 1924, l'opera vide una seconda e ultima pubblicazione con qualche rimaneggiamento e l'aggiunta di due appendici. Il testo, a cavallo tra denuncia, satira e sferzante invettiva contro il filosofo attualista, risulta un documento di grande interesse letterario, storico e politico sia perché consente di riportare all'attenzione un personaggio spesso sottovalutato come scrittore, sia perché permette di ricostruire la temperie culturale del tempo attraverso un caso come quello dell'anomalo editore ebreo incappato nel terribile equivoco di vedere il primo fascismo come energico rimedio per l'Italia postbellica, sia perché è testimonianza preziosa per analizzare il rapporto tra regime ed enti culturali. Nella Biblioteca Estense Universitaria di Modena sono conservate le bozze manoscritte e dattiloscritte, le corrispondenze inerenti alla genesi del testo e le missive ricevute in seguito alla pubblicazione; pertanto, farne un'edizione critica apporterebbe un valore aggiunto alla comunità scientifica.
Angelo Fortunato Formìggini, sebbene oggi non sia particolarmente noto, non fu un outsider al suo tempo; al contrario, nei documenti conservati dall'editore si possono ripercorrere gran parte dei momenti salienti degli inizi del Novecento: dalla nascita della storia delle religioni ai cambiamenti dell'editoria fino all'ascesa del fascismo e ai mutamenti delle politiche censorie da parte del regime. Nelle corrispondenze conservate negli Archivi infatti, tra i suoi amici e i suoi collaboratori, si annoverano nomi tra i più illustri di quegli anni: dai modernisti e dagli storici delle religioni (Ernesto Buonaiuti, Alberto Pincherle e Raffaele Pettazzoni), ai socialisti e ai liberali come Antonio Labriola, Concetto Marchesi e Mario Ferrara, da letterati del calibro di Giovanni Pascoli, Luigi Pirandello, Massimo Bontempelli, Alberto Savinio e Giuseppe Prezzolini, ai grandi editori (Arnoldo Mondadori, Leo Olschki, Enrico Bemporad o Giovanni Beltrami, consigliere delegato della casa editrice Treves), fino a gerarchi fascisti come Giuseppe Bottai e Francesco Ciarlantini. Formìggini, tuttavia, fu un personaggio scomodo in vita, perché inviso al regime per colpa delle sue idee universalistiche e libertarie e imbarazzante per i dissidenti poiché di difficile collocazione, ma fu scomodo anche per i posteri in quanto ebreo allineato e fascista della prima ora. Tuttavia, è utile riparlare di Formìggini, in particolar modo nel periodo storico attuale, proprio in virtù della sua complessità e degli equivoci in cui è incappato, al fine di far chiarezza e di trarne oggi degli insegnamenti. "La Ficozza", dunque, dal 1924 non è stata mai più editata e ha subito un lungo oblio. Riportando pedissequamente gli atti del processo ed essendo conservata tutta la documentazione del caso nell'Archivio Editoriale presso la Biblioteca Estense Universitaria di Modena, "La Ficozza" risulta avere valore di documento storico e, nello stesso tempo, essendo curata stilisticamente e ricca di riferimenti colti, è di un certo interesse anche a livello letterario; infine, è un valido strumento per comprendere quel meccanismo del pensiero che ha portato molti intellettuali al consenso, proseguendo la pista di ricerca battuta da Turi per le vicende editoriali, ma spostando l'attenzione sui testi. Inoltre, se Formìggini è stato in qualche modo riconosciuto in quanto editore, biblioteconomo o bibliografo, è stato totalmente trascurato in quanto scrittore; è pertanto importante analizzarlo anche da questo punto di vista, non ritenendo i suoi testi solamente ancillari ai propri lavori editoriali o bibliografici, ma studiandoli in quanto tali. Infine, vi è un enorme mole di documenti conservati negli Archivi Estensi che non sono mai stati studiati o analizzati; la ricerca apporterebbe sicuramente delle novità e permetterebbe una lettura più completa non solo dei rapporti tra gli intellettuali, i gerarchi e l'editore, ma anche del clima convulso di quegli anni. Partendo dunque dal caso di Formìggini e dall'esproprio della Leonardo, si potrebbero rintracciare altri casi analoghi per comprendere meglio il rapporto tra il regime e gli enti culturali, le dinamiche di assorbimento di qualsiasi istituto di cultura autonomo attuate dal Ministero e le diverse reazioni degli intellettuali lesi.