Il processo che, tra le età di Dicleziano e Costantino, portò all'elaborazione in ambito documentario di una scrittura greca, la quale, organizzandosi in un sistema quadrilineare, cominciò a farsi minuscola, e quello che, al volgere della crisi iconoclasta, promosse questa stessa minuscola dall'ambito documentario a quello librario sono, nell'insieme, piuttosto noti. Da un lato, l'attenzione si è concentrata sul contatto con una scrittura latina già minuscola (la cosidetta corsiva nuova) imposta negli uffici dell'Oriente grecofono dalla riforma dioclezianea; dall'altro, si è individuata in Costantinopoli e nel centro che meglio ne rappresentava il rifiorire dopo la liquidazione dell'iconoclasmo - il monastero iconodulo di Studio - la fucina dove la minuscola greca raggiunse il suo assetto, anche librario, definitivo. Molto, invece, resta da indagare sulle fasi centrali di questo fenomeno, dall'età di Eraclio e della conquista araba di Egitto, Siria e Palestina alla controversia sulle immagini, allo scopo di delineare le diverse articolazioni della minuscola bizantina nei suoi usi documentari e di mettere in relazione queste manifestazioni con i contesti di produzione e di uso dapprima dei documenti stessi, quindi anche dei libri. Si tenterà di ricostruire un ordine delle minuscole documentarie greche da collegare a una gerarchia delle tipologie dei documenti prodotti e degli uffici, grapheia, che li emanarono (uffici minori e cancellerie), caratterizzando altresì sotto il profilo sociale e delle competenze tecniche, e più latamente culturali, gli scriventi, prima notai, quindi anche monaci 'burocratizzati'. Con un allargamento della prospettiva, gli sviluppi della minuscola greca saranno ripercorsi non solo nell'Oriente bizantino, ma anche nell'Occidente, sub specie additionum in libri latini, e negli Orienti cristiani, segnatamente nel mondo copto, che dalle coeve scritture cancelleresche greche elaborò una propria manifestazione minuscola ancora tutta da studiare.
Se le coordinate di riferimento entro cui si colloca la ricerca possono dirsi, almeno per l'ambito greco, consolidate da una lunga tradizione di studi incentrati sulla minuscola corsiva documentaria dei secoli oscuri, manca invece un tentativo di classificarne in maniera rigorosa le diverse espressioni. Rispetto, infatti, alla tradizionale articolazione in una variante ad asse diritto e una ad asse inclinato, peraltro spesso indicate come espressione rispettivamente della realtà grafica costantinopolitana e siro-palestinese (laddove, invece, talora si trovano a convivere nello stesso documento, spesso per opera di una stessa mano), l'osservazione concreta della prassi scrittoria rende evidenti forme di commistione, stratificazione, osmosi, mescidanza, che solo a stento si lasciano inquadrare nella dialettica verticalità/inclinazione dell'asse di scrittura e che attendono di essere distinte, classificate, ordinate e descritte secondo criteri più rigorosi. L'esigenza, dunque, di far ordine all'interno di questa galassia tra espressioni grafiche differenti e talora originali, pur nella loro comune appartenenza a una medesima tipologia scrittoria, rappresenta un momento euristico irrinunciabile e, in quanto tale, costituisce di per sé una prima originale acquisizione scientifica originale, foriera, peraltro, di conseguenze importanti per illustrare e precisare un momento cruciale nella storia della scrittura greca.
Il legame delle diverse articolazioni della corsiva bizantina, ormai manifestamente minuscola, con la classe dei notai è un fatto che può darsi ormai per acquisito. Al di là della generica correlazione con questa élite di funzionari in possesso degli strumenti tecnici adeguati per conservare durante i secoli oscuri questa scrittura e per imporla poi sulla più larga scala libraria, occorre ancora dettagliare il legame intercorso tra le singole manifestazioni della scrittura e le differenti tipologie documentarie per cui esse vennero adottate, oltre che, ove possibile, i diversi grapheia dove tale tipologie furono elaborate, tra aderenza a consuetudini grafiche e soluzioni scrittorie personali e, talora, originali. L'allargarmento a valutazioni storiche di portata più ampia, sostanziato, però, dallo studio rigoroso e puntuale di singoli casi, potrà orientare l'interpretazione dei fatti grafici, consentendo di valutarli di volta in volta in relazione a una complessa gamma di elementi, quali l'educazione grafica degli scriventi, i contesti in cui essi agivano, le condizioni materiali dello scrivere, le dinamiche di produzione, fruizione, circolazione dei prodotti scritti, le istanze culturali e ideologiche che lo scritto, variamente inteso, era chiamato a soddisfare e veicolare.
Nella storia della minuscola bizantina tra documenti e libri, un posto particolare spetta all'uso che di questa scrittura si fece per vergare annotazioni varie nei margini o in altri spazi vacui di manoscritti antiquiores, principalmente greci (il codex Bezae, il Laudianus, il codice Freer del Deuteronomio e di Giosuè, il Crisostomo Guelf. 75a Helmst., il P.Ness. II 1 degli Atti di san Giorgio, il Dioscoride Paris. gr. 2719), ma anche, lo si è accennato, latini e di altre culture dell'Oriente cristiano. Esse, nell'eventualitò di un assegno di ricerca, saranno censite e analizzate, soddisfacendo così un desideratum avvertito più volte dagli studiosi (da ultima Lidia Perria in Rivista di Studi Bizantini e Neoellenici, n.s., 33 [1996]).
L'allargamento alle testimonianze tradite da manoscritti non solo greci consentirà di incrinare la visione fortemente unitaria che di tali manifestazioni si è sempre avuta, giacché inquadrabili in un sistema sostanzialmente unitario, e, nel contempo, permetterà di riflettere sull'uso che di esse si fece in ambienti diversi da quelli più abituali - o ritenuti tali - di elaborazione e applicazione, peraltro da parte di scriventi di cui ignoriamo la fisionomia, se non per quanto le loro competenze grafiche lasciano ipotizzare.
In questo contesto, si pone la speciale attenzione che sarà riservata ai milieux copti, dove, a partire da esperienze scrittorie chiaramente ispirate alle corsive cancelleresche greche, fu elaborata per la trascrizione di alcuni testi redatti nel cosiddetto dialetto G una minuscola dalla facies fortemente artificiosa, che non trova riscontri diretti nella cultura grafica copta e che ancora attende di essere studiata.
La complessità dell'oggetto di studio impone un approccio necessariamente interdisciplinare, che il gruppo di ricerca, in possesso di competenze varie e articolate - paleografia greca, papirologia, coptologia, bizantinistica, storia del libro, filologia classica - è in grado di assicurare, in un dialogo che rappresenta di per sé un'occasione non scontata (e, anzi, irrealizzabile in numerosi altri atenei italiani) di confronto scientifico e metodologico in cui risultano coinvolti, con domande e istanze sempre nuove, studiosi di formazione e di età differenti.