L'obiettivo generale della ricerca è individuare - in chiave sia storico-culturale sia teorica - la tradizione di studi di filosofia del linguaggio affermatasi in Italia nel corso del Novecento e giunta, nei primi vent'anni del XXI secolo, a una posizione riconoscibile nel contesto della ricerca internazionale di settore. Un approccio propriamente filosofico-linguistico agli studi sul linguaggio è maturato, in Italia, in significativo ritardo rispetto ai paesi europei (in partic. la Germania e la Francia) con cui più forte è stato lo scambio intellettuale fin dai primi dell'Ottocento. Solo intorno al 1950-55, questo approccio giunge a distinguersi dai più radicati approcci storici-comparati e dialettologici, riconducendo la tematica linguistica al rapporto con la filosofia della conoscenza, la filosofia della scienza, la logica, le grandi correnti del pensiero "continentale" e, in una seconda fase, della tradizione "analitica". Ciò ha comportato nel tempo da una parte un ripensamento radicale dell'idea di linguaggio come esperienza storica (non più solo come processo naturale), dall'altro un inaudito sforzo interdisciplinare in direzione di saperi quali la psicologia, l'antropologia, l'epistemologia, la logica. Questa ricerca intende per la prima volta ricostruire nel suo insieme il percorso compiuto dalla filosofia del linguaggio in Italia, a partire dai suoi presupposti storicistico-crociani e logico-matematici sino alla imponente fioritura di studi avviatasi negli anni Sessanta-Settanta, culminata nei tre grandi filoni storicista-neosaussuriano (De Mauro e la sua scuola), semiotico (Eco e la sua scuola), analitico (Bonomi, Marconi e altri). Saranno prese in considerazione anche posizioni più appartate ma significative (linguisti con sensibilità teorica quali Terracini e Devoto; la scuola psicologico-linguistica di padre Gemelli; il filone ermeneutico). Obiettivo finale, un ampio volume di riferimento che sia fungibile anche in sede internazionale.
Come si è chiarito nelle precedenti sezioni, l'obiettivo centrale di questa ricerca è mettere in luce l'esistenza, lo sfondo storico-teorico e i contributi originali propri della "filosofia del linguaggio" in Italia, indagata a partire dai primi del Novecento sino alle soglie del XXI secolo. La ricerca che qui si propone si qualifica come INNOVATIVA perché - nella manualistica internazionale di riferimento e nella stessa autoconsapevolezza di una parte del settore disciplinare coinvolto - manca una idea sufficientemente precisa di che cosa questa tradizione di pensiero sia stata e sia, e di come essa innervi una quota non irrilevante delle ricerche del giorno d'oggi. E' nostra opinione che la CESURA indotta nella cultura italiana da talune importanti correnti scientifiche (la linguistica chomskyana, il cognitivismo, una filosofia analitica talora declinata in modo autoreferenziale) abbia fatto perdere di vista quanto il pensiero linguistico odierno, in Italia, non solo debba alla sua storia novecentesca, ma anche possa, attraverso un rinnovato dialogo con questa, dare un più saldo fondamento alle proprie prospettive di lavoro. Non si tratta in alcun modo, sia chiaro, di promuovere una rinnovata visione "nazionalistica" degli studi, ma di fare emergere - come è stato fatto in ambito teoretico e in sede storico-filosofica in anni recenti con la nota e provocatoria etichetta dell'Italian thought - una relativa specificità della filosofia del linguaggio, nel sistema di coordinate determinato da una parte dal suo radicamento in una certa tradizione storica e culturale, dall'altra da una rete di rapporti con centri internazionali di ricerca che non è mai venuta meno, neanche nei periodi bui della dittatura fascista.
Da questo punto di vista, si aprono spazi importanti per avanzare lo stato delle conoscenze disponibili intorno al nostro oggetto di ricerca, che ha ovviamente a che fare con lo statuto stesso della disciplina quale si pratica oggi dentro e fuori l'Accademia. La distanza storica maturata rispetto a talune parti della tradizione (si pensi a Croce e al suo influsso in molti campi di studio) rispetto alle quali si è passati da una fase di acritica accettazione a una di altrettanto acritica e generalizzata ripulsa; il ritorno d'interesse per figure di studiosi, riviste, movimenti di pensiero a lungo dimenticati o finiti in una sorta di cono d'ombra (si pensi a rivista come "La Cultura" di De Lollis e Neri, al neoilluminismo di fine anni Quaranta-primi anni Cinquanta, a figure come padre Agostino Gemelli, psicologo e fonetico sperimentale, a Vittorio Bertoldi e Giovanni Nencioni - notissimo come storico della lingua, non altrettanto come teorico del linguaggio, e soprattutto i glottologi-filosofi Antonino Pagliaro e Benvenuto Terracini); la disponibilità di nuovi materiali d'archivio (primi fra tutti quelli della Treccani, Enc. Ital.); il costituirsi stesso di una prospettiva critica retroattiva, legata alle lezione dei grandi maestri recenti, Tullio De Mauro e Umberto Eco, che non nascono dal nulla ma si intrecciano per mille fili alla cultura linguistica e filosofica che li ha preceduti: tutti questi fattori costituiscono la base sulla quale una ricerca come quella che si propone trova la sua giustificazione e la sua condizione di possibilità. Va segnalato che un'analoga esigenza di ricostruzione della propria tradizione e storia, al di fuori degli schemi svalutativi suggeriti dall'idea di un'Italia "attardata" in paradigmi idealistico-storicisti, è fortemente condivisa (come testimoniano benemeriti lavori recenti) da studiosi di linguistica e glottologia, i quali non per caso si sono trovati a "sconfinare", nei loro sondaggi storiografici, nel campo limitrofo della filosofia del linguaggio e della storia del pensiero in generale. (Si vd. in partic. gli Atti del 50mo conv. internaz. della Società di linguistica italiana, MIlano 2016, illumininanti da questo punto di vista). Lavori compiuti dal coordinatore e da M. De Palo negli ultimi anni, in partic. il volume di più autori "Saussure e la scuola linguistica romana", 2018, offrono un "assaggio" del territorio da mappare e dei risultati che esso promette di riservare.
Si ritiene di poter utilmente interagire, in prosieguo di tempo, con colleghe e colleghi di altri Atenei variamente impegnati in consimili ricerche (vedi oltre, fine paragrafo su "Eventuali altri partner esterni ecc.").