Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1711598
Anno: 
2019
Abstract: 

L'opera di Giuseppe Sardi (1680-1768) nel territorio di Roma è stata negli anni oggetto di accurati approfondimenti che hanno messo in luce la figura del capomastro-architetto e sciolto alcuni nodi attributivi. Gli studi svolti hanno evidenziato l'originalità e l'importanza di Sardi nel quadro dell'architettura rococò a Roma e provincia del XVIII secolo, testimoniata soprattutto dai casi della chiesa del Santissimo Rosario a Marino (1711-13) e della facciata della chiesa S. Maria Maddalena (1734-35), le cui soluzioni a rocaille riccamente decorative sono in contrasto con la coeva cultura dell'Arcadia. Attualmente manca però un saggio monografico che affronti in maniera unitaria la versatile produzione dell'architetto e che fornisca critici confronti con la produzione architettonica trasteverina, prevalentemente ecclesiastica, presso le cui maestranze Sardi si è formato. Queste comparazioni, da svolgersi su base documentaria e su circostanziati rilievi, riguardano l'impianto planimetrico e in alzato delle chiese e l'apparato decorativo in stucco degli edifici sacri. L'obiettivo della ricerca è pertanto quello di offrire uno sguardo unitario sui diversi approfondimenti, elaborando le acquisizioni già note e arricchendole di nuove informazioni grazie a un confronto tra le opere di Sardi e le soluzioni architettoniche e decorative presenti nel quartiere trasteverino. Questa operazione di paragone consente di valutare le realizzazioni di Giuseppe Sardi in rapporto al lessico popolare adotatto dall'artigianato romano del XVIII secolo. La ricerca propone inoltre un approfondimento sulle tecniche realizzative e di fissaggio degli stucchi e sulle modalità del loro restauro e conservazione.

ERC: 
SH5_6
SH5_8
SH6_7
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2167515
Innovatività: 

La ricerca propone un'analisi nuova dell'opera di Giuseppe Sardi, contestualizzando le sue realizzazioni all'interno del panorama culturale romano del Settecento e mettendone in luce le analogie rispetto agli episodi architettonici dell'epoca, particolarmente nel quartiere di Trastevere. La produzione architettonica di Sardi emerge in maniera assolutamente originale, svelando «una personalità coraggiosa e coerente che dalla duplice attività trae partito per una sua polemica attività artigianale, raggiungendo risultati in cui spesso trapela una poetica autonomia che il limite popolare alimenta ma non inquina» (P., PORTOGHESI, Roma barocca, Roma-Bari 1992, p. 415). Questo carattere popolare, che attinge idee e immagini dalla tradizione artigianale, si arricchisce di soluzioni spaziali derivanti dalle opere di Borromini, ponendosi in netto contrasto a una linea più rigorosa che si affermerà a partire dal 1730, in seguito alla nomina del pontefice Clemente XII Corsini (1730-1740), e in base alla quale l'architettura ricerca «un suo carattere ordinato [...] riprendendo in esame dalla tradizione storica quella fascia di tradizione cinquecentesca e tardo cinquecentesca, messa da parte cento anni prima proprio dall'erompere delle ricerche barocche» (Sa., BENEDETTI, L'architettura dell'Arcadia, Roma 1730, in «Controspazio», 3, 1971, pp. 337-391).
La comprensione delle scelte progettuali dell'architetto è finalizzata all'individuazione delle linee guida per un corretto progetto di restauro e per il riconoscimento del valore storico-artico delle sue opere. Pertanto la ricerca si pone come obiettivo la lettura dei caratteri identitari della riflessione architettonica di Sardi nel suo contesto tramite l'esecuzione di rilievi manuali, di schedatura e catalogazione delle tipologie spaziali e delle forme ornamentali adottate, di comprensione dei loro significati simbolici, di confronti con altri episodi architettonici coevi presenti nell'area di Trastevere. Lo scopo è quello di raccontare l'esperienza spaziale di Giuseppe Sardi inserendola nel suo territorio di origine, studiando gli elementi tipici del suo linguaggio, distinguendo quali derivino da un repertorio già codificato in area trasteverina e quali siano invece di sua originale invenzione. In particolare l'oggetto della ricerca è l'uso a Roma della rocaille che per Portoghesi «ha ruolo di spuma decorativa [...] (in analogia appunto alla spuma del mare che si concentra ai bordi del profilo dell'onda e nell'interno lascia come una grande rete continua che la tensione dei campi interni corrode fino a smagliarla)» (P., PORTOGHESI, Giuseppe Sardi e la tradizione artigianale nel settecento Romano, a cura di G. Fiensch e M. Imdahl, Recklinghausen 1966, p. 128). Questo tipo di decorazione costituisce una forma atipica a Roma e Sardi ne è uno dei maggiori interpreti, esprimendo i caratteri del rococò romano (N.A., MALLORY, The architecture of Giuseppe Sardi and the attribution of the façade of the church of the Maddalena, in «Journal of the Society of Architectural Historians», 26, 1967, p. 83).
La ricerca si prefigge inoltre di verificare lo stato conservativo degli stucchi ornamentali, studiarne le modalità di realizzazione e di ancoraggio al supporto murario. Questa analisi è seguita da alcune proposte di conservazione, valutando i mezzi più recenti e innovativi di intervento, considerando tecniche e materiali. Al fine di delineare le modalità di fissaggio dell'apparato decorativo, si prevede un'indagine termografica che consenta di esaminare la presenza e lo stato conservativo delle armature metalliche di sostegno, la cui consistenza strutturale è fondamentale per la tenuta delle figure plastiche. Il distacco tra l'anima metallica e lo stucco è provocato, oltre che dalla naturale corrosione dovuta al tempo, anche dalla differente dilatazione termica degli elementi lapidei (presenti nello stucco) e dei sostegni in ferro. Un altro delicato aspetto legato al degrado dell'apparato decorativo consiste nelle problematiche derivanti dall'umidità contenuta nei diversi strati della muratura di supporto che va ad agire sul gesso che compone gli stucchi, caratterizzato da un notevole grado di igroscopicità: questo fenomeno provoca l'ossidazione dell'anima metallica di sostegno senza che ciò sia visibile dall'esterno, per cui è fondamentale intervenire con delle analisi preventive. L'indagine termografica è paricolarmente utile anche per valutare il grado di umidità presente all'interno del materiale, diagnosticando in via precauzionale lo stato dell'apparato decorativo (A. Guglielmi, F. Capanna, Dipinti murali e stucchi della cappella: tecniche esecutive, stato di conservazione, restauro, in Restauri a Santa Cecilia, a cura di D. Radeglia, Firenze 2009, pp. 61-77). Inoltre saranno trattati temi riguardanti le problematicità legate alle esigenze odierne e all'uso attuale delle opere architettoniche esaminate.

Codice Bando: 
1711598

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