Il progetto, avvalendosi di supporti informatici, si propone di censire le pale d'altare realizzate a Roma, da Antoniazzo Romano (1430-1508) a Caravaggio (1571-1610). La serie storica offrirà un'ampia panoramica di lungo periodo che a partire dalle fonti letterarie e documentarie, arricchite di un apparato critico aggiornato, arrivi a rintracciare e catalogare le opere ancora in situ o disperse. Tale strumento sarà interrogato per analizzare in modo sistematico i mutamenti legati all'evoluzione della pala d'altare, concentrando l'attenzione sugli anni cruciali che vanno dal progressivo imporsi del potere curiale sulle élites urbane - dal pontificato di Martino V (1417-1431) - fino ai fondamentali sviluppi della Riforma Cattolica. Studi approfonditi saranno riservati al rapporto tra artista e committenza laica o curiale a partire da un inedito approccio diplomatistico alla documentazione, registrando all'interno dei contratti i mutamenti nei formulari e nelle clausole. Si effettuerà, quindi, una lettura storico sociale ed economica dei dati, centrata sul ruolo dell'artista e sull'andamento di domanda e offerta. Sarà oggetto di una particolare analisi, fondata su un'ampia casistica, la ricorrenza dei differenti supporti mobili utilizzati (tavola, tela o pietra), quantificando nel contempo l'utilizzo di tecniche peculiari quale il mosaico e la pittura a olio su muro. Partendo dalla base dati - che sarà comprensiva delle pale d'altare realizzate fuori Roma per chiese romane e di quelle realizzate a Roma per destinazioni esterne - si restituirà una visione organica dell'osmosi culturale sussistente tra centro e periferie, che vada oltre i casi più noti alla critica. Procedendo dalla serie storica, si proporrà, infine, una lettura documentata dello sviluppo della pala d'altare che dia conto dei supposti mutamenti iconografici, liturgici e normativi a seguito dei decreti tridentini, dei sinodi e dei regolamenti delle singole diocesi in ambito sia romano che provinciale.
- Ad oggi, non possediamo un censimento completo dei contratti stipulati per la realizzazione di pale d'altare a Roma tra XV e XVII sec. Eppure l'approccio quantitativo e seriale è da tempo applicato ai beni artistici come punto di partenza analitico per la storia dell'arte (si pensi a "L'Archivio del Collezionismo Romano" a cura di L. Spezzaferro - A. Giammaria). Accogliendo gli ammonimenti di P. Chaunu (1978) sull'uso di fonti quantitative a discapito di quelle qualitative, il progetto intende utilizzare il censimento esclusivamente per analizzare la complessità dei fenomeni in una panoramica più ampia. Uno strumento siffatto sarebbe fondamentale non solo per gli storici dell'arte ma, latu sensu, per tutti coloro che si occupino della storia della civiltà romana tra Quattrocento e Cinquecento.
- La ricerca sarà l'occasione per dipanare incertezze storico critiche tramandatesi a partire dai lavori, non sempre metodologicamente accurati, di archivisti e storici ottocenteschi. Basti pensare, per l'ambito romano, ai fondamentali contributi, spesso lacunosi e inesatti, di A. Bertolotti. Mirate sedute d'archivio permetteranno di chiarire definitivamente tali dubbi e di contribuire con materiale inedito che sarà oggetto di specifiche pubblicazione scientifiche. L'approccio quantitativo permetterà inoltre di estendere la panoramica ai casi studio meno percorsi dalla critica e legati a personalità artistiche credute marginali ma non meno importanti.
-Il data base consentirà - per la prima volta su un'ampia casistica - di effettuare una verifica sulla supposta "cristallizzazione normativa" (F. Zeri 1957) esercitata sulle opere di destinazione pubblica dalla politica culturale post Conciliare, (un tema che nei suoi indirizzi storiografici è ancora controverso, a partire dalle riflessioni di H. Jedin, D. Cantimori e P. Prodi; per arrivare agli studi di J. Delumeau, A. Asor Rosa e A. Prosperi).
- Sarà indagato su un contesto più ampio il tema del rifiuto delle pale d'altare e le ragioni del "decoro". Manca ad oggi uno studio monografico sul tema, capace di superare lo sguardo ristretto legato ai casi più eclatanti, da Scipione Pulzone a Federico Zuccari fino a Caravaggio (E. Capretti 2009; P. Cavazzini 1989; Zuccari 2013; 2015). I dati estratti dal censimento saranno confrontati in particolare con le fonti privilegiate per la storia delle immagini nella Controriforma: da quelle normative, come l'Editto Rusticucci del 1593, a quelle letterarie come le "Instructiones fabricae et supellectilis" di C. Borromeo (1577), Il "Discordo intorno le immagini sacre e profane" di G. Paleotti (1582) o i "Dialogi" di A. Gilio (1564).
- Lo studio sistematico dei contratti stipulati a Roma per la realizzazione di pale d'altare, permetterà un'inedita lettura del complesso e fiorente mercato dell'arte che si sviluppa nella città a partire dal Quattrocento. Un mercato volto a soddisfare una domanda quanto mai crescente e diversificata (cittadina e curiale, romana e extra romana) in cui arte e produzione artistica divenivano, tra l'altro, strumenti di potere e di affermazione politica, economica e sociale, a livello tanto locale quanto internazionale. (A. Esch, 2007; F. Etro 2018 R. A. Goldthwaite 1993; 2009; M. O'Malley 2005; 2013) .
- Il censimento permetterà per la prima volta una completa catalogazione dei supporti utilizzati per la produzione delle pale d'altare a Roma tra XV e XVII sec. L'utilizzo di materiali peculiari quali la pietra e il mosaico rappresentano, specie nella seconda metà del Cinquecento, scelte di gusto arcaizzante collegate alla diffusione del cosiddetto "revival paleocristiano" (R. Krautheimer 1967; A. Zuccari 1981). Tali scelte sono state oggetto di singoli studi su casi emblematici, come l'uso del mosaico nella S. Caterina firmata da Paolo Rossetti a S. Maria di Loreto (1594) (C. Fiore 2010; si veda anche E. Parlato 2009). Manca fin'ora uno studio sistematico capace di dare uno sguardo esaustivo e completo del fenomeno.
- Partire dalla serie storica permetterà un confronto sistematico tra le fonti e la critica, affrontato per la prima volta sul lungo periodo. Infatti, nonostante lo studio della pala d'altare come categoria tipologico-funzionale sia recentemente cresciuto, giovandosi di letture differenti (a partire dagli studi di J. Burckardt, 1898; ai cataloghi di E. Sandberg Vavalà,1929; E. Garrison,1949; e ai fondamentali contributi di H. Hager, 1962; A. Chastel, 1993, C. Gardner von Teuffel, 2005), difficilmente tali studi hanno spinto la loro panoramica oltre la soglia dei primi decenni del Cinquecento.