In seguito alla fine della seconda guerra mondiale il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) dell'Istria, legato al nuovo governo democratico instauratosi a Roma, torna in clandestinità, caso unico in Italia ed in Europa. Il 25 aprile del 1946 ad Isola d'Istria alcuni esponenti del CLN locale si organizzano nel "Gruppo di Resistenza Istriana Domenico Lovisato" (GRI-DL), formazione organizzata sul modello dei GAP che pianificherà azioni di sabotaggio contro obbiettivi jugoslavi, ponendosi quindi al di fuori della linea dettata ufficialmente dal CLN dell'Istria ed indirettamente dal governo italiano, favorevoli ad una resistenza anti-titina meramente passiva. Nel 1948 la gran parte degli esponenti del GRI-DL, rei di aver progettato la distruzione di un nuovo impianto radio jugoslavo, vengono arrestati e condannati a lunghe pene detentive. Da Belgrado si grida all'imperialismo italiano, da Roma si minimizza, sostenendo si tratti solo di un'iniziativa autonoma di un gruppo locale completamente scollegato con il governo italiano. Ciononostante, in occasione del negoziato per il Memorandum di Londra del 1954, il governo italiano chiede ed ottiene la liberazione dei membri del GRI-DL.
Il presente progetto affronterà la vicenda del GRI-DL vista dalla diplomazia italiana, evidenziando in particolar modo come questa reagì alla notizia di formazioni resistenziali anti-tine nell'Istria sotto occupazione jugoslava, come affrontò la questione del processo del 1948 e come gestì la carcerazione dei suoi membri ed i negoziati per la loro liberazione.
Come già ricordato, la vicenda del FRI-DL non è mai stata approfondita dalla pur vastissima letteratura focalizzata sull'aspetto diplomatico della questione di Trieste; viceversa, i contributi focalizzati sul GRI-DL si soffermano principalmente sull'aspetto umano e morale della vicenda, senza approfondirne il ruolo effettivamente giocato sul piano politico-diplomatico. Mancano dunque allo stato attuale contributi di storia diplomatica che si focalizzino esclusivamente sul GRI-DL dalla prospettiva della diplomazia italiana: il presente progetto, ponendosi come obiettivo quello di fornire per la prima volta un contributo in tal senso, propone dunque una ricerca particolarmente innovativa sul piano metodologico, avente per di più il pregio di poter essere condotta per la prima volta con la disponibilità completa delle fonti archivistiche (eccezion fatta per il peculiare caso già menzionato riguardante Diego De Castro): dopo l'apertura degli Archivi diplomatici e della Presidenza del Consiglio italiani e di quelli dell'Archivio Regionale di Koper/Capodistria nella Repubblica di Slovenia, con il versamento dell'archivio Luigi Drioli presso l'Archivio di Stato di Trieste, e soprattutto quello dell'archivio Andreotti presso l'Istituto Luigi Sturzo di Roma, le fonti d'archivio necessarie per la presente ricerca possono infatti dirsi per la prima volta pressoché completamente disponibili (anche se non ancora completamente fruibili, vista la mancata inventariazione di parte delle carte dell'archivio Andreotti custodite presso l'Istituto Sturzo).