La ricerca intende ricostruire, sotto il profilo storico e giuridico, i caratteri di un peculiare istituto del Diritto Canonico: la rinuncia all'Ufficio del Romano Pontefice.
L'istituto della rinuncia, appartenente alla tradizione giuridica della Chiesa sin dalla Costituzione Quoniam di Bonifacio VIII del 1294 ed espressamente codificato dal legislatore canonico (cfr. cann. 221 CIC 1917, 332§ 2 CIC 83, 44, § 2 CCEO) , dopo secoli di quiescenza ha riacquistato concretezza ed attualità - collocandosi al centro del dibattito teologico, giuridico e politico - a seguito della voluntas renuntiandi manifestata da Benedetto XVI al Collegio cardinalizio nel concistoro dell'11 febbraio 2013.
La scelta di Benedetto XVI, senza precedenti nella storia recente della Chiesa, ha posto una serie di inedite, complesse e rilevanti questioni alle quali non ha corrisposto finora un'adeguata riflessione dottrinale. L'obiettivo della ricerca è, pertanto, quello di trovare una risposta agli attuali interrogativi posti dall'istituto della rinuncia, reinterpretandoli alla luce dei dati storici e dogmatici.
La dottrina canonistica ha focalizzato l'attenzione sull'evento epocale della rinuncia pontificia cui la Chiesa ha assistito durante il concistoro ordinario pubblico dell'11 febbraio 2013 (cfr. L. DANTO, La renonciation de Benoit XVI, illustation de la souverain e liberté du pontife romain. Réflexions canoniques, in L'annéé canonique, LIV,2012,pp.407-450): eppure l'orizzonte è ancora offuscato e confuso.
Pertanto, la ricerca si propone di fornire, in una nuova ottica, una ricostruzione accurata delle coordinate canonistiche della rinuncia del pontefice (si veda P. G. CARON, La rinuncia all'ufficio ecclesiastico nella storia del diritto canonico dall'età apostolica alla riforma cattolica,Vita e Pensiero, Milano,1946), contemplata nel can. 332 §2 del CodexIuris Canonici per la Chiesa latina e nel can. 44 § 2 del CodexCanonumEcclesiarumOrientalium, oltre che nelle norme racchiuse nella Costituzione Apostolica in vigore sulla vacanza della Sede Apostolica e sull'elezione del romano pontefice Universi domini gregis del 1996 (cfr. J. ARROBA CONDE, Aspetti canonici di un raro caso di sede vacante, in Diritto e religioni,n. 2-2013,pp.359-365; G. GHIRLANDA, Accettazione della legittima elezione e consacrazione episcopale del Romano Pontefice secondo la Cost. Ap. Universi dominici gregis di Giovanni Paolo II, in Periodica, LXXXVI,1997,pp.615-657).La ricerca vuole offrire dati utili per inquadrare la rinuncia pontificia all'interno del complesso sistema delle dinamiche potestative nella Chiesa tra potere d'ordine e potere di giurisdizione (cfr. G. FERRARO, L'essenza sacramentale del primato romano. Relazioni tra primato e ordinazione episcopale. A proposito della elezione del vescovo di Roma, in Primato Pontificio ed episcopato. Dal primo millennio al Concilio Ecumenico Vaticano II. Studi in onore dell'Arcivescovo Agostino Marchetto, a cura di J. EHRET, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2013, pp. 341-360), incentrando poi la disamina sulla causa della renuntiatio dal punto di vista giuridico: elemento su cui si è notevolmente equivocato e frainteso, riconducendola esclusivamente all¿anzianità e conducendo a proposte inaccettabili nello ius Ecclesiae, come quella di un papato a termine (cfr. J. F. GOUDOT, Benoit XVI: quels modéles pour une renonciation?, in Nouvelle revue théologique, CXXXVI,2014,pp.54-72).
Proposito della ricerca sarà, altresì, quello di offrire inediti spunti di riflessione ed approfondimento sul tema del perfezionamento dell¿atto, sulla libertà nonché sulla ricettizietà ed efficacia della rinuncia, per poi inoltrarsi su un profilo che, attesa la straordinarietà dell¿accadimento, risulta essere quello maggiormente dibattuto da parte della canonistica: il profilo dello status del pontefice che ha rinunciato, a partire dalla qualifica ad esso spettante. Verrà evidenziato il peso specifico che tali problematiche rivestono per l'intero assetto costituzionale della Chiesa, nonché l'intima e imprescindibile connessione che esse possiedono con la definizione dell'essenza stessa del ministero petrino e con un eventuale ripensamento della sua forma, già auspicato da Giovanni Paolo II, con l'obiettivo di pervenire ad una sintesi che sia in grado di armonizzare le conquiste dottrinali del passato con l'approfondimento del significato del primato petrino e delle sue forme future di esercizio, cosicché il necessario recupero della dimensione sacramentale della Chiesa non si risolva in un¿infruttuosa e deleteria contrapposizione tra la Chiesa-sacramento e la Chiesa-istituzione. Questioni particolarmente rilevanti, dunque, alle quali non ha corrisposto, finora, un'adeguata riflessione dottrinale e che verranno indagate reinterpretando i dati storici e gli interrogativi attuali alla luce della teologia e del diritto canonico. Inoltre, l'argomento indurrà ad affrontare, in prospettiva de iure condendo, un'ulteriore problematica per la quale è urgente una riflessione dottrinale e una specifica disciplina normativa: si tratta di congegnare e predisporre una procedura da attivarsi nell'ipotesi di un pontefice che, per malattia o altre ragioni, pur rimanendo in vita, non è più capace di intendere e di volere (cfr. J. MINAMBRES, Sede Apostòlica vacante e impedida, in Diccionario general de derechocanònico, VII, Aranzadi, Univ. de Navarra,2012,pp.213-214). La premessa di tale indagine si radica nella storia dei pontificati del XX secolo, nei quali più volte si è posto il quesito della regolazione di un'eventuale sede impedita con la possibilità di un transito verso la sede vacante. Infine, prendendo spunto dalla critica di alcune recenti tesi dottrinali sulla rinuncia di Benedetto XVI, la ricerca si propone di ricondurre l'intera tematica nella cornice di un'equilibrata ecclesiologia, nutrita di corretti fondamenti teologici e di precise coordinate giuridiche. (cfr. C. CARDIA, Universalità della funzione petrina. Ipotesi ricostruttive, in Ius Ecclesiae,23,2011, pp.33-56).